La morte di Stefano Cucchi: vergogna per la nostra democrazia - Affaritaliani.it

Cronache

La morte di Stefano Cucchi: vergogna per la nostra democrazia

Vincenzo Musacchio


Nove anni di omissioni, depistaggi, silenzi e menzogne, sul caso Stefano Cucchi non sono accettabili inuno Stato di diritto. Come può accadere un simile “obbrobrio” per un tempo così lungo senza chenessuno accertasse la verità? Come si possono coprire i colpevoli e nascondere la verità, in barba alleregole giuridiche e morali che dovrebbero presidiare una democrazia evoluta come la nostra? L'Arma deicarabinieri non è una loggia massonica, ma una forza di polizia a presidio della democrazia e a serviziodella comunità. La morte di Cucchi fosse anche il peggior drogato di tutta Roma è e resta la morte di unessere umano e in quanto tale la sua vita è sacra. Per me che credo in una giustizia che non perda mai ilvalore della dignità dell’uomo, l'uso della violenza (fisica e psichica), soprattutto quando la adopera chiveste una divisa dello Stato è la negazione dello Stato di diritto. Qualsiasi delinquente resta sempre unessere umano che in quanto tale è da rispettare sempre e comunque. Il giovane Stefano Cucchi è mortoin un modo agghiacciante e a me poco interessa se fosse già malato, affamato, abbandonato. Lo Statoin cui credo io quello fondato sulla Costituzione più bella del mondo doveva averne cura, come per tutti ideboli, nel corpo e nella psiche. Uno Stato democratico e con esso il suo sistema penale non puòrinunciare a una funzione garantista sostanziale, cosa che attualmente può essere realizzatapositivizzando nella legalità formale le istanze personalistiche e solidaristiche espresse dalla nostraCostituzione. Nella visione unitaria della nostra Carta, infatti, l’essere umano è inscindibilmenteconnesso alla concezione del diritto penale come strumento di difesa dei valori e di propulsione per larealizzazione delle finalità da essa espressi. In barba a tutto ciò Cucchi è stato picchiato selvaggiamentee l'evidenza è stata nascosta, coprendo i colpevoli. Se vogliamo ridare credibilità e salvare l'onoredell'Arma, i colpevoli dovranno pagare e dovrà pagare anche chi è stato zitto, o indifferente, poichéanche la complicità è una condotta altamente disonorevole. Quando il carabiniere Francesco Tedesco,uno dei tre imputati a processo per la morte di Cucchi, rompe l'omertà e dice, dopo nove anni, che sì,Stefano è stato gettato a terra e preso a calci in faccia e sul resto del corpo dagli altri due colleghi oltre arendere giustizia a se stesso e al povero Stefano riabilita anche lo Stato che fino ad allora marciva neisilenzi colpevoli, nelle coperture inquietanti e nelle minacce di alcuni dei suoi rappresentanti.

Vincenzo Musacchio,
Giurista e direttore scientifico della Scuola di Legalità
“don Peppe Diana” di Roma e del Molise.