Tarik Banour, chi è l'anti-maranza che combatte spaccio e vandalismo. "Lo faccio per difendere i miei connazionali perbene" - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 12:58

Tarik Banour, chi è l'anti-maranza che combatte spaccio e vandalismo. "Lo faccio per difendere i miei connazionali perbene"

Il 45enne marocchino a San Giuliano Milanese lavora per sostenere la sua comunità e rifiuta lo stereotipo che vede i figli di stranieri solo come violenti

di Matteo Posci

Tarik Banour, il crociato anti-maranza che difende i marocchini perbene: "La realtà è che la stragrande maggioranza dei marocchini in Italia lavora onestamente, studia, si impegna e rispetta le regole"

Il termine "maranza" è diventato sinonimo di violenza da parte dei giovani stranieri ma c'è chi come Tarik Banour combatte contro gli stereotipi per difendere gli immigrati che si sono ben integrati nella società.  "Quando sento usare la parola 'maranza' come se fossimo tutti la stessa cosa, mi innervosisco. La realtà è che la stragrande maggioranza dei marocchini in Italia lavora onestamente, studia, si impegna e rispetta le regole. Metterli sullo stesso piano di pochi delinquenti è ingiusto e offensivo", ha dichiarato il 45enne marocchino in una intervista al Corriere Milano.

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Tarik risiede in Italia da 25 anni ed è un volto molto conosciuto a San Giuliano Milanese. L'uomo conosce bene i problemi delle periferie e in particolare dei giovani di origine straniera che le abitano ma rifiuta l'idea che un'intera comunità venga etichettata come violenta. In lui le famiglie marocchine hanno trovato un punto di riferimento e un aiuto prezioso. Tarik, ad esempio, le aiuta a tovare una casa appena arrivate in Italia e ha orientarsi nella burocrazia.

Tarik ha lasciato Rabat nel 2000 per studiare Lingue e letterature straniere alla Statale di Milano. Non riesce a terminare gli studi ma decide comunque che l'Italia sarà la sua nuova casa. Oggi lavora in una ditta di logistica a Melzo e si è costruito una famiglia con due figli adolescenti di 13 e 16 anni. "La parola 'maranza' non descrive un popolo o un’origine — spiega il 45enne — ma dei comportamenti. E quando qualcuno compie un reato, lo si deve chiamare per ciò che è: criminale, non 'maranza'".

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Tarik nella sua missione ha messo la faccia nel contrastare lo spaccio e atti vandalici commessi da piccoli gruppi di ragazzi di origine marocchina ed egiziana a San Giuliano Milanese. "L’ho fatto per difendere i tanti miei connazionali che vivono con dignità e rispetto", afferma l'uomo con la consapevolezza che alcuni atteggiamenti non nascono da "culture sbagliate" ma dalla mancanza di prospettive e punti di riferimento.

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Per Tarik l'integrazione parte innanzitutto dalla scuola: "Questi giovani sono il futuro dell’Italia. E hanno bisogno di qualcuno che dica loro: tu appartieni a questa società dove vivi. Non può bastare insegnare l’italiano nelle scuole, serve dare loro più fiducia". Nei ragazzi figli di stranieri, spiega il 45enne, non c'è cattiveria ma spesso "si sentono solo esclusi". "Nessun giovane che arriva in Italia dovrebbe sentirsi mai fuori posto. - conclude - E vorrei che i ragazzi nati qui capiscano che essere italiani non è una conquista, è un diritto, ma anche una responsabilità".

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