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Cronache
Coronavirus: la sanatoria migranti non decolla, solo 10 mila le domande valide

Coronavirus: la sanatoria migranti non decolla, solo 10 mila le domande valide

Il Coronavirus in Italia non è ancora stato sconfitto. L'emergenza sembra però alle spalle, il Paese è ripartito, anche nel settore agricolo, dove a causa del lockdown il governo aveva accelerato per la sanatoria dei migranti irregolari, fortemente voluta dalla ministra dell'agricoltura Teresa Bellanova, in modo che potessero aiutare un settore in crisi con la loro manodopera nei campi. Ma i numeri, stando a quanto si le Legge su Repubblica, svelano che il provvedimento fin qui non ha inciso. Il provvedimento di emersione del lavoro nero varato dal governo (ma solo per i settori dell’agricoltura, pesca, zootecnia e della cura della persona) non sembra essere partito con il piede giusto: meno di 10.000 le domande registrate nei primi cinque giorni, anche se ci sono stati 60.000 accessi alla piattaforma per informazioni.

Chi ha fiutato l'affare, invece, è stato il racket che ha fatto lievitare i prezzi: da 3 a 5.000 euro per un contratto di lavoro falso, da badante a chi fa il manovale, da colf a chi lava i piatti in un ristorante. Un escamotage che vale il permesso di soggiorno a chi è rimasto fuori dalla sanatoria, almeno la metà dei 600.000 immigrati irregolari che vivono in Italia, di certo tutti quelli che lavorano nell’edilizia, nella logistica, nel turismo, nel terziario.

Aboubakar Soumahoro, coordinatore nazionale del settore agricolo dell’Usb e leader delle battaglie dei braccianti, va giù pesante: "Non funzionerà. I nostri sportelli nei campi ci dicono che su 100 lavoratori, 90 non riusciranno ad usufruire di questa regolarizzazione. I datori di lavoro non intendono farlo perché, soprattutto in questo momento di crisi, è troppo costoso e poi ci sono migliaia di lavoratori fuori gioco perché i loro permessi di soggiorno sono scaduti prima della data prevista del 31 ottobre 2019. C’è ancora da fare un enorme lavoro di alfabetizzazione: c’è un’enorme fetta di lavoratori che non conoscono i loro diritti, anche italiani".

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