Economia
Manovra, Tria: "Reddito di cittadinanza e quota 100 da aprile"
Il ministro dell'Economia: lo spread sta già calando, prevediamo di risparmiare 2 miliardi di interessi
"Il reddito di cittadinanza partirà il primo aprile e quota 100 entrerà in vigore per i privati ad aprile e per il pubblico impiego a ottobre". Dopo il via libera di Bruxelles all'accordo con il governo sulla manovra, accordo che ha scongiurato l'apertura della procedura europea per deficit eccessivo legata al debito nei confronti dell'Italia, il ministro dell'Economia Giovanni Tria inizia a dare i primi dettagli della legge di bilancio per il 2019 nella sua versione definitiva che finalmente domani potrà iniziare al Senato il suo percorso parlamentare da terminare prima della fine dell'anno. Anche per scongiurare l'esercizio provvisiorio. Una manovra che genererà un "effetto espansivo sull'economia da 0,4 punti Pil (circa 7 miliardi, ndr)".
Nella ex Finanziaria spunta la Web Tax sui "servizi digitali"/ Web tax al 3% per le imprese che si occupano di commercio ma anche quelle che vendono dati e fanno pubblicita online. E' la nuova imposta sui servizi digitali, che il governo inserirà nella manovra attraverso il pacchetto di modifiche che dovrebbe arrivare a breve in commissione Bilancio al Senato. Il prelievo interessa ''i soggetti esercenti attività d'impresa che singolarmente o a livello di gruppo, nel corso di un anno solare realizzano'' uno dei seguenti risultati: un ammontare complessivo di ricavi ovunque realizzati non inferiore a 750 milioni; un ammontare di ricavi derivanti da servizi digitali realizzati nel territorio dello Stato non inferiore a 5,5 milioni. |
Il numero uno di Via XXX Settembre ha spiegato che con le misure concordate con l'Europa, l'ex Finanziaria scende dai precedenti 38 a 31-32 miliardi. "Più o meno siamo su quelle cifre", ha detto Tria rispondendo a Bruno Vespa sull'entita del Ddl bilancio durante la registrazione di Porta a Porta.
"Pensiamo di recuperare parte del deficit attraverso la vendita degli immobili. Gli obiettivi di bilancio - ha spiegato successivamente - sono al sicuro, abbiamo considerato anche queste entrate perchè lo spread calerà e sta già sta calando e abbiamo considerato di recuperare due miliardi di risparmi di spesa per interessi. Sono risparmi che non possono essere messi in bilancio secondo le regole europee perchè bisogna considerare la media dei tassi dell'ultimo periodo, ma noi li consideriamo".
All'Italia è stata "concessa una flessibilità che vale 0,2 punti di Pil, quasi quattro miliardi" per gli investimenti in infrastrutture e sul dissesto idrogeologico che "non saranno conteggiati nel deficit".
Alla fine, per evitare la procedura comunitaria d'infrazione, il prezzo pagato dal governo giallo-verde è stato il seguente: 4,6 miliardi di euro per il rinvio e la rimodulazione del reddito di cittadinanza e di quota 100 sulle pensioni; 4,2 miliardi di taglio agli investimenti; 450 milioni per l'aumento delle tasse su scommesse e gioco d'azzardo.
Complessivamente il deficit nominale è stato portato dal 2,4% al 2% (2,04% senza arrotondamenti d'uso) e l'obiettivo di crescita è sceso dall'1,5% all'1%, un livello che se non verrà raggiunto farà scattare le famose clausole di salvaguardia costituite da aumenti dell'Iva e delle accise sulla benzina.
Inoltre, l'Italia si è impegnata a congelare 2 miliardi di spesa nel 2019, che saranno sbloccati a metà anno solamente se la traiettoria del deficit sarà in linea con le previsioni, e una clausola di salvaguardia per il 2020 che potrebbe portare a un aumento di Iva per 9,4 miliardi per coprire i costi del reddito di cittadinanza e quota 100.
Ma anche la Commissione europea ha fatto alcune concessioni: l'esecutivo comunitario ha accettato di scomputare 3,15 miliardi per la ricostruzione del ponte di Genova e la messa in sicurezza di altre infrastrutture, e ha rinunciato a esigere un miglioramento del deficit strutturale di almeno lo 0,1%.
Tria infine ha spiegato di non "aver mai pensato" di dimettersi. "Sarei stato incoerente e irresponsabile. Ora ho dimostrato che non c'era motivo di dimettermi", visto che la manovra è stata condotta in porto", ha detto il ministro, secondo cui ora "è chiaro a tutti che se un governo accetta di rispettare le regole fiscali europee, pur mantenendo la manovra, non è un governo che si prepara a uscire dall'euro".
"Speriamo di evitare la recessione. Le ultime informazioni danno un miglioramento e sono meno pessimistiche. Molto dipenderà dalla fiducia sui mercati - ha concluso Tria - che si può recuperare con l'accordo sulla manovra e l'andamento dello spread".