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Cronache
Coronavirus: spostamenti tra Regioni dal 18 maggio, ma deciderà l'indice R0
(fonte Lapresse)

Coronavirus: spostamenti tra Regioni dal 18 maggio, ma deciderà l'indice R0

Il Coronavirus continua a farla da padrone in Italia. Tutto ruota intorno a questa pandemia, che tiene paralizzato il mondo da mesi. Il governo ha definito i paletti per tentare di ripartire, la famosa "fase 2", ma non sarà facile da mettere in pratica. Sono troppe le variabili che incideranno sulle aperture e le chiusure. Grande autonomia - si legge sul Corriere della Sera - verrà data alle Regioni, in base a determinati criteri, primo tra tutti l'indice R0 di contagi, verrà stabilito chi potrà entrare e chi no da fuori. Una cosa sembra certa, le vacanze se ci saranno avverranno solo in Italia, esclusa la possibilità di viaggi all'estero.

Nel provvedimento vengono fissati criteri e parametri che dovranno essere rispettati dalle Regioni per tenere in attività le aziende e programmare le ulteriori aperture di negozi e locali. Linee guida che dunque varranno anche per il turismo. E dovranno tenere conto della capacità ricettiva delle località, paragonando il numero di abitanti durante l’inverno e quello previsto con l’arrivo di turisti e vacanzieri. I due criteri Gli indicatori che bisognerà rispettare sono sostanzialmente due: la curva epidemica misurata attraverso l’indice di contagio R0 e la capacità di accoglienza delle strutture sanitarie, in particolare le terapie intensive. Soltanto se ci saranno condizioni ottimali si potrà autorizzare l’ingresso nella Regione di non residenti. Ma su questo l’ultima parola spetterà naturalmente ai governatori che potranno decidere — anche di fronte ad aperture stabilite dal Consiglio dei ministri di chiudere i propri confini e impedire l’ingresso ai non residenti. Esattamente come è accaduto quando si è deciso il lockdown e alcuni presidenti di Regioni del sud hanno firmato ordinanza per impedire il rientro dal nord.

Nel Dpcm - prosegue il Corriere - viene indicato il percorso per garantire lo svolgimento delle attività produttive in condizioni di sicurezza. E dunque si affida alle Regioni il compito di «monitorare con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e, in relazione a tale andamento, le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale. I dati del monitoraggio sono comunicati giornalmente dalle Regioni al ministero della Salute, all’Istituto superiore di sanità e al comitato tecnico scientifico. Nei casi in cui dal monitoraggio emerga un aggravamento del rischio sanitario, il presidente della Regione propone tempestivamente al ministero della Salute le misure restrittive necessarie e urgenti per le attività produttive». Dunque la chiusura. Se invece l’indice di R0 continua ad essere buono prosegue il percorso «lento e graduale» che porta verso la libertà totale.

Sono cinque - secondo quanto riporta il Corriere - gli indicatori che consentono di stabilire se la Regione è in linea con i parametri: «Stabilità di trasmissione del virus; servizi sanitari non sovraccarichi; attività di readiness (dunque essere preparati a intervenire se c’è rischio); abilità di testare tempestivamente tutti i casi sospetti; possibilità di garantire adeguate risorse per contact-tracing (monitoraggio dei “positivi”); isolamento e quarantena». Chi non possiede questi requisiti torna alla «fase 1» e dunque è escluso che possa tenere aperte le strutture turistiche e tantomeno accettare l’arrivo di persone non residenti.

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