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Cronache
Fino a 3 anni di carcere per chi offende insegnanti, medici, postini, vigili

Non provateci nemmeno per scherzo a mandare a quel paese gli insegnanti, le guardie ecologiche, i medici o i postini. Il decreto sicurezza bis, voluto dal governo giallo-verde, inasprisce una serie di pene per chi minaccia o ha comportamenti ancora più gravi nei confronti di un pubblico ufficiale.

 

Tutti pensano alle forze dell'ordine quando parliamo di pubblici ufficiali ma in realtà fanno parte di questa categoria anche i medici che lavorano con le Asl, gli ospedali pubblici e quelli di famiglia, gli insegnanti delle scuole, i notai, i vigili urbani, i tecnici periti, i curatori fallimentari, gli assistenti sociali durante alcune funzioni di servizio, gli amministratori pubblici (sindaci, assessori e consiglieri), i controllori dei biglietti di Trenitalia, gli addetti alla viabilità, i dipendenti dell'Agenzia delle entrate, gli impiegati degli uffici provinciali del lavoro addetti alle graduatorie del collocamento obbligatorio, gli ufficiali giudiziari, i controllori dei mezzi pubblici comunali, i titolari di delegazione dell'ACI allo sportello telematico e persino i direttori di ufficio postale, le guardie ecologiche regionali, i dirigenti di uffici tecnici comunali, per non dimenticare i parlamentari.

Mandarli anche solo a quel paese dopo l’introduzione del decreto comporta una sanzione non lieve. Perché la norma recita: “chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato”.

L’inasprimento potrebbe stravolgere i costumi degli italiani, e colpire chi crede che questo tipo di reato sia di lieve entità. Immaginate i bulli a scuola o i possibili genitori aggressivi che perdono la testa nei confronti degli insegnanti. Questi ultimi sono a tutti gli effetti pubblici ufficiali. Come dispone l'art. 357 c.p che contiene la nozione di pubblico ufficiali impiegati della Pubblica amministrazione "che esercitano, permanentemente o temporaneamente, una pubblica funzione, legislativa, amministrativa o giudiziaria".

 

C’è un però che potrebbe sollevare a cose fatte delle contestazioni giuridiche. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto sollevando alcune criticità, come ad esempio quella di considerare né ragionevole né conforme al nostro ordinamento privare il giudice della possibilità di applicare la tenuità dell’atto in relazione a condotte meno offensive. Perché la norma esclude la particolare tenuità del fatto (causa di non punibilità) per i delitti di violenza o minaccia (art. 336 c.p.), di resistenza (art. 337 c.p.) e di oltraggio (art. 341-bis c.p.) commessi ai danni di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni.

 

La legge invece inserisce le circostanze aggravanti che comportano un aumento di pena, introdotta nell'art. 339 c.p. per i reati di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale (art 336 c.p); resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p); violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti (art. 338 c.p) se queste condotte criminose vengono poste in essere durante manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico. E inasprisce le pene previste per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale: "chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l'onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d'ufficio ed a causa o nell'esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione fino a tre anni."

 

Quindi se una persona, in un momento di rabbia, manda a quel paese il vigile che gli segnala la strada sbagliata o il postino per una raccomandata non consegnata scatta immediatamente l'oltraggio a pubblico ufficiale con una pena di minimo sei mesi. E al giudice viene impedito di accertare la cosiddetta lieve entità che porta al non luogo a procedere.

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