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Cronache
Death diving: a Venezia l'ultimo folle trend: si fa a gara per crepare

Venezia, quel tuffo aprendo le braccia ad “X” si chiama death diving. Una gara nata in Norvegia e per la quale ci si allena tutto l’anno. E’ caccia all’uomo

E’ l’atterraggio in acqua ad aver fatto accendere la lampadina. Anche se è stato poco notato. In realtà è una gara.

E’ diventato virale il video del ragazzo che si lancia in un canale di Venezia dal cornicione di un palazzo, una ventina di metri d’altezza. Siamo su Rio Novo, in campo San Pantalon, l’acqua in quel tratto non è molto alta ma l’uomo, ripreso da un sodale è “atterrato” aprendo le braccia ad “X” e dando una sonora panciata alla superficie. In realtà chiudendosi a palla di cannone all’ultimo istante. Non è un’errore: quel modo di tuffarsi fa parte di una gara estrema, un folle trend che si sta diffondendo tra i giovani in Europa, e per la quale ci si allena tutto l’anno.

A meno che non abbiate vissuto in Norvegia, Paese dove nasce, non avrete mai sentito parlare di Death Diving o Dødsing. Død nelle lingue scandinave vuol dire morte.

La “performance” consiste in una prova in cui le persone saltano da un’altezza sempre più grande, atterrando in acqua con le braccia e le gambe distese ad "X", cercando di mantenere la posizione il più a lungo possibile prima di colpire la superficie.

Niente a che fare con la città lagunare, nella quale probabilmente questi atleti neanche lontanamente si sognerebbero di tuffarsi. Ma ad oggi, il record mondiale maschile di death diving è dell’atleta norvegese Ken Stornes, con tuffo da 31,3 metri, mentre quello femminile  appartiene a Asbjorg Nesje con un tuffo da 24,8 metri.

GUARDA IL VIDEO del Death Diving

Ecco cosa dice Nesje dello sport: “Fa male? Sì. I tuffi mortali sono davvero uno schiaffo, specialmente dalle altezze maggiori. Ma non provoca ferite, e se fatto bene è in realtà un modo molto sicuro per entrare in acqua”. Conclude con una nota positiva: “Posso testare i miei limiti e sentirmi così viva!”

E’ uno sport estremo che non è rimasto in Norvegia e che viene eseguito anche in acque libere, scogliere, fiordi, spesso tra ghiaccio e neve. Ma non si era ancora vista una cosa del genere sullo stile ripreso a Venezia. Dal 2008 gli appassionati si recano in Norvegia dove lo “spettacolo” avviene in alcune piscine specializzate o in spazi “liberi”.

I tuffi vengono giudicati in base a velocità di esecuzione, tempo che si resta nell’aria prima dell’atterraggio, complessità della figura, tempo di apertura ad “X”, chiusura e splash. E’ uno sport doloroso, per il tipo di atterraggio ed è anche una estrema gara a simulare un flop, un errore nel tuffo.

I commenti dei molti che hanno visto il video, oltre a condannare il gesto, tuffarsi in un canale di Venezia, si sono concentrati proprio sulla cosiddetta “panciata” data dal tuffatore, irridendola e non comprendendo trattarsi di uno stile di gara, per quanto folle possa apparire.

Intanto è partita la caccia all’uomo ma potrebbe probabilmente trattarsi di uno straniero che ha già superato il confine. Uno dei problemi è che non risulta semplicissimo individuare il soggetto vista che il gesto non desta una gravità tale da smuovere apparati specializzati.

Da giorni sono pubbliche le parole di dura condanna del governatore Luca Zaia e del sindaco Luigi Brugnaro: "A questo soggetto bisognerebbe dare un certificato di stupidità e un bel sacco di pedate. Stiamo cercando di identificarlo, per denunciarlo. Lui e il suo compare sotto che faceva il video cretino per i social”.

 

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