Maltempo, Sottocorona ne è certo: "Fenomeni intensi anche nei prossimi giorni". E sulle zone a rischio... - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 18:01

Maltempo, Sottocorona ne è certo: "Fenomeni intensi anche nei prossimi giorni". E sulle zone a rischio...

Il meteorologo: “Ci sono stati interventi di prevenzione che aiutano ad attenuare l’impatto, ma in certi casi non bastano. Si sta lavorando, sì, ma questi sono lavori lenti. E siamo partiti con troppo ritardo”

di Federica Leccese

Sottocorona ad Affaritaliani: “Fenomeni estremi sempre più frequenti, e le nostre difese troppo lente”

Forti piogge e temporali hanno colpito la Lombardia dalle prime ore di oggi, provocando allagamenti e disagi alla circolazione. Sono, dunque, numerosi gli interrogativi circa le prossime previsioni: il maltempo continuerà a colpire l’Italia? Ci sarà un autunno più piovoso del normale? Quali sono oggi le zone più a rischio? A fare chiarezza è Paolo Sottocorona, meteorologo e volto storico della divulgazione scientifica italiana, che - a microfoni di Affaritaliani - ha spiegato in modo chiaro le cause di queste intense precipitazioni, sottolineando l’importanza degli interventi di prevenzione.

Che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni? Il maltempo continuerà a colpire l’Italia oppure è previsto un miglioramento?

“Probabilmente non con la stessa intensità di oggi, ma sicuramente ci saranno ancora fenomeni intensi. Direi per tutta la giornata di domani e anche mercoledì - anche se forse mercoledì un po’ meno. Le aree più colpite saranno il Nord e parte del Centro. Più protetto il versante adriatico del Centro e, in parte, anche il Sud, anche se qualcosa arriverà anche lì, in particolare in Campania, dove nelle prossime 48 ore sono attesi fenomeni intensi. Al Nord e al Centro, insomma, ci sarà una situazione un po’ altalenante: non 48 ore di piogge continue, ma una possibilità concreta di fenomeni intensi almeno per 48-72 ore”.

Possiamo dire che sarà un autunno più piovoso del normale? Ci aspetta un trend diverso rispetto agli ultimi anni?

“A livello stagionale non si può dirlo con certezza. La previsione meteorologica vera e propria riguarda tre, cinque giorni al massimo. Spingersi oltre - come a 15 giorni o più - entra nel campo della climatologia, che è cosa diversa dalla meteorologia. Sembrano simili, ma sono due campi molto diversi”.

Il maltempo ha messo in ginocchio molte aree del Nord Italia: quali sono oggi le zone più a rischio?

“Le zone a rischio, tutto sommato, sono un po’ tutte. L’intensità dei fenomeni di oggi era attesa, ed è legata al fatto che l’aria atlantica entrata in questi giorni ha trovato un terreno molto più caldo del normale per la stagione - un Mediterraneo ancora sopra la media. Il contrasto di temperature è ciò che genera questi eventi intensi: se l’aria fredda arriva su un suolo caldo, i fenomeni diventano violenti.

Non parliamo di 50-70 mm di pioggia in una giornata, ma di 200 mm in un’ora, che causano allagamenti e disastri. Oggi, al Nord, abbiamo visto proprio questo. È un cambiamento ormai sempre più frequente: lunghi periodi di stabilità, seguiti da cambiamenti improvvisi e violenti. In passato, fenomeni del genere accadevano ogni 20, 30 o 50 anni. Oggi ne abbiamo uno all’anno.Questa intensità, ormai, è diventata la nuova normalità”.

Quali sono i fiumi che, in questo momento, destano maggiore preoccupazione per possibili esondazioni?

“I grandi fiumi hanno tempi di reazione più lenti. Una piena del Po, ad esempio, non si verifica oggi, ma tra due, tre, quattro giorni a seconda del tratto considerato, dalla sorgente alla foce. A preoccupare sono soprattutto i corsi d’acqua minori, che reagiscono immediatamente alle precipitazioni intense. Prendiamo il Seveso, ad esempio: lì ogni volta che piove si rischia un’esondazione.

Certo, ci sono stati interventi di prevenzione - come le vasche di laminazione - che aiutano ad attenuare l’impatto, e credo abbiano funzionato anche oggi. Ma in certi casi non bastano. Si sta lavorando, sì, ma questi sono lavori lenti. E siamo partiti con troppo ritardo. Avremmo dovuto iniziarli trent’anni fa, invece lo stiamo facendo da cinque o dieci.

Non è una polemica, è un dato di fatto: siamo in ritardo nelle difese, mentre il clima si sta armando sempre più rapidamente. Serve volontà e visione a lungo termine. Le soluzioni ci sono, ma i risultati non si vedranno nell’immediato”.

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