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Cronache
È morto a 59 anni Luca Di Meo, tra gli autori del bestseller mondiale “Q”

Dopo una lunga malattia ci ha lasciati Luca 

“Luca non c’è più”, è il messaggio dei carissimi amici che lo hanno seguito fino alla fine e che mi hanno comunicato della perdita domenica mattina. Dopo un avvenimento del genere, per quanto aspettato, resti immobile sperando irrealmente che nessuno dia la notizia, trasformando la morte di un amico in un fatto di cronaca tra i tanti. 

Combattere la vita ed esserne follemente innamorati, avere doti per realizzare qualsiasi impresa e rifiutarsi di accettarne i compromessi, avere mezzi incalcolabili e nessuna voglia di sottometterli alla società dello spettacolo e dei consumi. Luca Di Meo era questo, 59 anni, scrittore, comunicatore, intellettuale, attivista politico, sceneggiatore. E’ morto nel suo appartamento mentre un amico cercava di aiutarlo a superare una delle tante crisi di dolore che lo hanno accompagnato in un percorso difficilissimo che ha spezzato la sua vita e il cuore di chi lo ha amato. E non sono pochi quelli che stanno tornando a Bologna per un ultimo saluto che si terrà, in Certosa alla Sala Laica, mercoledì 2 agosto dalle 10,30 alle 11,30 e dalle 11.45 alle 12.30 nella Sala del Commiato a Borgo Panigale.

Nato a Napoli nel 1964, si è trasferito a Bologna alla fine degli anni ‘80 quando la città era ancora una fucina culturale di potenza almeno europea. 

Luca è stato prima di tutto un oratore spettacolare, con un carisma tale da ipnotizzare una platea di qualsiasi età e riuscendo a farlo su qualunque argomento.

Per un breve periodo qualcuno lo ha conosciuto sotto la bandiera del collettivo di scrittori Luther Blissett Project e come Wu Ming 3, grazie alla pubblicazione di libri come “Q” (Einaudi editore), alla cosceneggiatura del film “Lavorare con lentezza” (regia di Guido Chiesa) o al progetto Fútbologia, dentro le simbologie profonde del calcio.

Ma le quattro righe che leggerete in questi giorni sui giornali non riusciranno neanche a scalfire la complessità dell’uomo, libri o non libri venduti a livello mondiale: carriera e vanità per Luca non avevano davvero alcun valore. Chi ha avuto il piacere della sua compagnia ha imparato ad apprezzarlo per la brillantezza interlocutoria, per la profondità di analisi e per l’umanità. Ma sapeva di essere profondamente contraddittorio e neanche un “santo”, però come diceva lui se non affronti i tuoi mostri hai perso prima di cominciare. Forse è stata questa la parte della sua vita più dolorosa con cui ha fatto più i conti negli ultimi anni, chiudendosi poi nel lungo travaglio della malattia. 

Luca era un mondo immenso, un intellettuale di riferimento per il movimento No Global negli anni 2000 che non si tirava indietro tanto davanti ad uno scontro di strada o una manifestazione quanto ad uno scambio su terreni ideali. Ricordo quando ai primordi del successo con Roberto Saviano vi cercavate per confrontarvi su Napoli. Così come le lotte politiche degli anni ‘90, di cui anni dopo mi dicevi “abbiamo sbagliato tutto… ma quanto coraggio avevamo, credevamo di non meritare niente”, che hanno segnato una generazione di italiani e dove tu sicuramente eri una delle menti più brillanti. 

Ricorderò sempre i tuoi occhi luccicanti, pieni di passione e vitalità a giocare a calcetto sul cemento sconnesso di piazza Verdi a Bologna e subito dopo infervorarti davanti a una birra a discorrere di ricerche negli archivi vaticani o a parlare dell’ermeneutica in Umberto Eco. Alto e basso, il sublime e il fango, il rigore e la polvere, questo era Luca e ne viveva il travaglio anche dentro se stesso. Sporcarsi le mani con la realtà e non sentirsi puri a priori in politica come nella vita, confrontarsi e misurarsi con le cose, mostrando la propria cifra, sapendo leggere la realtà senza stupide ideologie.

Ci mancherai davvero tanto, con la tua forza, con il tuo coraggio, anche con la tua voglia di poltrire nel lato oscuro della vita e tutto ciò che questo porta con sé. Ciao Luca

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