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Economia
Istat, a marzo vendite giù. Il caro prezzi taglia il cibo nel carrello: -6%

Commercio, a marzo 2022 l'Istat stima un calo congiunturale per le vendite al dettaglio dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume

La guerra in Ucraina e l'inflazione galoppante affossano ancora le vendite al dettaglio del mese di marzo: secondo le stime Istat il calo congiunturale è dello 0,5% in valo e dello 0,6% in volume. Su base tendenziale l'aumento l'aumento è del 5,6% in valore e del 2,5% in volume.

Nel dettaglio, crescono i beni non alimentari in crescita dell'11,6% in valore e del 10,4% in volume, mentre quelle dei beni alimentari registrano un calo sia in valore dello 0,5% che in volume a -0,6%. Il valore delle vendite al dettaglio su marzo 2021 cresce per la grande distribuzione (+4,6%), le imprese operanti su piccole superfici (+7,7%) mentre e' in calo il Commercio elettronico (-3,9%).

Commercio, i rincari più alti riguardano olio di semi, gelati e verdura fresca 

Ma non solo vendite. Il caro prezzi taglia anche la spesa alimentare degli italiani che nel primo mese di guerra cala del 6% in quantità e dello 0,5% in valore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

E' quanto emerge dall'analisi Coldiretti sui dati Istat relativi al Commercio al dettaglio a marzo, che su base annua fanno registrare una diminuzione esclusivamente per i beni alimentari. In controtendenza volano solo gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +7,6% nelle vendite in valore. Un trend, precisa la Coldiretti, che evidenzia la difficolta' in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo e su beni essenziali.

A marzo, secondo la top ten degli aumenti dei prezzi al dettaglio stilata dalla Coldiretti su dati Istat, si va dal +23,3% dell'olio di semi al +6,2% dei gelati, a +17,8% della verdura fresca; seguono il burro (+17,4%), la pasta (+13%) i frutti di mare (+10,8%), la farina (+10%) la carne di pollo (+8,4%), la frutta fresca (+8,1%), e il pesce fresco (+7,6%).

A cambiare è stata anche la composizione del carrello della spesa segnato da comportamenti emotivi che hanno spinto molti a fare scorta nelle dispense di prodotti, per paura di non trovarli sullo scaffale. Rispetto al calo generale sono infatti aumentati infatti i volumi di acquisto di zucchero, pasta di semola, farina, riso e l'olio di semi ma anche di conserve di verdure, legumi, carne e pesce.

Lavoro e abusivismo, maglia nera per Calabria, Campania e Sicilia 

In tale quadro, piuttosto grigio, spunta l'ombra dei "pericolosi fantasmi", così definiti da Confartigianatao:  sono infatti 3,2 milioni i lavoratori irregolari e gli operatori abusivi del sommerso, che vale 202,9 miliardi, l'11,3% del Pil ed il 12,6% del valore aggiunto. E "sono 709.959 le aziende italiane maggiormente esposte alla concorrenza sleale ad opera di un milione di operatori abusivi che si spacciano per imprenditori", il maggior numero nel Nord, secondo le stime degli studi di Confartigianato. 

"In particolare, i rischi maggiori di infiltrazione abusiva li corrono 587.523 imprese artigiane, soprattutto nei settori dell'edilizia, dell'acconciatura ed estetica, dell'autoriparazione, dell'impiantistica, della riparazione di beni personali e per la casa, del trasporto taxi, della cura del verde, della comunicazione, dei traslochi", avverte Confartigianato. 

Abusivismo e lavoro sommerso - viene sottolineato - non risparmiano nessuna regione d'Italia, ma il Mezzogiorno ha il record negativo con il tasso di lavoro irregolare sull'occupazione totale pari al 17,5%, mentre il Centro Nord si attesta sul 10,7% e il Nord Est si ferma al 9,2%. Maglia nera per la Calabria, dove non è regolare un quinto (21,5%) degli occupati della regione, seguita da Campania (18,7%), Sicilia (18,5%), Puglia (15,9%), Molise (15,8%) e Sardegna (15,3%). Il tasso più basso di lavoro irregolare sul totale degli occupati (8,4%) si registra nella Provincia autonoma di Bolzano.

Ma - secondo le stime contenute nell'analisi di Confartigianato - è nel Nord che si annida il maggior numero di abusivi che si fingono imprenditori. La classifica regionale vede infatti in testa la Lombardia dove l'economia sommersa ne 'arruola' 130.800. Seguono la Campania (121.200), il Lazio (111.500), Sicilia (95.600) e Puglia (78.100). A livello provinciale, Roma batte tutti con 84.000 abusivi, seguita da Napoli (59.500), Milano (47.400), Torino (30.600), Salerno (26.100). 

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