Ue, primo via libera al regolamento per contrastare gli abusi sui minori online, l’Italia si astiene: "No ai controlli di massa su chat private" - Affaritaliani.it

Economia

Ultimo aggiornamento: 16:54

Ue, primo via libera al regolamento per contrastare gli abusi sui minori online, l’Italia si astiene: "No ai controlli di massa su chat private"

Pur sostenendo la lotta agli abusi online, l'Italia ha chiesto di garantire un equilibrio con gli altri diritti costituzionali e di ampliare il confronto nelle prossime fasi, astenendosi dal voto al Csam

di Chiara Feleppa

Abusi sessuali sui minori online, dall'Ue via libera al Csam. L'Italia si astiene chiedendo più garanzie per la tutela della privacy

Primo via libera dei Ventisette alla posizione negoziale del Consiglio Ue sul regolamento per prevenire e combattere gli abusi sessuali sui minori online (Csam). Il Coreper, Comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Unione europea, ha approvato il testo senza discussione, autorizzando l’avvio del negoziato con Parlamento europeo e Commissione ma l’Italia, secondo quanto riferito da fonti informate, si è astenuta. Pur confermando il proprio impegno nella tutela dei minori e condividendo la necessità di rafforzare gli strumenti di contrasto alla pedopornografia online, Roma ha ribadito la richiesta di mantenere un equilibrio con gli altri diritti costituzionalmente garantiti alla persona e sollecitato la presidenza danese a prevedere un confronto più ampio nelle prossime fasi negoziali.

Le clausule 

La versione approvata segna un cambio significativo rispetto alle ipotesi iniziali. Nel testo scompare infatti l’obbligo per le piattaforme di messaggistica, come WhatsApp, di scansionare le comunicazioni private alla ricerca di materiale pedopornografico, il meccanismo noto come “chat control”. Uno tra gli aspetti più contestati, perché avrebbe introdotto forme di controllo generalizzato sulle chat degli utenti. Al suo posto viene resa permanente la misura temporanea attualmente in vigore, che consente alle aziende digitali di analizzare su base volontaria i propri servizi per individuare contenuti riconducibili agli abusi sessuali sui minori. Il testo include comunque una clausola che invita la Commissione europea a valutare, in un momento successivo, la necessità e la fattibilità di introdurre eventuali obblighi di individuazione.

Il mandato negoziale stabilisce che i fornitori di servizi digitali dovranno adottare misure per prevenire la diffusione di materiale pedopornografico e l’adescamento online dei minori. Inoltre, le autorità nazionali competenti potranno ordinare la rimozione o il blocco dell’accesso ai contenuti illegali, mentre per i motori di ricerca scatterà invece l’obbligo di eliminare dai risultati i link che rimandano ai materiali identificati. Il regolamento prevede inoltre la creazione di un Centro Ue sugli abusi sessuali sui minori, incaricato di supportare gli Stati membri e le piattaforme nell’attuazione delle nuove norme e nel coordinamento delle attività di contrasto.

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