Cronache

Filippo Turetta e i privilegi in carcere: libri di suo gradimento e favori

Di Giuseppe Vatinno

Filippo Turetta è internato nel carcere di Montorio a Verona, un istituto “difficile”, dove nelle ultime due settimane si sono verificati ben tre suicidi.

I privilegi di Filippo Turetta in carcere

Chiariamo subito un punto. Alcuni articoli che abbiamo pubblicato in questi giorni, ed in particolare su Elena Cecchettin, la sorella della povera Giulia hanno prodotto una forte reazione emotiva nell’opinione pubblica ma addirittura nella stessa Elena che ieri su Instagram ne ha citato specificatamente uno dicendo che si trattava di “complottismo”.

L’articolo, riportato artatamente solo nel titolo, riguarda l’opportunità da parte sua di aver caricato e soprattutto tenuto, l’immagine di un sanguinario serial killer che nel film cerca di uccidere a coltellate la sua ragazza. Nessuna teoria del complotto –che è ben alta cosa- ma solo considerazioni appunto di opportunità.

Detto questo, l’obiettivo è quello di fermare i femminicidi ma anche di punire il colpevole.

Infatti, gli stessi che contrastano qualsiasi considerazione su Elena Cecchettin poi sono gli stessi che fanno i “buonisti” con l’assassino, reo confesso.

Filippo Turetta è internato nel carcere di Montorio a Verona. Un carcere “difficile”, dove nelle ultime due settimane si sono verificati ben tre suicidi.

E da quando è arrivato Turetta gli altri detenuti hanno protestato perché l’eccessiva attenzione mediatica su di lui sta danneggiando la vita stessa del carcere. I colloqui con gli avvocati sono molto più difficili per motivi logistici e i detenuti sono meno seguiti del solito.

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La compagna di un detenuto si è sfogata con Il Fatto Quotidiano: “Allora in carcere sono tutti concentrati sul… di Giulia (scusa ma mi viene schifo a chiamarlo per nome). Ieri mattina gli avvocati dei detenuti hanno fatto fatica ad incontrare i propri assistiti per colpa dei giornalisti e fotografi che hanno assalito il carcere. I ragazzi dentro sono seguiti meno del solito, perché come ha detto un brigadiere al mio compagno, ‘Adesso bisogna pensare al nuovo arrivato Vip!’. Che schifo sono sempre più schifata. Stamattina ha il permesso di incontrare i genitori, nonostante non sia giorno di colloqui.  Per la sua sezione, i ragazzi dentro devono avere il permesso della direttrice anche per respirare ormai, e questo, dopo solo due giorni, ha già libri da leggere e colloquio con i genitori. Ti sembra corretto?”.

Ed infatti questo trattamento non ci sembra affatto corretto, ma evidentemente privilegiato. Ma non è finita qui. Filippo ha chiesto due libri da leggere ed è stato subito accontentato (non per tutti è così): "La figlia del capitano" di Aleksandr Puškin e un giallo di Agata Christie.

Il primo narra, guarda caso, di un amore contrastato tra due giovani e l’altro, appunto un giallo. Anche qui una scelta strana. Perché proprio un giallo? È una scelta libera oppure suggeritagli? Si tratta di complottismo? Non credo, ma di nuovo di opportunità.

Su Facebook si sono creati addirittura gruppi dal titolo “Le bambine di Turetta” che danno il segno della stupidità che aleggia sui social ed aveva ragione Umberto Eco che disse che ormai il cretino del paese che faceva danni solo nei bar si è trasferito ora su Internet.

Passiamo ora alla strategia processuale. È evidente che per evitare l’ergastolo si punti a non far scattare le aggravanti tra cui la premeditazione ma anche la crudeltà. E poi se fosse riconosciuta la seminfermità mentale ci sarebbe uno sconto di pena.

Invece Turetta deve avere l’ergastolo, possibilmente ostativo. Infatti è un reo confesso che potrebbe cercare di farsi passare per “pazzo” (così i legali dei Cecchettin) e magari sul giallo di Agata Christie che ha avuto c’è pure qualche indicazione.

In Italia sono anni che chi delinque poi la fa franca. Basti pensare solo al caso delle borseggiatrici in metro ma anche all’assassino rimandato a casa perché “ciccione”, oppure al killer del circeo Angelo Izzo che dopo l’efferato omicidio fu scarcerato solo per uccidere nuovamente altre due donne.

Però qui sorge una contraddizione. Gli stessi supporter critici di Elena Cecchettin sono poi gli stessi che fanno i buonisti e sono contro gli inasprimenti delle pene voluti dal governo Meloni. E siamo di nuovo alla politica. Infatti la lotta ai femminicidi e alle Giustizia severa non vanno d’accordo. Sembra di riecheggiare la confusione delle femministe che sono contro lo stupro delle donne palestinese ma storcono il naso quando c’è da parlare dello stupro subito dalle donne ebree.