Economia

Auto elettrica, per il 2035 siamo già in ritardo. Il caso Italia preoccupa

Gli altri Paesi investono di più. Le colonnine per ricaricare dovrebbero essere 2,5 mln tra 8 anni ma siamo fermi a sole 200 mila

Auto elettrica, siamo indietro su tutto. A rischio 75 mila posti di lavoro

La decisione presa dall'Ue mette l'Italia in grande difficoltà. A Bruxelles si è stabilito, infatti, che dal 2035 non si potranno più produrre auto a benzina o a diesel. Questo significa che il conto alla rovescia per passare totalmente all'elettrico è già cominciato. Ma l'Italia - si legge su Repubblica - anche se la scadenza sembra lontana è già molto indietro rispetto agli altri Paesi europei che investono molto di più e già da diversi anni nella svolta verde dell'auto. I primi a sottolinearlo sono i sindacati metalmeccanici che invitano il governo ad accelerare sulla transizione industriale e sugli interventi. «Non si può più aspettare, il governo vari le misure urgenti e strutturali".

Il rischio - prosegue Repubblica - è quello di 70-75 mila posti di lavoro a rischio nell’automotive e il presidente dell’Unione Industriali di Torino, Giorgio Marsiaj, dice che "l’accordo metterà in grave crisi la filiera". L’associazione europea dei costruttori chiede invece interventi per agevolare la fornitura di materie prime e la realizzazione di colonnine, insufficienti. Non è la sola. "Al 2030 i punti di ricarica privati dovrebbero essere 2,5 milioni - dice Francesco Naso di Motus E - oggi sono 200 mila. Quelli pubblici previsti sono 110 mila, oggi siamo a 31 mila. Acceleriamo. Con i soli fondi Pnrr se ne dovrebbero fare 40 mila". La corsa contro il tempo è appena partita ma la strada per l'Italia è già in salita.