Economia
Caro energia, Biden lancia l'offensiva: maxi rilascio di riserve di petrolio

(Fonte immagine: La Presse)
L'amministrazione Biden sta valutando un prelievo di petrolio dalle riserve di emergenza statunitensi fino a 180 milioni di barili per diversi mesi
Opec, i paesi produttori dovrebbero lasciare invariati gli aumenti di produzione pattuiti di 432.000 barili al giorno
L'amministrazione Biden sta valutando un prelievo di petrolio dalle riserve di emergenza statunitensi fino a 180 milioni di barili per diversi mesi. Lo riferiscono alla Reuters diverse fonti. La mossa è un tentativo di controllare la corsa dei prezzi del petrolio, come di altre materie prime, da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina. Dopo queste indiscrezioni i future sul Wti sono crollati di oltre il 6% a 101,50 dollari al barile, mentre quelli sul Brent hanno lasciato sul terreno oltre il 45% a 108,36 dollari.
La Strategic Petroleum Reserve statunitense contiene attualmente 568,3 milioni di barili, la quantità più bassa da maggio 2002, secondo il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti. I prezzi del greggio sono saliti da quando Mosca ha invaso Kiev alla fine di febbraio e gli Stati Uniti e gli alleati hanno risposto con pesanti sanzioni alla Russia, il secondo più grande esportatore di greggio al mondo. Il Brent, il punto di riferimento mondiale, è salito a circa 139 dollari all'inizio di questo mese, al top dal 2008.
Oggi il presidente Usa Joe Biden farà delle osservazioni sulle azioni della sua amministrazione per contrastare questi rincari, ha riferito la Casa Bianca. La Russia è uno dei principali produttori di petrolio del mondo, contribuendo per circa il 10% al mercato globale. Ma le sanzioni e la riluttanza degli acquirenti a comprare il petrolio russo potrebbero rimuovere circa 3 milioni di barili al giorno (bpd) di greggio russo dal mercato a partire da aprile, ha avvertito l'Agenzia Internazionale dell'Energia (Iea). La Russia esporta da 4 a 5 milioni di bpd.
La notizia arriva poco prima che l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e i suoi alleati, l'Opec+ che include l'Arabia Saudita e la Russia, si riunisca per discutere la riduzione dei limiti di fornitura. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e altri Paesi hanno esortato l'Opec+ ad aumentare rapidamente la produzione, ma non si prevedono colpi di scena. L'Opec+ dovrebbero lasciare invariati gli aumenti di produzione pattuiti di 432.000 barili al giorno.
Intanto, nelle prime ore del mattino, i prezzi del petrolio dopo la notizia che l’amministrazione Biden sta pensando a un massiccio rilascio delle riserve strategiche di greggio. I future sul Wti cedono il 6,46% a 100,86 dollari al barile; il Brent cala del 4,90% a 107,89 dollari.
I prezzi precipitano nel giorno della riunione dell'Opec+ nella quale i paesi produttori dovrebbero lasciare invariati gli aumenti di produzione pattuiti di 432.000 barili al giorno, nonostante le interruzioni del flusso di greggio dovute alla guerra in Ucraina. L'ipotesi che i paesi produttori non stringeranno i rubinetti non aiuta comunque il greggio ad attutire il crollo dei prezzi.
Intanto, avvio in cauto rialzo per Piazza Affari, in linea con le principali Borse europee. Nei primi scambi l'indice Ftse Mib sehna un +0,17% a 25,343,70 punti. Il focus degli investitori resta sull'Ucraina e sui segnali di un possibile allentamento della tensione sul terreno, accompagnato da un nuovo brusco calo dei prezzi del petrolio.
"Informazioni contraddittorie sull'andamento delle discussioni tra Russia e Ucraina", avverte John Plassard, specialista in investimenti di Mirabaud, continuano comunque a rendere i mercati volatili. Sul listino milanese brillano Saipem (+1,93%) e Tim (+1,25%) e scambiano in rialzo anche Unicredit e Mediobanca fra i bancari.
Tra gli industriali bene Pirelli (+0,16%) e Stellantis (+0,28%). In crescita anche Inwit a +0,49% e Generali assicurazioni a +0,55%. Giù Tenaris che cede l'1,45% ed Eni l'1,03%. In calo Banco Bpm, Leonardo, Nexi e Campari.
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