Banca Carige, mani forti sul titolo. Al via le mosse per il blitz sul Cda - Affaritaliani.it

Economia

Banca Carige, mani forti sul titolo. Al via le mosse per il blitz sul Cda

Tira il fiato Banca Carige, dopo il +9% con cui aveva chiuso la seduta di ieri tra scambi in forte crescita (1,45 miliardi di azioni passate di mano, ossia oltre il 2,6% del capitale), scivolando a fine giornata a 0,94 centesimi per azione con scambi per 590 milioni (comunque oltre un ulteriore 1% di capitale), ma tra gli operatori è ormai scattato il conto alla rovescia per vedere chi segnalerà per primo di essersi mosso.

Gli occhi sono puntati su Vittorio Malacalza, già primo azionista col 20,6% ma autorizzato a salire fino al 28% del capitale, e su Raffaele Mincione (al 5,4%, autorizzato a salire sino al 10%), che potrebbero cercare di rafforzarsi approfittando di un mese volatile come agosto in vista dell’assemblea del 20 settembre prossimo che potrebbe rinnovare il Cda (da cui si sono ormai dimessi in 5 tra cui lo stesso Malacalza) e offrire un nuovo piano di capitale con cui soddisfare le richieste della Bce, che ha bocciato una quindicina di giorni fa quello presentato dall’amministratore delegato Paolo Fiorentino.

Nel pomeriggio il board dell’istituto si è riunito per valutare come rispondere alla lettera della Bce dello scorso 20 luglio in cui Francoforte chiedeva la predisposizione di un nuovo piano di conservazione del capitale entro il 30 novembre, ma al momento in cui scriviamo non filtrano notizie in merito a eventuali decisioni. Con ogni probabilità si è trattato comunque di un appuntamento interlocutorio, col Cda che potrebbe ribadirebbe la fiducia nella possibilità di centrare i target patrimoniali previsti per il 2018, forse anche senza ricorrere all’emissione del bond subordinato da 300 milioni.

Sul piatto ci sono infatti anche le offerte ricevute per il pacchetto da circa 400 milioni di crediti deteriorati (“unlikely to pay”) che la banca vuole cedere, una delle quali, aveva già rivelato lo stesso Fiorentino in conference call, sarebbe apparsa migliore della attese. A muoversi sul titolo in attesa dell’evolversi dei rapporti tra i soci, tuttavia, potrebbe essere secondo voci circolate sul mercato in queste ore anche un istituto di credito, che potrebbe rivelarsi a breve (come noto le soglie rilevanti superate le quali occorre inviare segnalazione alle autorità di mercato sono il 2% per gli investitori individuali, il 5% per quelli istituzionali, ndr).

Se così fosse la partita per il rinnovo del board e, in prospettiva, per l’accasamento dell’istituto potrebbe prendere una svolta finora imprevista, tanto più che nonostante il pressing della Bce da un lato i soci forti di Carige non sembravano aver trovato un’intesa sull’eventuale partnership, dall’altra i potenziali candidati all’acquisto come Ubi Banca, Banco Bpm, Bper Banca e Unipol si sono uno dopo l’altro chiamati fuori, sottolineando come l’attività di pulizia di bilancio terrà tutti impegnati ancora almeno fino a fine anno, rendendo improponibile il lancio di una fusione da qui all’autunno.

Saranno solo fuochi d’agosto o la vicenda Carige sta per volgere a una conclusione? L’interrogativo per ora non trova risposta, anche se in molti sembrano pronti a scommettere che Genova non dovrà necessariamente aspettare Siena (come alcuni analisti avevano ipotizzato a inizio anno) per poter distribuire i confetti e, forse, regalare qualche soddisfazione ai trader più avvezzi al rischio.

Luca Spoldi