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Cronache
Crollo ponte Morandi di Genova, il pm: "Il processo rischia di non finire mai"

Ponte Genova: pm, con numeri del genere processo senza fine

"Milleduecentoventotto testi (tra accusa, difesa e parti civili, ndr), con 59 imputati e parti civili, con un potenziale di quasi 150 mila tra esami e contro esami. Con questi numeri questo processo non si può fare, non avrà fine diversa da quella che sopraggiunge per l'estinzione dei reati". Lo ha detto il pm Massimo Terrile, che rappresenta l'accusa insieme al collega Walter Cotugno, nel maxi processo per il crollo di Ponte Morandi.

Il magistrato stamane, nella prima udienza dopo la pausa estiva, si è detto favorevole all'eliminazione di Aspi e Spea come responsabili civili (e contrario all'ammissione di nuove parti civili, ndr), motivando la posizione alla luce dei numeri presentati, "con approccio pragmatico che non contrasta con le norme processuali, volto a snellire il procedimento", che deve avere come "obiettivo primario" la valutazione e il pronunciamento di colpevolezza o innocenza degli imputati, e non "liquidare i danni alle parti danneggiate".

Parti che, ha evidenziato Terrile, "sono potenzialmente illimitate. È ragionevole un processo così?" ha chiesto il pm, aggiungendo che auspica "l'interesse a supportare la parte pubblica nel dimostrare la responsabilità degli imputati". Per quanto riguarda il numero dei testi, il pm ha precisato che non si fa riferimento "ai testi dedotti da pm e difese, su cui spetterà al tribunale di valutare se ci sono sovranbondanze". Con questa posizione il magistrato ha aggiunto di non voler "sminuire il danno patito dalle parti danneggiate, ma non è il processo penale" la sede in cui trattare queste posizioni

 


Ponte Genova: si decide su responsabilità civile Aspi e Spea


Prima udienza stamane, martedì 13 settembre, dopo la pausa estiva del processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018 con 43 vittime). L’udienza di ieri era stata rinviata per lo sciopero degli avvocati contro le carenze di organico del tribunale di Genova. Il calendario prevede tre udienze alla settimana ogni lunedì, martedì e mercoledì, almeno fino alla fine dell’anno. Stamane gli avvocati di Autostrade per l’Italia e Spea hanno ribadito ai giudici come le due società non debbano essere chiamate in causa come responsabili civili e dunque non pagare gli eventuali risarcimenti decisi dai giudici. Punto sul quale si sono espressi favorevolmente anche i pm. Si tratta di una questione già sollevata in udienza preliminare e il gup aveva però respinto. Le parti civili si dicono invece contrarie all'esclusione delle società. Si attende ora la decisione dei giudici.

I parenti delle vittime: "Siamo preoccupati"

"L'eventuale esclusione della responsabilità civile di Aspi e Spea dal processo non ci fa ovviamente piacere. Ma capiamo le motivazioni tecniche processuali. Quel che davvero ci preoccupa è l'abnorme numero di parti coinvolte che allungherebbe in maniera inaccettabile i tempi. Speriamo si possa sfoltire un pò". Così Egle Possetti, portavoce del comitato Ricordo vittime ponte Morandi, che riunisce i parenti delle persone decedute nel disastro. Il comitato aveva chiesto l'ammissione come parte civile, respinta in udienza preliminare perché il comitato non era stato costituito - per ovvie ragioni - prima del crollo. "Auspichiamo stavolta nell'ammissione, perché è logico che non potessimo essere presenti già prima della tragedia - ha evidenziato Possetti - mentre ci auguriamo che siano esclusi altri che potranno invece avere ristoro in sede civile". 

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