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Cronache
Juventus: Fiat, Calciopoli e CR7, che guerra tra Andrea Agnelli e John Ellkann
Andrea Agnelli
Presidente della Juventus

"Calciopoli come esito della guerra familiare? C'è sempre chi ne parla"

 

Quali sono i rapporti tra John Elkann, il procugino Andrea Agnelli e il resto della famiglia? E in che modo c'entra la Juventus? Se ne occupa Gigi Moncalvo, che nel nuovo libro “Agnelli coltelli”, appena uscito per Vallecchi Editore, (756 pagine, 36 euro), torna ad occuparsi della “Royal Family” italiana dopo “I lupi e gli Agnelli” (2009), “Agnelli segreti” (2012) e “I Caracciolo: Storie, misteri e figli segreti di una grande dinastia italiana” (2016).

 

 

 

Gigi Moncalvo racconta i difficili anni successivi alla morte dell'avvocato Gianni Agnelli, avvenuta nel 2003, con John e Andrea spesso in disaccordo sulle scelte da compiere. E anche sulla Juventus, investita dallo scandalo di Calciopoli. “Andrea, come tutto il lato umbertino della dinastia, era contrario alla defenestrazione di Moggi e Giraudo e a tutta l'operazione di presunta pulizia portata avanti dall'altro versante della famiglia, capeggiato dietro le quinte da Gabetti e Grande Stevens, il presidente della Juventus rimasto impunito ai tempo di Calciopoli”, scrive Moncalvo. 

“I gianniani, che sono sempre stati anti-moggiani, assecondano la giubilazione di Moggi e ne accettano le conseguentze – cioè la Juve in serie B per la prima volta nella sua storia – mentre gli umbertiani continuano a difendere Moggi e Giraudo, con cui Andrea Agnelli ha rapporti eccellenti”. E sarà proprio il misconosciuto Moggi, rivela Moncalvo, a suggerire Max Allegri nell'estate del 2014, quando un improvviso litigio con Antonio Conte lascia i bianconeri senza allenatore, proprio alla vigilia del ritiro precampionato. “Ma soprattutto non sono d'accordo con la nuova dirigenza, che accettando la cancellazione di due scudetti smantella quella che alcuni considerano la squadra più forte del mondo e la lascia retrocedere in serie B”.

john elkann, manager più pagati
John Elkann

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Moncalvo riprende un'intervista nella quale Andrea Agnelli spiega a Paolo Madron: “All'epoca Ifil scelse di azzerare la Juventus per poi ripartire. Non condivisi quella scelta, anche perché avevo in mente la dichiarazione che aveva fatto l'Avvocato in occasione di Tangentopoli: 'I miei uomini vanno difesi fino all'ultimo grado di giudizio'. Invece nell'occasione il legale della Juventus disse: 'Mi appello alla clemenza della corte'. Poi, alla luce dell'esito dei processi sportivi, si vide che fu giustizia sommaria”.

La pagina più nera della storia della Juventus ha quindi a che vedere con i dissidi interni agli Agnelli? Moncalvo riprende le parole del giornalista Beppe Di Corrado: “C'è sempre qualcuno che tira fuori l'ipotesi dell'inchiesta di Calciopoli come esito della guerra familiare. Leggenda e mezze verità si sovrappongono, condite dall'ovvio carico di suggestioni che solo il pallone è in grado di creare: a volere il crollo della Juve sarebbe stata quella parte di famiglia e azienda che non aveva digerito la presa di posizione di Andrea sull'equity swap”. Il riferimento è un'intervista rilasciata a Il Foglio nel 2005, nella quale l'ultimo degli Agnelli affermava di non essere d'accordo con le decisioni prese dell'Accomandita (guidata da John Elkann) per riportare la famiglia sopra il 30% dell'azionariato Fiat.

“C'è una parte di Torino e d'Italia che ci crede, ce n'è un'altra che la ritiene solo una fantasia”, prosegue Di Corrado. “C'è che, a volte, il caso vero o quello creato a tavolino alimenta le voci. Così per mesi l'ala elkanniana della famiglia ha lasciato trapelare il prorpio disappunto per un presunto sgarbo di Andrea”. Quale? La sponsorizzazione da parte di Bmw dell'Open d'Italia 2009 di golf, organizzato presso il circolo Royal Park del quale è presidente Allegra Caracciolo, madre di Andrea. Il logo della casa tedesca faceva bella mostra di se' proprio in casa Fiat...

“All'inizio, quando Andrea ha avuto il suo periodo-Edoardo, i rapporti sono stati molto burrascosi. Ma poi è addivenuto a più miti consigli e oggi Jaki lo gestisce”, scrive Moncalvo, citando una fonte de Il Foglio. “Quella frase è di rara perfidia: il periodo-Edoardo, definizione micidiale, si riferisce al figlio dell'Avvocato che tra un pellegrinaggio in India e una conversione all'Islam sproloquiava di assetti aziendali sui giornali, finché fu chiaro che era inadatto a qualunque incarico”.

“Il Foglio aveva riferito che, secondo molti, Andrea non andava d'accordo con John e Lapo giù quando il padre Umberto era vivo […] Con l'Avvocato, Andrea non ebbe quasi nessun rapporto. Quando è morto, egli aveva solo 27 anni. 'Il vecchio Agnelli diceva: 'Quel ragazzo ha troppe ciglia e troppi denti. Il fatto è che andra è davvero un'altra razza: ruvido – arieccolo – e poi: senza classe” […] E' il paradosso del nome e la rivincita della personalità sulla genetica; nipote di Luchino Visconti, un Dna che a Jaki gli fa una pippa. Eppure. Eppure è stato bravo, almeno fino a un certo punto, a gestire la Juve, e questo è l'altro paradosso di tutta questa storia pazzesca”.

Una storia che si intreccia con quella di Cristiano Ronaldo. "Il giocatore più forte del mondo nel club miglior del mondo", gongolava Agnelli, che per arrivare al celebrato CR7 non ha esistato a rompere i rapporti con Beppe Marotta, perplesso sull'operazione. Un investimento fortemente voluto da Fabio Paratici, ma che, a conti fatti, non ha portato i risultati sperati. Ne' sul piano sportivo, con la Champions League che è rimasta un sogno, ne' su quello economico, con i conti della Vecchia Signora finiti addirittura nel mirino della magistratura. Ma quest'ultima è una storia ancora da scrivere.

 

agnellicoltell
 
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