Economia
Buoni o cattivi/ Economia reale
Chi sale e chi scende, chi ci è piaciuto e chi no: ecco la nostra classifica settimanale relativa ai più importanti soggetti che operano nel mondo dell’economia reale

Buoni o cattivi/ La rubrica più pungente di Affaritaliani
La rubrica di Affaritaliani più pungente, più temuta e più detestata dal mondo economico e imprenditoriale. I voti a chi ci mette la faccia e a chi invece preferisce restare in disparte. Ma anche a chi non ha voglia di comunicare o a chi si trincera dietro il “lei non sa chi sono io”. Questa settimana tocca alle aziende dell’economia reale. La prossima volta? Mistero. Quello che è certo è che ogni settimana tutti pronti: ne vedremo delle belle. Allacciate le cinture.
Promossi
Leonardo: in un anno le azioni sono più che raddoppiate, da quando Roberto Cingolani è al timone dell’ex Finmeccanica il valore di Borsa è aumentato di quasi sei volte. Insomma, è vero che ora con l’auspicabile tregua definitiva a Gaza e con l’ammorbidirsi di alcune tensioni internazionali potrebbe tirare il fiato, ma il lavoro svolto in questi anni è sicuramente encomiabile.
Enel: Flavio Cattaneo è uno abituato a stare sotto i riflettori vista la carriera manageriale che ha fatto in questo quarto di secolo. Ma il taglio dell’indebitamento di Enel durante il suo mandato (da 60 miliardi a poco più di 50) rappresenta una pietra miliare nella storia dell’azienda.
Snam: l’avvicendamento tra Stefano Venier e Agostino Scornajenchi porta già i primi frutti: un piano di investimenti da record per 12,4 miliardi di euro, il più alto mai stanziato dal gruppo. Come dire: se il buon giorno si vede dal mattino...
Bocciati
WeBuild: È tra le imprese che più si sta fregando le mani se i buoni uffici – come sembra – della presidente con gli Usa permetteranno alle aziende italiane di entrare nell’enorme business della ricostruzione di Gaza. Asso pigliatutto in Italia e per l’Italia (ma di dimensioni assai contenute rispetto ai veri giganti europei del settore delle costruzioni), c’è da sperare che sappia rispettare i tempi richiesti in modo un po’ più preciso di quanto fatto, ad esempio, con il Terzo Valico dei Giovi o la Diga Foranea di Genova. Se poi il Ponte sullo Stretto va a rilento...
Saipem: vale un po’ lo stesso discorso applicato per WeBuild, visto che anche Saipem potrebbe essere tra i protagonisti della ricostruzione di Gaza. Vero, il momentaccio del 2022, quando si rischiarono di portare i libri in tribunale con un inaspettato profit warning sembra ormai alle spalle. Ma anche per l’azienda guidata da Alessandro Puliti ci sono ritardi in Francia e Mozambico. E gli analisti hanno ipotizzato posibili ribassi del titolo con un potenziale target a 2,27 euro per azione.
Prysmian: dopo l’addio di Valerio Battista, che per un decennio ha guidato l’ex Pirelli Cavi, lo scorso anno si è conclusa la crisi dello stabilimento di Battipaglia. Chissà se a Gaza i cavi che dovranno essere posati avranno il marchio della Bicocca. La Borsa, per ora, scommette di sì, ma si sa che è un attimo.