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Cronache
Dai PFAS al TFA, nuova minaccia per la salute nell'acqua minerale e del rubinetto

Il TFA o acido trifluoroacetico è una sostanza che nasce dalla degradazione dei PFAS e di cui ancora non si conoscono i rischi

Le sostanze perfluoro alchiliche o PFAS sono in grado di contaminare le acque sotterranee e di conseguenza entrare nella catena alimentare creando seri rischi per la salute. Questi prodotti di origine industriale sono già pericolosi di per sé ma come riporta ilfattoalimentare.it ora si è scoperto che possono essere la causa di una ulteriore sostanza potenzialmente dannosa chiamata acido trifluoroacetico o TFA. Quest'ultima infatti nasce dalla degradazione del PFAS e rientra quindi nella categoria degli "inquinanti eterni".

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La Pesticide Action Network (Pan Europe) ha analizzato 55 campioni di acqua potabile di 11 Paesi (Italia esclusa) e ha riscontrato una presenza di TFA superiore al 94%. La concentrazione variava da 20 a 4.100 nanogrammi per litro (ng/l), per una media di 740 ng/l. Una precedente indagine aveva rilevato una media di 1.220 ng/l nelle acque di fiumi e laghi. Se si considerano invece le acque minerali, le percentuali sono sostanzialmente sovrapponibili. Le concentrazioni medie di TFA sono di circa 278 ng/l.

L'aspetto più preoccupante sta però nel fatto che il TFA si forma sulla base di diversi PFAS e quello derivato da pesticidi e dai gas fluorurati si trova praticamente in tutte le acque. Nonostante questo non ci sono molti studi che indagano i rischi per la salute di queste sostanze e soprattutto non è stato fissato un limite massimo di concentrazione.

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Nel 2026 la situazione potrebbe cambiare quando verrà introdotto in Europa un limite di PFAS totali di 500 ng/l. In questo caso la metà delle acque di rubinetto sarebbe fuori norma. Si ritiene che l'acido trifluoroacetico possa avere effetti negativi sul sistema riproduttivo esattamente come i PFAS. La conferma arriva da uno studio di Bayer sulla tossicità del TFA nei conigli.

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"Da una prospettiva legale, il TFA è stato e rimane finora una sostanza chimica ‘invisibile’. - ha dichiarato Sara Johansson, Senior Policy Officer per la prevenzione dell’inquinamento idrico presso lo European Environmental Bureau (EEB) - La mancanza di standard di qualità per le acque sotterranee o superficiali e l’assenza di un limite TFA per l’acqua potabile hanno portato a una contaminazione chimica diffusa che è passata inosservata. Con l’aggiornamento degli standard di inquinamento idrico regolamentati dalla Direttiva quadro sulle acque, questo potrebbe cambiare: le istituzioni europee hanno ora l’opportunità di stabilire il percorso per la protezione delle acque, lo devono ai loro cittadini. Le persone hanno diritto a un’acqua sana".

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