I lavoratori di Alitalia non sono pazzi - Affaritaliani.it

Economia

I lavoratori di Alitalia non sono pazzi

Gianni Pardo

Il governo non è da prendere sul serio

Il risultato del referendum dell’Alitalia sul salvataggio dell’azienda potrebbe essere giudicato una follia. Nessuno sembra disposto a buttare soldi nel pozzo senza fondo di questa dissennata compagnia aerea. Il ministro Delrio ha avvertito che la nazionalizzazione (ciò in cui sperano i dipendenti) è impossibile. Per chi l’avesse dimenticato, nazionalizzazione significa che lo Stato ripiana con soldi suoi – cioè nostri – le perdite di un’impresa privata, e l’amministra in deficit a tempo indeterminato. Infine le norme comunitarie vietano allo Stato  di aiutare con denaro pubblico un’impresa a non fallire. Ammesso che questo denaro l’abbia. Insomma, come ha detto il governo, rispetto al piano di salvataggio proposto, non esisteva e non esiste “un piano B”.
In condizioni normali, la conclusione non potrebbe essere che una:.dicendo “no” al referendum, i dipendenti dell’Alitalia hanno dimostrato di essere pazzi. Ma è così? Non proprio.
I bambini sono inesperti, deboli, e privi di risorse, ma sanno sfruttare al meglio il po’ d’esperienza accumulata nei loro pochissimi anni. Dal momento che devono ottenere tutto dai genitori, un loro grande problema è la gestione di due parolette: “sì” e “no”. Se il passato gli avesse insegnato che “no” significa “impossibile”, “sbagliato”, “costoso” e comunque “da non fare”, per loro sarebbe facile orientarsi. “No” significherebbe “no”. Invece l’esperienza gli ha insegnato che se quel no gli provoca un grande dispiacere, tanto da farli piangere, non raramente diviene sì. E così per loro, razionalmente, “no” significa “i grandi resistono”. E l’unico modo per sapere se la risposta vera è “sì” o “no”, è piangere, pestare i piedi, buttarsi per terra, singhiozzare fino al punto di perdere il respiro e di sentirsi male. Se, malgrado questo, il no rimane no, si trattava di un’impossibilità. Se invece il no diviene sì, si ha la conferma di avere utilizzato il metodo giusto.
Naturalmente, nulla del genere si sarebbe mai verificato se gli adulti avessero detto “no” soltanto quando era veramente indispensabile, mantenendolo poi inesorabilmente. Purtroppo in questo contesto si combinano spinte contraddittorie. I genitori hanno tendenza a dire di no perché, per esempio, giudicano la richiesta pericolosa per lo stesso bambino. Ma poi, dinanzi alla sua disperazione, si dicono che dopo tutto basterà stare un po’ più attenti, e il no diventa sì. Da questo il disastro.
Nel caso dell’Alitalia, da molti decenni lo Stato italiano prima dice no, perché sarebbe giusto dire no, poi, di fronte alle proteste e all’impopolarità, dice sì, cosicché, alla lunga, i lavoratori hanno imparato che il no del governo non è da prendere sul serio. Anche se viene pienamente dimostrato che la richiesta è assurda, in quanto l’impresa fallirebbe, i lavoratori hanno imparato ad insistere, perché alla fine iil governo cede.
Nel caso dell’Alitalia, che già tanto ci è costata, lo Stato dice ai lavoratori che no, non può aiutarli. È vietato. È impossibile. No, no e poi no. E che cosa comprendono i lavoratori? Che bisogna piangere di più, minacciare di più, protestare di più. Alla fine, il no diverrà sì, con buona pace di tutti. C’è il divieto dell’Unione Europea? E allora pestiamo anche i piedi. Ci dicono che le banche non fanno più credito alla compagnia? E allora rotoliamoci anche per terra. Ci costerà un po’ più di fatica del solito, ma alla lunga ce la faremo anche stavolta.
Ecco perché non si possono giudicare male i dipendenti Alitalia. Se c’è qualcuno che è irrazionale, è lo Stato, non loro. Il loro voto è assolutamente comprensibile. Quando si tratta di parole e di cerimonie, tutti sono disposti a far finta di credere alle peggiori sciocchezze, ma quando si tratta degli interessi economici, i discorsi stanno a zero e vale il realismo più cinico. Avendo visto tante volte che per l’Alitalia il dare e l’avere sono passatempi per ragionieri, e l’aritmetica non vale, non si possono certo accettare consistenti decurtazioni di salario. Sarebbe il mondo sottosopra. Per decenni si è sempre parlato di aumenti di stipendio ed ora addirittura si dovrebbero accettare diminuzioni di paga? Ragionando così si potrebbe anche pretendere che domani il sole sorga a occidente, che gli agnelli mangino i lupi e l’esperienza non conti più niente.
Auguri, cari dipendenti Alitalia. Personalmente non posso condannarvi. Fate fesso lo Stato. Lo merita.

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