Economia

Ucraina, la guerra declassa l'economia mondiale. Fmi: Pil Italia giù del 2,3%

A pesare in maniera negativa sulle stime del fondo monetario internazionale la dipendenza energetica dalla Russia. Il quadro non è roseo nemmeno per la Germania

Guerra Russia Ucraina,  secondo il Fmi il nostro Pil si attesterà attorno al 2,3% invece del 6,6% dello scorso anno 

La guerra in Ucraina affonda l’Italia. Secondo le previsioni  del Fondo monetario internazionale, il nostro Pil si attesterà attorno al 2,3% invece del 6,6% dell’anno scorso. A pesare in maniera negativa la dipendenza energetica dal gas russo. Nei Paesi a maggior downgrade spunta anche la Germania: nel 2022 il Pil crescerà del 2,1% contro il 2,8% del 2021. 

In generale, il Fondo monetario internazionale declassa le stime di crescita dell'economia mondiale per la quale si prevede un rallentamento. Dopo la crescita del 6,1% nel 2021, nel suo World economic outlook, il Fmi il Pil di quest'anno e il prossimo al +3,6%, rispettivamente 0,8 e 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle proiezioni di gennaio.

Se si guarda oltre il 2023 "si prevede che la crescita globale diminuirà al +3,3% nel medio termine". La guerra "si aggiunge alla serie di shock che hanno colpito l'economia mondiale negli ultimi anni" e "ostacolerà gravemente la ripresa globale, rallentando la crescita e aumentando ulteriormente l'inflazione". Il capo economista del Fondo monetario internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas, spiega che "come le onde sismiche, i suoi effetti si propagheranno in lungo e in largo, attraverso i mercati delle materie prime, il commercio e i legami finanziari". La Russia "è un importante fornitore di petrolio, gas e metalli e, insieme all'Ucraina, di grano e mais. La riduzione dell'offerta di queste materie prime ha fatto salire notevolmente i loro prezzi".

Tagliate anche le stime della crescita dell'Eurozona al +2,8% per il 2022 e al +2,3% nel 2023 dopo il +5,3% registrata nel 2021. I maggiori downgrade si registrano in economie come Germania (+2,1% nel 2022 e +2,7% nel 2023 dopo la crescita del 2,8% del 2021, rispetto alle previsioni di gennaio una diminuzione di 1,7%, anche se per il 2023 +0,2%) e l'ltalia (+2,3% nel 2022 e al +1,7% nel 2023, dopo la crescita al 6,6% del 2021, rispetto alle previsioni di gennaio una diminuzione di 1,5%, mentre per il 2023 si tratta dello 0,5% in meno) "con settori manifatturieri relativamente ampi e maggiore dipendenza dalle importazioni di energia dalla Russia".

Il canale principale attraverso il quale la guerra in Ucraina e sanzioni alla Russia colpiscono l'economia dell'area euro "è l'aumento dei prezzi globali dell'energia e la sicurezza energetica. Visto che si tratta di Paesi importatori netti di energia, i prezzi globali elevati rappresentano uno shock commerciale negativo per la maggior parte dei paesi europei, che si traduce in una produzione inferiore e maggiore inflazione". Si stima poi un forte calo del Pil russo -8,5% e una contrazione dell'economia Ucraina del 35%. Parallelamente "l'inflazione è diventata un pericolo chiaro e attuale per molti Paesi. Anche prima della guerra, è cresciuta sulla scia dell'impennata dei prezzi delle materie prime e degli squilibri tra domanda e offerta". Ora prevediamo che "rimarrà elevata per molto più tempo".

Intanto fa sentire la sua voce anche la segretaria del Tesoro Usa, Janet Yellen sottolineando che "alcuni paesi e regioni, che erano già in condizioni di insicurezza alimentare e di emergenza, stanno ora affrontando ulteriori aumenti dei prezzi e interruzioni delle forniture di cibo, carburante e fertilizzanti importati. Le prime stime suggeriscono che almeno 10 milioni di persone in più potrebbero essere spinte nella povertà nell'Africa sub-sahariana solo a causa dell'aumento dei prezzi del cibo". La segretaria, in merito all'incontro dei ministri delle Finanze del G20 in programma a Washington, fa sapere che cercherà di evitare la maggior parte dei contatti con funzionari russi che parteciperanno ai meeting

Dopo che il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha tagliato le sue previsioni per la crescita economica globale i prezzi del petrolio sono calati notevolemente: il West Texas Intermediate in consegna a maggio ha perso 5,65 dollari, ovvero il 5,2 per cento, per stabilirsi a 102,56 dollari al barile al New York Mercantile Exchange. Il greggio Brent in consegna a giugno è sceso di 5,91 dollari, ovvero il 5,2 per cento, per chiudere a 107,25 dollari al barile al London Ice Futures Exchange.

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