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Economia
Made in Italy, allarme rosso: sempre più aziende in mani straniere
Industria alimentare

Aziende italiane, sempre più industrie straniere all'assalto. Ecco i numeri

Il made in Italy continua ad attrarre gli investitori stranieri e il fenomeno è in forte crescita. C'era un tempo in cui i gruppi internazionali calavano in Italia per prendere i pezzi grossi dell’industria, le turbine del Nuovo Pignone, l’eredità dei Gucci, gli elettrodomestici Indesit, le poltrone Frau, i treni Ansaldo Breda, l’acciaio dell’Ilva, l’elettronica per l’auto della Marelli. Alcune di queste storie hanno avuto un lieto fine, altre meno, altre ancora addirittura catastrofico, a seconda della volontà degli acquirenti di far prosperare le attività acquisite. Oggi - si legge su Affari e Finanza di Repubblica - il fenomeno evolve in nuove direzioni: anche se l’attrazione esercitata dai bei nomi del made in Italy resta sempre enorme, a catturare l’interesse dei compratori sono spesso anche aziende molto piccole.

A suggerire questa tendenza sono i numeri elaborati da Infocamere, la società per l’innovazione digitale delle Camere di Commercio. Il punto di partenza è il 2017: all’epoca le imprese industriali italiane con una presenza straniera erano 4.218. Cinque anni più tardi, passata l’emergenza Covid ma con gli equilibri geopolitici ancora in subbuglio, il numero totale è cresciuto a 5.435, il 22% in più. Un’accelerazione ancor più evidente per le imprese nelle quali un singolo azionista estero ha la maggioranza assoluta, salite del 26% a 4.043, oltre mille più del 2017.

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Così, - prosegue Affari e Finanza - sull’intera galassia dell’industria italiana, quelle controllate da soci stranieri sono aumentate dall’1,4 all’1,9%. In testa alla classifica dei proprietari stranieri di industrie italiane c’è in effetti la Germania, peso massimo continentale. Più sorprendente è l’avanzata della Gran Bretagna, le cui aziende nel 2017 controllavano 299 industrie italiane, salite a 401 a fine 2022, terzo posto in classifica. Alcuni gruppi, probabilmente, hanno rafforzato la base in Europa anche per rispondere alle insidie della Brexit.

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