Matteo Castagna e il libro più politicamente scorretto dell’anno: la Tradizione come ribellione al pensiero unico - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 20:35

Matteo Castagna e il libro più politicamente scorretto dell’anno: la Tradizione come ribellione al pensiero unico

Uno scritto di meta-politica che fornisce degli orientamenti spirituali, filosofici, morali, economici, sociali. Assolutamente controcorrente

di Filippo Santi

Matteo Castagna e il libro più politicamente scorretto dell’anno

Qualcuno l'ha già definito il libro "più politicamente scorretto" dell'anno. Il titolo è molto provocatorio, ma l'autore Matteo Castagna, ne spiega le motivazioni come incipit. La scritta "Tradizione" riprende uno striscione che ha fatto il giro d'Italia. Usa caratteri gotici o runici, che ricordano la destra radicale, ma Castagna non se ne fa un problema, perché dice: "a me piace questa grafia, ha una storia antichissima, che risale alla notte dei tempi". 

Comunicatore Pubblico e Istituzionale certificato ex L.4/2013 con tessera n. 2343 dell'omonima Associazione italiana dal 2018, è un volto conosciuto da circa trent'anni, soprattutto nella sua Verona, per il suo impegno politico, culturale e religioso in favore della Tradizione. 

E' già alla sua quarta pubblicazione, senza contare le collaborazioni ad altri testi di livello scolastico e universitario. Conferenziere apprezzato per la schiettezza e la serietà, ma anche odiato per gli stessi motivi, quando gli si fa notare di essere "divisivo" risponde che il primo ad esserlo fu Gesù Cristo, più di duemila anni fa, nel definire se stesso "pietra angolare" (Pietro,1:2) perciò, forte di questo aggiunge: "solo i mediocri piacciono a tutti, chi esprime idee è normale che trovi chi è d'accordo e chi è contrario".

"Charlie Kirk usava un ottimo metodo, quello del confronto aperto. Dimostrami che sbaglio!" - sostiene Matteo Castagna, ritenendo che la testimonianza della vera Tradizione sia l'essenziale antidoto per questo mondo di rovine, decadente, distopico, privo di riferimenti oggettivi ed eterni, in una dimensione verticale e gerarchica, rivolta all'Ordine, non alla sua Sovversione. Contrario al materialismo, al consumismo, all'iper-liberalismo, questo saggio di 158 pagine è snello e di facile lettura, perché l'autore e l'editore Solfanelli lo hanno voluto accessibile a chiunque. 

E' uno scritto di meta-politica che fornisce degli orientamenti spirituali, filosofici, morali, economici, sociali assolutamente controcorrente. La tradizione letta come custodia del fuoco, non come adorazione delle ceneri, fornisce una speranza per il futuro contro il pensiero unico del maschio debole. Matteo Castagna difende spesso l'uomo bianco, etero, cristiano e identitario perché "è un modello sotto attacco". 

Se, certamente non le risparmia ai globalisti progressisti, non è affatto tenero coi conservatori, con chi è tiepido e con chi è indifferente. "Se per moderata si intende la persona equilibrata e ragionevole sono il primo ad esserlo, ma se si intende quella pavida, opportunista e né carne né pesce, preferisco di gran lunga restare all'estrema destra del Padre" - chiosa con una certa aria di soddisfazione.

Per Affaritaliani scrive da anni di politica estera e soprattutto di geopolitica, la sua passione sin dai primi anni 2000, periodo in cui partecipava a convegni di nicchia e sentiva parlare del potere in un'ottica particolare, che negli ultimi anni si palesa come essenziale, ma per decenni lo si è tenuto nascosto. Anche queste dinamiche compaiono nel libro "per aiutare a capire il mondo".

Assieme ai riferimenti a grandi autori del passato, ne ha parecchie anche nei confronti della Chiesa ufficiale, argomentate alla luce di una teologia poco conosciuta dalla massa, ma con riferimenti canonici e magisteriali, difficili da smontare perché hanno il dono della logica. La teologia è l'altra passione di Castagna, per il quale, "senza la metafisica, la tradizione è un'usanza nel tempo, che si può anche perdere e non vale più di tanto, così come l'intellettualismo, ovvero il farsi le pippe mentali per giustificarsi o per sentirsi parlare" - sostiene con la consueta chiarezza.

Poi ci sono le "poli-crisi" della modernità, analizzate con pillole di saggezza. Curioso il capitolo 18, dal titolo: "perché non me la sento di dichiararmi antifascista" in cui Castagna lo motiva in 15 punti, dopo aver enunciato un pezzo del carteggio storico Churchill-Mussolini.  C'è sempre un po' di guareschiana ironia, che ci fa leggere l'opera tutto d'un fiato, anche i passaggi più impegnativi.

Al termine, si arriva in due modi: o come aver preso un pugno nello stomaco con conseguente reazione di stizza o come sollevati, perché c'è qualcuno che la spiega tutta, senza giri di parole, come dice l'autore nei talk televisivi, cui partecipa come opinionista: "c'è bisogno di recuperare il pensiero forte della nostra Tradizione, per evitare tanti guai attuali, sono certo che ci sia una maggioranza silenziosa che non lo sa o che vorrebbe sentirselo ricordare per aderire".