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Cronache
Covid, Contri: "Emergenza non anticipata.Sanità, ritardo culturale al vertice"

In attesa della fase dell’agognato ritorno alla normalità, non si placano discussioni e polemiche sulla complessiva gestione della pandemia da Covid 19. Torniamo a sollecitare il punto di vista del prof. Alberto Contri, docente di comunicazione sociale all’Università IULM, sempre molto presente sui social con osservazioni molto puntuali dettate da una poco praticata visione d’insieme.

C’è stata qualche novità sul fronte della comunicazione?
"Abbiamo visto finalmente uno spot ben fatto dalla Regione Veneto, che però ha suscitato moltissime critiche perché ritenuto troppo terroristico (https://www.youtube.com/watch?v=2jc25B7sBiM). Secondo me invece rispondeva perfettamente all’obiettivo di mettere in guardia dalle movide troppo affollate e dagli incontri troppo ravvicinati. Ma penso che chi lo ha criticato ce l’avesse in realtà con le restrizioni che non si ritengono aderenti alla realtà. E penso che abbiano pure una parte di ragione, in quanto chi ci riflette si rende conto che complessivamente si è sempre affrontato la questione dalla coda piuttosto che dalla testa".

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Che significa?
"Significa che nonostante i Comitati Scientifici non si è fatto che inseguire l’emergenza invece di anticiparla: ed era possibile, grazie all’esperienza cinese, alla letteratura a disposizione, e agli ottimi clinici che abbiamo ovunque. Ma la danza l’hanno gestita i virologi, che a detta della classe medica in generale non hanno esperienza clinica sul campo e non vedono mai autopsie. Così ci si è precipitati a potenziare terapie Intensive e ad acquistare respiratori  – fatto certamente necessario al momento– ma si continua a farlo anche quando i reparti si sono svuotati e dopo che si è scoperto che la polmonite è un danno difficilmente rimediabile susseguente alla trombosi dei microvasi polmonari. Scoperta fatta dai clinici sul campo, mentre i virologi hanno continuato a parlare solo di vaccino e di ventilazione polmonare. Stessa cosa è avvenuta per la terapia con il plasma dei guariti, addirittura snobbata dai virologi televisivi, mentre sta venendo applicata con successo in tutto il mondo. Si è dovuto persino muovere il Presidente della Repubblica perché le venisse prestata la dovuta attenzione".

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Secondo lei c’è stato una sorta di ritardo culturale ai vertici della Sanità che ha creato problemi operativi?
"Temo di sì. E lo affermo riportando la voce di chi sta sul campo di battaglia ogni giorno. Ha affermato Vincenzo Cennamo, che è  direttore dell’Unità operativa complessa di Gastroenterologia ed Endoscopia dell’Ausl di Bologna, noto anche per aver pubblicato sul Corriere della Sera una pungente lettera al coronavirus. “Penso che sia molto importante investire nella condivisione e comunicazione dei dati clinici. Nel caso del coronavirus l’allarme dato sui social dall’esperienza di medici sul campo (il primo fu un oculista) è stato ignorato dall’apparato ufficiale e invece ascoltato ad esempio da Taiwan....con i risultati che tutti sappiamo. E’ triste pensare che un virus che si trasmette a distanza di un metro si sia dimostrato più veloce delle nostre telecomunicazioni. Abbiamo reso più veloci i trasporti dei corpi ma non quelli delle idee. Avemmo potuto battere il virus con una comunicazione virale sanitaria e creare una PandeMedia che avrebbe evitato la Pandemia.

Ci sono tuttora problemi con kit per i medici, tamponi, reagenti…
"Beh, questo fatto ha davvero dell’incredibile. Tutti abbiamo letto che il Governo disponeva di un piano segreto su una possibile pandemia, ma ha lasciato passare molto tempo prima di attivarsi adeguatamente, e sempre inseguendo l’emergenza dei numeri, creando un allarmismo che secondo molti era ed è sospetto quando ha posto e continua a porre ogni speranza in un vaccino di là da venire. A proposito di comunicazione, vorrei ricordare che solo alcuni giorni fa il Commissario Straordinario Arcuri ha dichiarato: “Sono già arrivate le mascherine…” (ha detto proprio già, dopo mesi di attesa) e anche “i reagenti sono difficili da trovare”. Ma, di grazia, mi viene da eccepire, è proprio il Commissario straordinario che dovrebbe fare cose straordinarie, alla burocrazia ordinaria c’è già chi ci pensa e fin troppo bene. Per non parlare della insopportabile spocchia con cui aggredisce chiunque osi sollevare una minima critica sui pasticci intorno alle mascherine. Ma è meglio lasciar perdere: questa è la cultura gestionale che ci viene attualmente ammannita, e speriamo si possa presto voltare pagina".

