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Economia
Lavoro, Great Resignation addio: gli italiani scelgono la stabilità

Fine della 'Great Resignation': gli italiani restano fedeli alla propria azienda

La nuova edizione della ricerca Global Workforce of the Future del Gruppo Adecco getta luce su un cambiamento drastico rispetto all'anno precedente. Molti lavoratori italiani vedono con favore il proprio stipendio e desiderano rimanere nella loro posizione.

La ricerca del Gruppo Adecco rivela uno scenario sorprendentemente diverso rispetto al 2022, in termini di desideri e aspettative dei lavoratori italiani. Il fenomeno noto come la "Great Resignation" sembra appartenere ormai al passato, con soltanto il 18% degli intervistati italiani che desidera un cambio di lavoro. Al contrario, il 71% desidera rimanere fedele alla propria attuale posizione lavorativa, ma con l'auspicio di percorsi di crescita personalizzati.

Tra coloro che desiderano cambiare lavoro, il 45% non sta cercando attivamente nuove opportunità ma è aperto a proposte, mentre il 19% è stato contattato da reclutatori o aziende e un altro 19% è alla ricerca attiva di nuove opportunità. Le principali motivazioni espresse dai lavoratori che vogliono un cambiamento includono la ricerca di un salario migliore (26%), l'insoddisfazione verso la loro attuale mansione (19%), la necessità di un migliore equilibrio tra vita e lavoro (18%), la richiesta di migliori benefit extra-salario (16%) e la speranza di un maggiore investimento da parte dell'azienda nella loro formazione (12%).

D'altra parte, coloro che desiderano rimanere nel proprio attuale impiego citano la stabilità (20%), un buon equilibrio tra vita e lavoro (18%), l'opportunità di mettere in campo le proprie competenze sul lavoro (16%), il salario (12%) e la cultura aziendale (11%) come i principali motivi per la loro decisione.

Tuttavia, il dato che emerge con maggior forza rispetto al 2022 riguarda il percepito sul proprio stipendio: il 58% dei partecipanti ritiene che sia adeguato rispetto all'aumento dei costi, mentre solo il 35% lo considera inadeguato, con un 7% che si dichiara incerto. Questo rappresenta una significativa evoluzione rispetto all'anno precedente, quando ben il 61% dei lavoratori non riteneva che il proprio stipendio fosse sufficiente per far fronte all'aumento del costo della vita.

Sergio Picarelli, Presidente di The Adecco Group Italia, commenta questi dati sottolineando l'interessante tendenza nel mercato del lavoro italiano. "Ciò che emerge con chiarezza dai dati è un desiderio di stabilità tra i lavoratori e una crescente attenzione da parte delle aziende alle esigenze dei propri dipendenti," afferma. "Ma è fondamentale essere consapevoli che le sfide non sono finite, anzi. Emerge una chiara attenzione dei lavoratori verso percorsi di crescita professionali che sappiano valorizzarli al meglio, e si consolida la richiesta di avere un maggiore equilibrio tra vita e lavoro. Serve quindi una maggiore consapevolezza da parte dei manager e dei responsabili di azienda, i primi in grado di avere un impatto positivo sul proprio ambiente di lavoro."

LEGGI ANCHE: Great Resignation, dagli Usa all’Italia: la fuga di massa dal posto di lavoro

Questi dati sono ulteriormente supportati da statistiche riguardanti il burnout tra i lavoratori negli ultimi mesi, con oltre uno su tre che ne ha sperimentato gli effetti. Le principali cause di burnout includono un carico di lavoro eccessivo, troppe responsabilità per il proprio ruolo e la mancanza di leadership.

Per contrastare questo fenomeno e tutelare la propria salute mentale, i lavoratori italiani ritengono che l'aspetto più importante sia il riconoscimento e la celebrazione degli obiettivi personali e di team (34%), seguito da una gestione realistica delle aspettative della vita lavorativa (20%), l'inclusività e il senso di appartenenza (19%) e il rispetto dei periodi di ferie (18%). Tutti questi aspetti ricadono principalmente sui manager e i leader delle aziende, reputati i principali responsabili della tutela del benessere dei lavoratori secondo il 48% dei partecipanti alla ricerca. Un 27% ritiene che ciascun individuo debba essere responsabile di sé stesso, mentre il 14% auspica un intervento da parte del Governo e il rimanente 9% mostra fiducia nei sindacati.

Sembra che la "Great Resignation" (il fenomeno  in cui un elevato numero di lavoratori decide di lasciare volontariamente il proprio lavoro)  sia ormai un capitolo chiuso in Italia, con un crescente desiderio di stabilità tra i lavoratori. Tuttavia, i lavoratori richiedono una maggiore attenzione alle loro esigenze e percorsi di crescita personalizzati. Gli aspetti più rilevanti includono un adeguato riconoscimento delle realizzazioni, un equilibrio tra vita e lavoro e una gestione realistica delle aspettative lavorative. Questi dati richiamano l'attenzione sul ruolo chiave dei manager e dei leader aziendali nel promuovere un ambiente di lavoro sano e soddisfacente. La "Great Resignation" potrebbe essere finita, ma il benessere dei lavoratori rimane al centro delle sfide del mercato del lavoro italiano.

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