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Paul Baccaglini: il genio manipolatore e la psicologia dietro la truffa milionaria che ha ingannato decine di imprenditori
Il carisma come arma, la manipolazione come arte. Nuove testimonianze rivelano il profilo psicologico del “ragazzo” che ha orchestrato uno schema Ponzi da 15 milioni di euro prima di togliersi la vita

Paul Baccaglini
Paul Baccaglini, il castello di carte che crolla: vittime e debiti, lo schema Ponzi e gli inseguimenti da Lugano a Bali
"Mia mamma 20mila euro, mia nonna 40mila, la mia amica 20mila, i suoi genitori 20mila. Per qualche mese arrivavano i soldi, poi più niente da gennaio 2022. Mi fido sempre del prossimo, sono fatta così. Ma sui soldi è diverso. I soldi facili non esistono, almeno per me."
Dopo l’articolo di ieri in cui abbiamo raccontato che cosa si può nascondere dietro il decesso di Paul Baccaglini, abbiamo ricevuto una quantità di testimonianze di persone che avevano affidato i loro capitali al “ragazzo” perdendo tutto e oggi si chiedono che fine abbiano fatto i loro soldi investiti. Nel mezzo una marea inesauribile di storie strane che vedono Baccaglini “ricercato” in Brasile, accerchiato nella sua casa a Lugano da dove sarebbe fuggito in seguito sempre a minacce e malaffare e un mondo che ahimè avvicina la sua figura forse alla definizione di truffatore?
Stando alle nuove testimonianze, forse sì: era un manipolatore geniale, capace di entrare nella psiche delle persone e plasmare i loro desideri fino a renderli complici inconsapevoli del suo schema. Le nuove testimonianze che emergono dopo la sua morte, avvenuta il 9 settembre 2025 nella sua abitazione di Segrate per come abbiamo letto fino ad oggi per motivi d’amore causa rottura con la sua compagna che lo voleva lasciare, dipingono il ritratto di un uomo che aveva fatto della seduzione finanziaria la sua arte suprema.
Il maestro della persuasione
"Era un vincente perché non chiedeva mai soldi direttamente", racconta ancora S., uno dei testimoni chiave della vicenda. "Raccontando quello che faceva, algoritmi compresi, in maniera così semplice, ti invogliava a intraprendere lo stesso percorso. Nella tua testa scattava la domanda ‘Perché io no? Proviamo!’”. Ma il genio di Paul non risiedeva nella tecnologia - che probabilmente non padroneggiava davvero - bensì nella sua capacità di leggere le persone. "Sapeva leggere bene chi gli arrivava di fronte, le sue cene erano sempre costose e in luoghi di lusso, la Langosteria la sua seconda casa", continua S.
"Io, ad esempio, sono un sognatore che proviene da una famiglia normalissima e ho sempre cercato di arrivare a una indipendenza economica soddisfacente. Informazioni quasi banali che lui sicuramente ha utilizzato per farmi cadere nel suo gioco."
La costruzione del mito
Paul aveva costruito meticolosamente la sua leggenda. Si presentava come un genio italo-americano, ex collaboratore delle Iene, con esperienza finanziaria negli Stati Uniti. Una nuova testimonianza racconta di come venisse descritto: "Un genio laureato con esperienza finanziaria in America, aggiungi anche le Iene. Assieme alla sorella, laureata alla Normale, aveva escogitato un metodo tramite computer che generava valute."
La storia poi, si arricchiva di dettagli fantascientifici: "Più soldi si accumulavano e più le stanze si riempivano di computer", raccontava ai potenziali investitori. Era il 2021, l'epoca d'oro delle criptovalute, e Paul aveva capito perfettamente come sfruttare l'ignoranza generale sul tema.
Lo schema Ponzi: l'arma del secolo
Prima di addentrarci nel meccanismo di Paul, è fondamentale capire cos'è uno schema Ponzi. Il nome deriva da Charles Ponzi, un immigrato italiano che negli anni ’20 del Novecento truffò migliaia di americani promettendo guadagni del 50% in 45 giorni (o addirittura del 100% in 90 giorni) grazie alla compravendita di buoni postali internazionali.
