Economia
Italia a corto di operai e saldatori: le professioni a rischio "estinzione"

Nel corso del 2023 le imprese hanno faticato a trovare personale nel 45,1% dei casi
Dall'operaio al farmacista: ecco le professioni a rischio di estinzione
Le aziende stanno avendo sempre più problemi a trovare personale, che si tratti di operai specializzati, tecnici o laureati in discipline scientifiche. Come riportato dalla Stampa, nel corso del 2023, la ricerca di risorse umane è risultata problematica per il 45,1% dei 5,5 milioni di lavoratori che dovevano essere assunti: un aumento di 4,6 punti percentuali rispetto al 2022 e addirittura di 18,7 punti percentuali rispetto al 2019, l'anno precedente alla pandemia di Covid-19.
In generale, le imprese italiane si trovano ad affrontare una sfida, poiché quasi la metà delle posizioni di lavoro è difficile da coprire. I dati forniti da Unioncamere-Anpal indicano un mismatch tra la domanda e l'offerta di lavoro nel 2023, con quasi la metà delle aziende che non riesce a trovare i lavoratori necessari per soddisfare le esigenze del settore produttivo. Il fenomeno del mismatch interessa circa il 49,2% delle assunzioni di gennaio, con evidenti difficoltà principalmente nella mancanza di candidati (31,1%) e nella preparazione inadeguata (14,3%). Tra le professioni più difficili da reperire si evidenziano gli specialisti nelle scienze della vita, operai nell’industria tessile, fonditori, saldatori, e tecnici nella gestione dei processi produttivi, ma anche in campo scientifico sembra esserci una carenza nel reperimento delle professioni , sopratutto per quanto riguarda farmacisti e biologi.
Nel dettaglio, per il mese di gennaio, il settore industriale ha programmato 172mila nuove assunzioni, evidenziando un lieve calo su base annua. Di queste, 121mila si sono concentrate nelle industrie manifatturiere e nei servizi di pubblica utilità, mentre le rimanenti 51mila nel settore edile. Dal lato dei servizi, si prevedono 336mila posti di lavoro, con un aumento del 2% rispetto all'anno scorso. Le piccole e medie imprese hanno mostrato un andamento positivo nelle assunzioni, con un incremento rispettivamente di 3.300 e 3.800 posti di lavoro in più rispetto all'anno precedente. Anche le grandi aziende segnalano un aumento, con 1.900 posti in più. Al contrario, le microimprese (con 1-9 dipendenti) hanno registrato una diminuzione di circa 4.500 posti.
I contratti a tempo determinato continuano a essere i più diffusi, sebbene in diminuzione rispetto al 2023, mentre quelli a tempo indeterminato evidenziano un incremento (+5,7%). Circa il 19% delle offerte di lavoro è indirizzato ai laureati, il 30% ai diplomati e il 32% ai detentori di qualifica o diploma professionale.