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Economia
Russia, minuti contati per il default: restano solo 50 miliardi di riserve

Guerra Russia Ucraina, la durata dipenderà da quanto terrà l’economia reale e se non saranno ridotte le entrate provenienti da gas e petrolio

Mentre il presidente russo Vladimir Putin rassicura la Russia sul fronte economico, tenendo a bada le voci su un'inflazione alle stelle, con il rublo che torna ai livelli pre guerra, la governatrice della Banca centrale Nabiullina si defila, e nonostante il fallimento del “blitzkrieg economico” dell'Occidente, così definito da Putin, spiega che “l'economia russa "non può sopravvivere indefinitamente con le sue riserve finanziarie e dovrà trasformarsi per affrontare l'impatto delle sanzioni internazionali". Nabiullina ha sottolineato che ci vorrà fino al 2024 per riportare l'inflazione al suo obiettivo del 4%. E già nel secondo e terzo trimestre inizierà un periodo di trasformazione strutturale e di "ricerca di nuovi modelli di business".

In questo quadro se da una parte è vero che l'obiettivo di ridurre il rublo in carta straccia non è riuscito, grazie alla strategia della governatrice della Banca centrale, dall'altro è altresì vero che le riserve si stanno esaurendo, e potrebbero durare ancora per pochi mesi, sempre che non cambieranno le entrate russe per gas e petrolio, su cui punteranno le nuove sanzioni europee.

Secondo infatti quanto riportato dal Corriere della Sera, che ha recuperato un vecchio grafico che la Banca centrale russa ha rimosso dal web, ma che è stato recuperato dal sito statista, al 30 giugno 2021 il totale delle riserve ammonta a un controvalore di 591 miliardi di dollari, così ripartite: "il 13,8%, cioè ben 81,5 miliardi di dollari, si trova nelle banche cinesi; il 12,2%, cioè 72,1 miliardi, in Francia; il 10%, 59,1 miliardi, in Giappone; il 9,5%, 56,1 miliardi, in Germania; il 6,6%, 39 miliardi, negli Stati Uniti; il 5,5%, 32,5 miliardi, nelle Istituzioni multilaterali, come il Fondo monetario e la Banca dei Regolamenti internazionali, infine il 4,5%, 26,5 miliardi, nel Regno Unito". 

Se da una parte "Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito e Giappone puntano a chiudere tutti i conti della Banca centrale all’estero", dall'altra Mosca, però, "potrebbe sempre contare, come minimo, sul salvadanaio cinese. Lì il 30 giugno era depositato l’equivalente di 81,5 miliardi di dollari". 

A questo punto il quotidiano di via Solferino tenta di fare una stima e spiega: "E' ragionevole supporre che la Banca centrale russa avesse la stessa proporzione nelle diversificazione del portafoglio anche il 25 febbraio scorso. La quota cinese sarebbe stata pari allora a 88 miliardi, il  13,8% di 643,2 miliardi. Immaginiamo anche che i russi abbiano attinto solo a quei conti per sostenere il rublo, spendendo 38,8 miliardi. Ciò vuol dire che oggi avrebbe ancora l’equivalente di circa 50 miliardi di dollari da usare pronta cassa per fronteggiare un’altra crisi monetaria come quella di fine febbraio. Mosca, quindi, potrebbe essere in grado di sostenere la quotazione del rublo ancora per pochi mesi. Quanti? Dipende da quanto terrà l’economia reale e se non saranno ridotte le entrate provenienti da gas e petrolio". 

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