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Cronache
Processo Johnny Depp-Amber Heard: "Sì, anche le donne possono essere violente"
Amber Heard

Intervista a Barbara Benedettelli: "Esiste anche una violenza femminile: psicologica, fisica, sessuale, economica"

 

“Non sono un violento: io sono una vittima di violenza domestica”, afferma con forza Johnny Depp durante il processo che lo vede opposto durante all'ex moglie Amber Heard. “Nessuno ti crederà, perché sei un uomo”, si sente dalla voce dell'attrice, in una delle tante prove audio portate all'attenzione del tribunale.

Il fenomeno della violenza all'interno della famiglia è tristemente noto e molto diffuso, ma spesso ne parliamo guardando alla donna come la vittima designata, anche perché le impressionanti statistiche su abusi e femminicidi ci forniscono motivazioni più che valide. Tuttavia, esiste anche la violenza agita dalle donne ed è anche per questo che il processo Johnny Depp-Amber Heard sta catalizzando l'attenzione dei media americani. Oltre al triste spettacolo di due divi che si rinfacciano vicendevolmente il peggio che possa accadere in una coppia, ci sono molti uomini che tifano per l'ex Pirata dei Caraibi, sostenendo di aver a loro volta subito violenza e di non essere stati creduti, proprio perché uomini. Ovviamente la vicenda processuale farà il suo corso e solo in quella sede si potrà stabilire chi sta dicendo la verità, ma il tema è decisamente interessante. Affaritaliani.it lo approfondisce con Barbara Benedettelli, giornalista e saggista che da tempo si occupa della violenza esercitata dalle donne e che ci aiuta a comprendere il fenomeno.

Come viene agita la violenza femminile?

“La violenza femminile, come quella maschile, può essere psicologica, fisica, sessuale, economica. Per quanto riguarda le modalità ci sono analogie e differenze tra le due che non posso semplificate in poche parole. Posso però segnalare l’Indagine conoscitiva sulla violenza verso il maschile dell’Università di Siena, i cui risultati ho potuto constatare attraverso una lunga ricerca sulla cronaca nera fatta in occasione del mio libro 50 Sfumature di violenza, femminicidio e maschicidio in Italia (Cairo Editore). C’è poi l’indagine della GESEF (genitori separati dai figli) fatta su un campione di 26.800 padri separati che hanno subito diverse forme di violenza”.

Come viene recepita dai media e dalla società?

“Purtroppo in Italia, nonostante negli ultimi tempi ci sia una maggiore attenzione al fenomeno, siamo ancora lontani dal percepire un uomo come vittima di una donna. La violenza femminile verso il partner è ancora un tabù a causa degli stereotipi di genere, rinforzati da un racconto politico e mediatico che segue lo schema donna/vittima (dunque fragile, debole, sottomessa, incapace) e uomo/carnefice (dunque forte, virile, violento). Un racconto che giunge dalla parte ideologica del terzo settore e arriva sotto forma di comunicato stampa o campagna di sensibilizzazione. Società, media e istituzioni ritengono credibili oltre ogni ragionevole dubbio i suddetti contenuti perché arrivano da fonti ritenute autorevoli, e il gioco è fatto. Si dice che si vuole abbattere il patriarcato - per il mainstream ancora vivo e vegeto - ma lo si fa rinforzando l’assunto che ne è all’origine: uomo forte, donna debole. Affrontare il fenomeno in modo semplicistico, spiegarlo con assunti stereotipati e distanti dalla realtà, non tenere conto delle dinamiche complessive di quella che, in quanto relazione, è mobile, non fermerà questo tipo di violenza. Dal politico e dall’ideologico bisogna scendere nel mondo della vita vera,  attraverso una visione acuta anche della realtà minima. Credo che si debba cominciare a osservare e trattare questo fenomeno nella sua dimensione macro e smettere di semplificare, ghettizzare le forme di violenza, dividere le vittime in serie A e serie B. Ci sono decine e decine di indagini internazionali sulla violenza contro gli uomini da parte delle loro partner, sarebbe utile e importante che i colleghi giornalisti e i politici si prendessero il tempo di leggerle”.

 

Nel caso Johnny Depp-Amber Heard: entrambi i coniugi dichiarano di essere vittime di violenza domestica. Nel caso di un uomo, si può definirlo vittima di violenza se emerge che è stata fatta una strumentalizzazione ai suoi danni?

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