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Cronache
"Tortura, scosse elettriche, trattati come cani": l'italiano rapito dall'Isis

Federico Motka ha raccontato di essere stato picchiato con un tubo di gomma, sottoposto alla tortura del waterboarding, scariche elettriche e pratiche degradanti

È partito il processo negli stati Uniti contro la cellula dell'Isis chiamata "Beatles", perché composta da ex cittadini inglesi convertiti alla causa del terrorismo con forte accento britannico. A testimoniare è presente anche Federico Motka, l'italiano che nel 2013 fu rapito e tenuto in ostaggio per oltre un anno dai miliziani e sottoposto a torture che ha raccontato davanti al giudice.

Motka, sequestrato il Siria nel 2013, è il primo ex ostaggio dell'Isis a testimoniare al processo contro El Shafee Elsheikh, un ex cittadino britannico accusato degli omicidi dei giornalisti americani James Foley e Steven Sotloff e degli operatori umanitari Peter Kassig e Kayla Mueller, quest'ultima costretta alla schiavitù e violentata ripetutamente dal leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, prima di essere uccisa. 

Elsheikh, il membro dell'Isis di piu' alto profilo ad affrontare la giustizia negli Stati Uniti, e' accusato di rapimento, cospirazione per uccidere cittadini statunitensi e sostegno a un'organizzazione terroristica straniera, come riporta l'agenzia stampa LaPresse che ha riferito quanto è accaduto in aula.

Originario di Trieste, Motka, sequestrato dall'Isis nel marzo 2013 quando aveva 30 anni, assieme al cooperante britannico David Haines, era stato tenuto per 14 mesi, piu' a lungo di qualsiasi altro ostaggio. "Ci dovevamo inginochiare con la faccia verso il muro e non guardarli mai in faccia", ha riferito Motka, parlando dei suoi rapitori. "Ogni volta che entravano c'erano pugni qua e là, intimidazioni, calci".

Federico Motka: "Ci hanno dato nomi di cani, dovevamo rispondere o ci picchiavano"

Il trattamento e' peggiorato dopo che l'ostaggio era stato sorpreso a parlare con un prigioniero siriano in una cella vicina. "Sono stato picchiato quella notte con uno spesso cavo di gomma per un'ora", ha testimoniato Motka. "E' stato allora che e' iniziato il regime di punizione". I rapitori si prendevano gioco degli ostaggi: "Ci hanno dato nomi di cani. Quando ci chiamavano con quei nomi dovevamo accorrere subito per evitare di essere picchiati".

E poi e' cominciato il waterboarding: i rapitori gli buttavano addosso acqua con un secchio e poi gli tenevano un maglione bagnato premuto contro la faccia. "E' diventato impossibile respirare", ha ricordato il cooperante italiano. "Ho iniziato a farmi prendere dal panico. E' stata di gran lunga la cosa peggiore di tutto cio' che era successo fino ad allora".

Motka ha anche detto di aver ricevuto scosse elettriche alle mani e ai piedi con qualcosa di simile a un taser da una guardia che lui e il suo compagno di prigionia avevano soprannominato il 'Punitore'. Entrambi sono stati costretti a rimanere in "posizioni di stress" per ore. Il cooperante ha dichiarato che raramente era permesso pulirsi da soli, ma un giorno ha visto il corpo di Haines durante una doccia ed era "tutto blu per le percosse".

L'importanza dell'accento britannico nel caso

"Mi chiamavano posh wanker (traducibile in segaiolo elegante, ndr) perché andavo al college", ha continuato Motka riferendosi ai suoi rapitori. "Dicevano che ero arrogante, e stavano per uccidermi.'' L'uso da parte di Motka del termine "segaiolo elegante" ha incredibilemente scatenato delle risate in aula, finché è intervenuto il giudice a interromperle e chiedere cosa significasse di preciso la frase, costringendo Motka a spiegare l'uso specifico del termine posh wanker nello slang britannico. Gli accenti e la fraseologia britannici sono però una parte importante del caso poiché i pubblici ministeri cercano di dimostrare che Elsheikh è davvero uno dei "Beatles" che ha torturato gli ostaggi, anche se i "Beatles" si sono sforzati di nascondere i loro volti.

Motka e' stato rilasciato dall'Isis nel maggio 2014, il cooperante britannico e' stato assassinato nel settembre dello stesso anno. Il testimone italiano ha detto che per parte della sua prigionia, Foley, un giornalista freelance, e John Cantlie, un giornalista britannico preso in ostaggio insieme a Foley, erano in una cella vicina: "Abbiamo sentiti le loro urla".

"Ci costringevano a batterci tra noi"

A un certo punto, tutti e quattro gli ostaggi erano stati rinchiusi nella stessa stanza, per costringerli a battersi fra loro: "Eravamo cosi' deboli e sconvolti che a malapena avevamo la forza di alzare le braccia". Motka ha testimoniato che il rapitore noto come "George" parlava spesso del tentativo di ricreare condizioni per gli ostaggi simili a quelle del carcere militare statunitense di Guantanamo. Gli ostaggi sono stati costretti a guardare su un laptop le immagini del corpo di un prigioniero russo assassinato, Sergey Gorbunov, e ad assistere all'esecuzione di un prigioniero siriano. Motka ha riferito che il 'Beatle' noto come 'Jihadi John' - Mohamed Emwazi - ha sparato all'ostaggio siriano.

Emwazi e' stato ucciso da un attacco di droni statunitensi in Siria nel novembre 2015. Elsheikh e un'altra ex cittadina britannica, Alexanda Amon Kotey, 38 anni, sono stati catturati nel gennaio 2018 da una milizia curda in Siria, mentre tentavano di fuggire in Turchia: sono stati consegnati alle forze statunitensi in Iraq e trasportati in aereo negli Stati Uniti nell'ottobre 2020.

Kotey si e' dichiarato colpevole nel settembre 2021 e rischia l'ergastolo: scontera' 15 anni di carcere negli Stati Uniti e poi sara' estradato in Gran Bretagna per affrontare ulteriori accuse. Il quarto "Beatle", Aine Davis, e' incarcerato in Turchia dopo essere stato condannato con l'accusa di terrorismo. Motka dovrebbe tornare al banco dei testimoni venerdi'. Il processo dovrebbe durare tre settimane.
 

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