Dazi, Trump e Xi ci riprovano. E Huawei non soffre The Donald - Affaritaliani.it

Economia

Dazi, Trump e Xi ci riprovano. E Huawei non soffre The Donald

Riprendono i negoziati, ma la Casa Bianca attacca ancora Pechino

Americani nella tana del lupo. Quasi monopolizzando l'attenzione dei mercati che sperano in una risoluzione definitiva delle tensioni commercali che mettono un freno alla crescita mondiale, gli Stati Uniti e la Cina riprendono oggi a Shanghai i negoziati per porre fine alla guerra commerciale tra i due Paesi. Una ripresa che non potrà certo giovarsi delle nuove lamentele del presidente americano, Donald Trump. Un mese dopo la nuova tregua siglata con il presidente cinese Xi Jinping, l'inquilino della Casa Bianca ha scritto una serie di tweet che hanno spedito i future a Wall Street in territorio negativo: "La Cina sta andando molto male, l'anno peggiore da 27", ha digitato facendo riferimento al Pil cinese del secondo trimestre, cresciuto del 6,2%.

Donald Trump
 

"Doveva iniziare a comprare i nostri prodotti agricoli adesso, nessun segno che lo stia facendo. Questo e' il problema con la Cina, non mantiene la parola. La nostra economia e' diventata molto piu' grande di quella cinese negli ultimi tre anni. Il mio team sta negoziando con loro ora ma (i negoziatori cinesi, ndr) cambiano sempre l'accordo alla fine affinchè sia in loro favore", ha continuato Trump. 

The Donald ha così rispolverato l'accusa che all'inizio di maggio Washington aveva lanciato contro Pechino (essersi tirata indietro rispetto ad impegni già presi) facendo saltare un'intesa che allora sembrava a portata di mano e dando il via a oltre un mese di tensioni.

Mentre il segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, e il rappresentante commerciale, Robert Lighthizer, incontrano il vice premier cinese Liu He a Shanghai, Trump e' tornato a insinuare quanto fatto nel fine settimana, ossia che la Cina "dovrebbe probabilmente aspettare le nostre elezioni (presidenziali del novembre del 2020, ndr) per vedere se viene eletto un democratico rigido come l'addormentato Joe (Biden, ndr). A quel punto potrebbero siglare un grande accordo, come negli ultimi 30 anni, e continuare a sfruttare gli Usa ancora di più e meglio di prima. Il problema nell'aspettare, tuttavia, sta nel fatto che se e quando vinco, l'accordo che (la Cina, ndr) otterrà sarà molto piu' duro di quello che stiamo negoziando ora...o non ci sara' alcun accordo".

I colloqui rappresentano il primo tentativo i riconciliazione dopo il brutale fallimento dei negoziati di maggio, quando la Casa Bianca ha accusato Pechino di avere violato i suoi impegni, innalzando dal 10% al 25% le tariffe su duecento miliardi di dollari di prodotti made in China, a cui aveva fatto seguito una misura di rappresaglia di Pechino, che ha innalzato le tariffe, fino al 25%, su sessanta miliardi di dollari di prodotti statunitensi. 

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Cina e Stati Uniti sono impegnati dallo scorso anno in una resa dei conti commerciale che ha portato all'imposizione reciproca di tariffe punitive su oltre 360 miliardi di dollari di scambi annuali.

La controversia tra i due Paesi si è allargata al campo tecnologico con l'inserimento a maggio del colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei su una lista nera dell'amministrazione statunitense per motivi di sicurezza.  Questo nuovo ciclo di negoziati - ricorda l'Afp - si sta svolgendo in un contesto complicato per Pechino, chiamata a contrastare da diverse settimane alcune importanti manifestazioni - anche violente - a Hong Kong e a far fronte a una forte ostilità da parte di Washington, di cui la Cina ha denunciato "l'arroganza e l'egoismo". 

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L'agenzia ufficiale cinese Xinhua ha ammesso questa mattina in un articolo di commento che le relazioni tra Pechino e Washington restano "tese" ed ha invitato gli Stati Uniti a "trattare la Cina con tutto il dovuto rispetto" se vogliono raggiungere un accordo.

Nonostante questo clima complicato, la ripresa dei negoziati segna un passo positivo dopo la tregua concordata a fine giugno tra il presidente Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping al vertice del G20 in Giappone. "Questa serie di colloqui mira a chiarire la posizione di entrambe le parti dopo un momento di pausa", ha affermato Jake Parker della Camera di commercio americana.

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Pechino e Washington "ripristineranno anche la fiducia che esisteva ad aprile ma che da allora si è dissipata", ha aggiunto il funzionario, citato dalla France Presse.

L'influente quotidiano inglese China Daily ha esortato oggi gli Stati Uniti a "rinunciare alla tattica della massima pressione", ritenendola "inefficace contro la Cina", mentre Stephen Innes, analista di Vanguard Markets, ha espresso un moderato, prudente ottimismo. È probabile che ci saranno "modeste concessioni ma premendo il piede sul freno", ha affermato Innes. Alla fine, dopo diversi mesi di crescenti tensioni, "un accordo su qualcosa, qualunque essa sia, sarà un fatto positivo".

Intanto, a dispetto della messa al bando da parte di Donald Trump che accusa Huawei di spionaggio, il gigante cinese della telefonia, il secondo produttore di smartphone al mondo ha registrato un fatturato in rialzo del 23,2% nel primo semestre. 

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Il presidente Liang Hua ha fatto sapere al mercato che nel periodo gennaio-giugno il fatturato di Huawei è stato di 401,3 miliardi di yuan (52,3 miliardi di euro), ribadendo come "nè la produzione, nè le spedizioni si siamo interrotte" nonostante le tensioni con gli Usa e che i ricavi nel periodo "siano cresciuti".

Il numero uno di Huawei ha specificato che "nel 2019 le entrate sono cresciute rapidamente fino a maggio. Viste le fondamenta che abbiamo posto nella prima metà dell'anno, continuiamo a vedere una crescita anche dopo che siamo stati aggiunti alla entity list (Usa, ndr)".

"Questo non vuol dire - ha aggiunto - che non abbiamo difficoltà davanti. Le abbiamo e potrebbero influenzare il ritmo della nostra crescita a breve termine". Hua ha assicurato, però, come Huawei "manterrà la rotta. Siamo fiduciosi in quello che riserva il futuro e continueremo a investire come previsto, tra cui un totale di 17,45 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo quest'anno. Affronteremo queste sfide e siamo convinti che Huawei entrerà in una nuova fase di crescita dopo che il peggio è alle spalle". Le spedizioni di smartphone nel periodo sono salite a 118 milioni (+24%) e il gruppo nel secondo semestre dell'anno si concentrerà "sul business consumer"