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Economia
Ilva,cambi della Morselli nella prima linea.Nuovo direttore in arrivo a maggio

All’ex Ilva non c’è solo il grosso punto interrogativo sul futuro dell’area a caldo o della riconversione green degli impianti per rendere sostenibile a Taranto la produzione dell’acciaio. Anche la stretta operatività presenta molti livelli di incertezze. Dopo la lite sul bilancio 2020 di venerdì scorso, in cui il Ceo Lucia Morselli voleva la firma sotto al risultato di gestione anche del nuovo socio (richiesta inaccettabile e rispedita al mittente), secondo quanto riferiscono ad Affari alcune fonti interne alle “Acciaierie d’Italia”, il nuovo nome di ArcelorMittal Italia nell’era del coinvestimento pubblico, l’assemblea e il primo consiglio di amministrazione con la partecipazione dei tre rappresentanti del socio pubblico (il presidente Franco Bernabè e i due consiglieri Stefano Cao e Carlo Mapelli) restano ancora non riconvocati e con data da destinarsi.

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Sul fronte produttivo, con soltanto due altiforni funzionanti e un’acciaieria ferma su due, lo stabilimento tarantino sta viaggiando ai livelli dell’anno scorso che si è chiuso con 3,5 milioni di tonnellate (circa 10 mila tonnellate al giorno, comunque sotto la gestione commissariale) contro un target di 5 milioni da piano industriale annunciato dall’azienda, output che deve salire a otto milioni a regime nel 2025.

E, dai lavoratori fino allo stesso governo che sta seguendo da vicino il dossier con il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, gli occhi sono puntati sulla sentenza del 13 maggio del Consiglio di Stato che si pronuncerà sulla decisione del Tar che ha imposto lo spegnimento delle aree “a caldo”, la parte più inquinante dello stabilimento, su istanza del Comune di Taranto. Se questo scoglio sarà superato, l’avventura “Acciaierie d’Italia” potrà partire.

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Il presidente di Acciaierie d'Italia Franco Bernabè

Secondo quanto riferiscono alcune fonti sindacali, dopo esser stati convocati l’11 maggio da Giorgetti che in questo modo ha sventato una grande manifestazione di protesta delle tute blu dell’ex Ilva (erano pronti a partire otto pullman alla volta della Capitale) intorno al palazzo del Mise in programma per oggi sul doppio fronte della sicurezza e della cassa integrazione ed esuberi, Fiom, Fim e Uilm sono andate in pressing sul ministro leghista per spostare l’incontro di due giorni, dopo la decisiva pronuncia del Consiglio di Stato.

Ilva arcelormittal operai
 

L’unico fronte in movimento a Taranto è quello dei livelli apicali del gruppo dove, secondo quanto riferiscono sempre le fonti interne, la Morselli sta rimescolando le carte non soltanto nella parte amministrativa (ufficio legale, ecc…) ma anche in settori operativi, con spostamenti dei responsabili nelle diverse aree acciaieria, ghisa e altoforni. A cominciare dal mancato rinnovo del contratto di consulenza a Salvatore De Felice, storica figura dell’impianto siderurgico.

A maggio viene dato per certo, come preannunciato da Affaritaliani.it, il ritorno dal gruppo Arvedi, dove si occupava della gestione dell’area a caldo della Ferriera di Trieste, di Vincenzo Di Mastromatteo, tecnico d’origine pugliese che ha già lavorato all’ex Ilva sotto la gestione dei Riva e che prenderà il posto del direttore di stabilimento Loris Pascucci.

Secondo le fonti, le mosse della Morselli sono state messe in atto per interrompere memoria e continuità operative in vista dell’ingresso del partner statale che controllerà da vicino la gestione del nuovo investimento dello Stato, anche in vista anche del cambio del timoniere della società del 2022, in cui sarà il socio pubblico poi a dover esprimere l’amministratore delegato.

Su alcune figure di prima linea, poi, pende anche la conclusio del primo grado del processo Ambiente svenduto, processo che arriverà a sentenza a giugno e in cui i pubblici ministeri hanno chiesto una condanna a 20 anni di reclusione ad Adolfo Buffo, attuale direttore generale di ArcelorMittal Italia.

@andreadeugeni

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