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Culture
Chi è il filosofo? Digressioni fenomenologiche

In questa epoca di pandemia sono tornati in tv i filosofi. Ma chi sono?

Appare coperto da una nebulosa questo nome che equivale a un concetto e comprende la Storia, quella della nascita del pensiero: dal Mito ai giorni nostri. Ma, nonostante i millenni intercorsi finanche nel 2021 sembra non si comprenda chiaramente chi sia il filosofo.

E questo fa parte di quella mancanza di punti di riferimento, di ruoli, di figure scompaginate a causa di politiche errate, di una scarsa educazione e formazione, nonché di ignoranza. Sarebbe pressoché semplice prendere uno dei tanti manuali di filosofia per comprenderlo: capisco che sia un gesto che richieda impegno, sacrificio, ma per sciogliere i dubbi basterebbe leggere. E poi? Leggere.

Perché i grandi insegnano anche che la lettura è un atto di coscienza e consapevolezza critica da assumere, si legge per affondare la propria coscienza in quella altrui, non per far ruotare gli occhi e farli correre da un rigo all’altro prima di voltare pagina, che anche questo è un gesto, a mio parer, catartico e singolare.

Provo a sciogliere - per quanto possa essere possibile con i miei strumenti e le mie competenze - il nodo gordiano che a tratti sembra configurarsi attorno al filosofo. Talvolta sembra che sia attuata la consueta strategia che consiste nell’accerchiare per isolare e successivamente condannare. Drammatico. Tragico. La “tragicità della cultura”, afferma Georg Simmel. Le parole e la comunicazione sono essenziali e dovrebbero essere misurate, la misura: l’aurea mediocritas o medietas appartenente alla cultura greco-romana.

filosofia statue
 

La figura del filosofo non va idolatrata né messa alla gogna, semmai dovrebbe costituire una ricchezza accanto ad altre essenziali che conducono l’umano al pensiero critico e responsabile, e anche su questo concetto si sono consumati fiumi d’inchiostro e di esistenze. Per giungere a un pensiero critico e responsabile un valido aiuto potrebbe essere rappresentato proprio dal filosofo, che in passato par excellence era Aristotele; mentre nel contemporaneo ci sono validi esempi che seguiti con rigore critico risultano essenziali alla crescita intellettuale di ciascuno. 

Il filosofo non è una figura accomodante. Non è la madre che protegge. Non è il padre che ti dice dove andare. Il filosofo è colui che provoca un enorme fastidio. È colui che spaventa. È colui che infonde dubbi e soprattutto è colui che fa emergere l’essenza, le verità nascoste nelle profondità dell’anima di ogni individuo. L’emblema del filosofo è Socrate: un tafano, una levatrice, colui che “paralizza e intorpidisce al contatto”, come una torpedine. Puntualizza Hannah Arendt: «egli sa come pungolare i cittadini che, senza di lui, continuerebbero indisturbati a dormire per il resto della loro vita a meno che non sopraggiunga qualcuno a destarli». Al riguardo, risuona l’espressione di un altro grande filosofo della vita, Jankélévitich: «Non bisogna dormire di questi tempi».

Il filosofo rompe… gli schemi. In questo periodo endemico nei media spesso e sui giornali sono comparsi i filosofi come se fossero stati ripescati dal baule della nonna, mi spiego, si lascia credere - o ancor meglio l’ho pensato - come se non siano stati mai interpellati, si dice sì che sono importanti, sappiamo che ci sono come gli intellettuali, ma si son tenuti lì conservati.

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