Come funziona: l’organizzatore promette rendimenti elevati e costanti. I primi investitori vengono effettivamente pagati con i soldi dei nuovi arrivati, creando un effetto domino di fiducia. Non esiste alcun investimento reale: è un castello di carte che crolla non appena mancano abbastanza nuovi investitori per coprire i vecchi.
I grandi della storia: Bernie Madoff ha orchestrato il più grande schema Ponzi mai scoperto (stimato in 65 miliardi di dollari), ingannando persino banche e fondi pensione. In Italia, negli anni ’80, il finanziere Gianmario Roveraro raccolse denaro da decine di migliaia di risparmiatori promettendo rendimenti altissimi (fino al 100% annuo). La sua vicenda, pur non essendo un “Ponzi classico”, presenta dinamiche simili: promesse irrealistiche, flussi di denaro alimentati da nuovi sottoscrittori e, alla fine, il crollo.
Il Ponzi di Paul e poi c’era il PRINCIPE : il “Ponzi Paul” era apparentemente sofisticato. Insieme al misterioso "Principe che vive a Bali (svilupperemo questa figura in seguito)", aveva sviluppato "un progetto di truffa raccogliendo soldi da privati per accumulare un certo tipo di reddito. Il loro obiettivo era di restituire soldi ai privati, il loro interesse non era quello di truffarli; il progetto era molto più grosso."
Ma la realtà era quella di sempre: uno schema Ponzi mascherato da innovazione tecnologica, reso credibile dal carisma di un manipolatore. Tutto qui. E c’è chi ci scrive che anche “alcune” trasmissioni tv erano state avvisate dei “casini che stava facendo Paul”. “Io ho scritto anche in quel programma più volte ma nessuno mi ha mai risposto ancora oggi non capisco il motivo”.
La psicologia delle vittime
Paul aveva capito perfettamente la psicologia degli imprenditori che amano rischiare e giocava su questo: prometteva rendimenti del 5% mensile, una cifra "chiaramente impossibile" ma irresistibile per chi sognava il colpo della vita e la nuova testimonianza di una vittima è illuminante: "Mi sono inconsciamente fidata dell'esperienza di un ragazzo che stava facendo soldi facili... Non ero e non so tuttora informata, mi sono fidata e ho perso tutto, non so niente su criptovalute/bitcoin/bond ma lui ci sapeva fare."
Il castello di carte crolla
La fine arrivò quando Paul scoprì che "i suoi 150 bitcoin erano stati rubati da questo Principe residente a Bali (ma ne parleremo in una terza puntata), ma non lo ammette. Anzi, continua a portare avanti il suo gioco." Era la fine del 2020, ma Paul continuò la farsa per quasi un anno, nonostante non riuscisse nemmeno a pagare l'affitto, in quanto si ritrovò braccato dai creditori di tutto il mondo. Gli inseguimenti partono dal Brasile, a Lugano, fino a Milano appunto. Era accerchiato.
L'ultimo atto
Negli ultimi mesi, Paul si era ridotto ad andare "alla Caritas a mangiare", secondo le testimonianze, che ci vengono ripetute. Ma anche in questa fase estrema (che chiaramente è da appurare), c'era ancora qualcuno che credeva in lui? E perché nessuno gli ha teso una mano? Il resto però è cronaca: una moglie che chiede il divorzio, una depressione che non dà scampo, e quelle e-mail programmate per aprirsi dopo la sua morte. Cosa c'era scritto? Non lo sapremo per ora.
Ma le cicatrici che ha lasciato parlano da sole. Un’altra testimone ci ha mandato i numeri delle sue perdite, erano i risparmi di una vita. Paul Baccaglini se n'è andato, ma il danno che ha fatto resta. Non solo economico. Ha distrutto la fiducia della gente negli altri. E questa, forse, è la sua vera eredità.
Ps: il materiale raccolto è a disposizione di chiunque voglia approfondire, quanto raccontato.