Voglia di parlare di politica?
"Dipende. Per i greci politichè tekne era l’arte di vivere insieme e di gestire la cosa pubblica. Per farlo ci vogliono uomini con solida preparazione e con un particolare senso civico. Ma oggi mancano i requisiti minimi: se Fofò Dj e un pur bravo venditore di bibite fanno i ministri di importanti dicasteri, che ti vuoi aspettare? Io ritengo che fare il ministro sia molto più difficile che fare l’AD di una grande impresa, ruolo per il quale oltre alla laurea servono almeno un paio di master e qualche anno di esperienza internazionale. Mi sono spiegato? Qui, nel migliore dei casi abbiamo un laureato in Scienze politiche che fa il Ministro della Sanità, a cui qualcuno ha messo in testa che dovremo tenerci le mascherine fino all’arrivo di un vaccino. In proposito mi piace citare un altro illustre scienziato come Luciano Gattinoni che è stato presidente della Società mondiale della Terapia Intensiva: “Un’epidemia richiede competenze diverse, non soltanto quella dei virologi. Quel che serve è più collaborazione tra medici di base e gli ospedali”. Notevole quello che ha detto a proposito dello stato di emergenza: “A me è sembrato piuttosto uno stato di pochezza e di mancanza di visione. Inoltre si è trattato di una tragedia che ha offerto spunti umoristici per un’enciclopedia. E i congiunti affini? E i 21 misteriosi parametri regionali per la riapertura? Che cosa vuol dire aprire con prudenza? Se vogliamo il rischio zero dobbiamo blindarci in eterno…” (La Verità, 30-5-2020).

Anche la Corte dei Conti non è stata tenera quando ha parlato di “popolazione italiana lasciata senza protezioni adeguate”...
"Vedete che il problema va affrontato dalla testa? Dopo che si è scoperto che intervenendo precocemente l’infezione da Covid 19 si può curare a casa, diventa fondamentale il ruolo del medico di base, il suo rapporto con l’ospedale (come sostiene il dr. Cennamo) e anche la sua formazione. E che possa anche disporre dei kit di protezione (il mio medico ne ha ricevuto uno soltanto due giorni fa!). E lì che ora occorre intervenire con un approccio che rivoluzioni una professione che era diventata troppo spesso quella di meri dispensatori di ricette. Un compito da far tremare le vene dei polsi, altro che spendere un po’ di milioni in altre terapie intensive…".

Ma il direttore dell’Istituto Superiore di Sanità, dr. Brusaferro, ha sostenuto che in autunno ci sarà una seconda ondata…
"Mi piacerebbe sapere su che basi si fa una affermazione del genere. Se è per questo è certo che ci sarà anche una nuova ondata di influenza, e allora? Ci sia permesso di essere scettici: sono stati ridicolizzati i clinici di esperienza come il Dr. Zangrillo, e altri che avevano affermato che dopo 70 giorni il virus sarebbe diventato molto meno pericoloso, come puntualmente sta avvenendo. Abbiamo visto tutti una puntata di Report (programma del Servizio Pubblico) da cui abbiamo appreso che l’OMS è sostanzialmente manipolata da privati, e quindi destituita di ogni credibilità. Siamo poi costretti a vedere da Fazio un virologo buono per tutte le stagioni che pontifica e promuove il suo libro. Il prof. Gattinoni non è tenero nemmeno con la simpatica e degnissima Ilaria Capua: “Vedo che una collega laureata in veterinaria si spinge a dire come sarà il dopo, pronunciandosi sulla convivenza con il virus. Personalmente sto attento a limitare i miei interventi a ciò che conosco”.

Anche lei è uscita con il suo bravo libro…
"Si vede che è una tentazione irresistibile, come quella delle apparizioni televisive, specie se sono rimborsate. Ho già notato che in previsione di un ritorno alla normalità molti dei virologi televisivi più gettonati stanno diventando un po’ nervosi, e continuano a disegnare un futuro con tinte fosche, forse per essere ancora interpellati…Honni soit qui mal y pense…Ho fatto per 4 anni il consigliere della RAI, conosco bene l’argomento, e studio ancora oggi il virus dell’apparizione televisiva: quando ti acchiappa non ti molla più! Nel complesso la situazione, come diceva Flaiano, “è grave ma non seria”. Ma se vogliamo risollevare il paese dal baratro in cui sta precipitando, temo ci voglia una vera e propria rivoluzione, che riporti la competenza al primo posto in ogni campo. E con una capacità di visione e di approccio interdisciplinare finora del tutto trascurata".

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