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Culture
Venezia 73, la guerra irrompe sul red carpet

di Andrea Cianferoni

La guerra dei curdi contro lo Stato Islamico riguarda tutti, come spiegano l’italo marocchino Karim Franceschi e i suoi compagni di viaggio. “Oue War” dei registi Bruno Chiaravalloti, Benedetta Argentieri e Claudio Jampaglia racconta l’avventura di tre giovani ragazzi avvicinatisi al fianco del popolo curdo a Kobane. il docu-film focalizza la propria attenzione sulla guerra in Siria tra curdi e Stato Islamico.  Insieme al venticinquenne di Senigallia – Karim Franceschini - anche un suo coetaneo svedese e un cittadino americano.  A colpire, nel corso del racconto, è stato soprattutto quest’ultimo: già recluta nell’esercito americano, ha deciso di partire alla volta della Siria per combattere al fianco del popolo curdo non per ideologia quanto per “fanatismo”. Dalle parole di quest’uomo traspare solo il desiderio di “uccidere” per puro piacere fisico e mentale. “Sono andato in Siria perché non sapevo cosa fare della mia vita – racconta Joshua – e ancora adesso che sono ritornato a casa non so cosa ne farò. Magari ci torno.” Il suo racconto fa trasparire il bisogno di tornare a tenere sotto braccio un fucile, di respirare l’aria della guerra, dopo essere stato in Afghanistan.  “Our War” serve a far capire il grado di organizzazione di questi giovani “foreign fighters” entrati a far parte del cosiddetto “YPG”, ovvero l’Unità di Protezione Popolare. La paura dei prossimi giorni, la consapevolezza di poter morire da un momento all’altro, l’adrenalina provata dal suono del proiettile. Ragazzi non ancora trentenni alle prese con i primi capelli bianchi: come racconta lo stesso Karim, infatti, sono diversi i foreign fighters ad avere una chioma brizzolata. “È la paura di poter morire da un momento all’altro.” Protagonista del docu-film c’è anche il giovane Rafael, cittadino svedese partito alla volta di Kobane all’insaputa della propria famiglia. “Quando lo hanno scoperto i miei genitori mia madre è stata malissimo con il cuore, ma non sono pentito di quel che ho fatto perché so l’importanza di questa guerra portata avanti dall’YPG.”  “Our War” è un film politico, come testimoniato dagli stessi protagonisti che hanno sfilato sul red carpet veneziano esibendo uno striscione di protesta contro Erdogan che tiene sotto scacco la Turchia: “Erdogan è un terrorista.”

Sempre sul tema della guerra  il film che vede protagonista Monica Bellucci, reduce dalle polemiche per la sua apparizione sulle copertine di Paris Match per essere apparsa senza veli, splendida 52 enne al Lido per presentare in concorso il film di Emir Kusturica “On the Milky Road” , storia dell’incontro tra una donna italiana rifugiata che sfugge da un generale geloso e possessivo e un lattaio – interpretato dallo stesso Kusturica.  Il film è un atto d’amore nei confronti della natura e degli animali: il lattaio intrattiene un dialogo muto con il suo asino, con un falco pellegrino che si posa sulla sua spalla ma anche con un serpente che incrocia la sua strada. Sullo sfondo la violenza della guerra nei Balcani di un piccolo villaggio dell’Erzegovina dove il lattaio sopravvive schivando pallottole ogni giorno. “Kusturica ha fatto un film di guerra senza fare un film politico perché la storia che raccontiamo potrebbe svolgersi in qualunque epoca, in qualunque guerra – dice Monica Bellucci - Raccontiamo una storia d’amore, un amore maturo, i cui protagonisti non sono più giovani; hanno visto tutto nella vita, non hanno niente da perdere ma nel momento in cui si incontrano capiscono che c’è la possibilità di creare qualcosa di magico”. “On the milky road” è un film sul rapporto uomo/animale come mai Kusturica aveva fatto fino ad ora. Probabilmente la sua opera più intima, dopo una carriera quarantennale da autore anarchico ed irregolare. “Gli animali donano una particolare istintività al mio lavoro. Un film che mi piace pensare simile ad una fiaba moderna. Sebbene abbia capito che il cinema è una combinazione di più arti questa volta mi sono concentrato sulla semplicità del film. Una storia semplicissima, la cui realizzazione è stata molto fisica e più difficile di quanto effettivamente sembri. Abbiamo girato molto a lungo, principalmente in esterni, lottando con l’ambiente, alla ricerca dei paesaggi che catturassero il profondo spazio interiore dei personaggi principali: un uomo e una donna che si innamorano e sono pronti a sacrificarsi con la natura”.

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venezia bellucci filmvenezia film “our war”our war





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