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Economia
Aspi, molte incognite per il deal. Conta dei rischi legali a Citi e UniCredit

A parte i tempi stretti, ci sono ancora molte incognite sul closing dell’operazione Autostrade fra la cordata Cdp-Macquarie-Blackstone e Atlantia. Oltre al fatto che per il momento il Cda di Atlantia ha rispedito al mittente l'offerta preliminare della cordata guidata dalla Cassa di Fabrizio Palermo per tutto l'88% di Aspi, perché "non ancora conforme e idonea ad assicurare l'adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione" ma continua a trattare "sino al 27 ottobre" per "riconvocarsi il 28 ottobre al fine di valutare un'eventuale nuova offerta vincolante" (vedi il box con il comunicato), c’è un punto interrogativo che potrebbe far naufragare o, perlomeno, complicare di molto il cammino per siglare il deal definitivo.

IL COMUNICATO DI ATLANTIA DOPO IL BOARD/ Il cda di Atlantia ha esaminato la lettera di offerta preliminare per l'acquisto dell'intera partecipazione dell'88% detenuta in Autostrade per l'Italia, ricevuta nella tarda serata del 19 ottobre da Cdp Equity, Blackstone e Macquarie. Il board "pur esprimendo apprezzamento per l'elaborazione dell'offerta, ha valutato i termini economici e le relative condizioni allo stato non ancora conformi e idonei ad assicurare l'adeguata valorizzazione di mercato della partecipazione", riferisce una nota dela holding. Tuttavia, "pur essendo scaduto il periodo di esclusiva, il cda ha deliberato di proseguire comunque le interlocuzioni con Cdp e i co-investitori sino al 27 ottobre e di riconvocarsi per il prossimo 28 ottobre al fine di valutare un'eventuale nuova offerta vincolante", si conclude.

E cioè la valutazione complessiva di Autostrade per l’Italia e, di conseguenza, dell’88% del capitale in mano ad Atlantia, valore su cui in seconda battuta incombe un’altra incognita: lo sconto manleva per i rischi connessi alle possibili cause civili indirette legate al crollo del Ponte Morandi. Un punto che fino a due settimane fa aveva fatto naufragare la trattativa fra Cdp e la holding dei Benetton che non volevano concedere la manleva al colosso di via Goito e che solo l’intervento del principale azionista di Cassa, il Tesoro, attraverso l’ok al prezzare i rischi legali da decurtare poi al valore finale (su cui Atlantia invece era d’accordo), ha sbloccato.

Quanto vale Autostrade per l’Italia, in mano per l’88% ad Atlantia, per il 6,94% al veicolo Appia Investment di proprietà di Allianz, Edf, Dif e per il 5% ai cinesi di Silk Road Fund?

Fonti vicine alla trattativa spiegano ad Affaritaliani.it che “i meccanismi per la determinazione del prezzo devono ancora essere definiti da Cdp e dai due fondi Macquarie e Blackstone. Dovrà poi partire una due diligence tecnica, da cui emergerà un valore per l’88% e a cui verrà poi applicato un meccanismo di aggiustamento del prezzo legato anche ai potenziali rischi legali. in modo da scontarli”.

Secondo indiscrezioni, il valore complessivo di Autostrade potrebbe aggirarsi intorno ai 10 miliardi di euro, cifra comunque inferiore rispetto a quella ritenuta corretta da parte del secondo azionista di Atlantia, il fondo britannico attivista The Children’s Investment Fund Management (TCI) del finanziere Chris Horn che ha appena incrementato la propria quota nel capitale della holding (al 10%; i Benetton con Edizione hanno il con il 30,25% circa) per far sentire la propria voce in assemblea sul dossier e da cui discenderebbe che la quota in mano ad Atlantia varrebbe circa 9 miliardi, valore dunque da verificare in sede di due diligence.

Inoltre, come determinare i rischi legali poi che rappresentano un mare magnum di difficile quantificazione che potrebbero arrivare da un'intera città come Genova la cui attività ha subito un pesante colpo dal crollo del viadotto sul Polcevera? Anche qui entrerebbero in gioco gli advisor di Cdp che sono UniCredit e Citi chiamati a dare un valore ai potenziali risarcimenti danni che la nuova proprietà dovrà sobbarcarsi e che, sottratti alla valutazione dell’88%, costituiranno l'assegno che la cordata Cassa-Macquarie-Blackstone metterà sul tavolo di Ponzano Veneto.

Anche su questo punto sono circolati delle cifre che quantificano i rischi in un range comunque abbastanza ampio 1-2, portando a 7-8 miliardi i soldi che i nuovi soci dovranno dare ai Benetton&C. Basteranno ad Atlantia che comunque dovrebbe sottoporre il tutto in assemblea agli azionisti dove qualche voce chiede invece una gara internazionale per formulare corrette valutazioni di mercato di Aspi?

E poi ancora: senza considerare il fatto che la presentazione di un'offerta da parte di Cdp e i fondi infrastrutturali non è definitiva, ma prevede solo l'impegno di arrivare ad un Memorandum of Understanding (Mou) da siglare con Atlantia (ha già convocato per fine mese l’assemblea per deliberare sulla scissione e la quotazione di Aspi, dunque non la vendita in blocco) entro il 28 ottobre, la trattativa esclusiva partirebbe solo se poi venisse approvato da parte del Ministero delle Infrastrutture il piano economico finanziario con le nuove tariffe e dopo la sigla del Mouche farebbe scattare la due diligence di 10 settimane in vista dell'offerta finale definitiva. Tempistiche appena rigettate dalla holding guidata da Carlo Bertazzo e che ora, qualora arrivasse un'offerta rilevante successivamente al 30, potrebbe convocare una nuova assemblea per valutare la proposta sopraggiunta. 

Intanto, i proxy advisor, società che supportano azionisti come asset manager, fondi pensione e fondi comuni e investitori istituzionali internazionali - fetta rilevante di soci in Atlantia - nell'analisi e nella gestione del voto nelle assemblee per massimizzarne i ritorni, hanno appena promosso il progetto di scissione parziale proporzionale di Aspi, che, salvo svolte nella trattativa con Cdp, sarà oggetto dell'assemblea straordinaria di Atlantia del prossimo 30 ottobre. Appoggiando dunque il progetto alternativo ai desiderata di Via Goito che nel frattempo ha promesso alle fondazioni azioniste in futuro di ridurre l'impegno nella newco col duo Macquarie-Blackstone e che con il closing potrebbe dover fronteggiare i possibili mal di pancia di parte della politica. 

Insomma, parecchie incognite che la Borsa oggi ha registrato vendendo il titolo Atlantia e che fanno sì che il rischio che la transazione possa non concretizzarsi resti alto.

@andreadeugeni

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