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Economia

Mediaset sale in ProsiebenSat.1, in Germania raccolta pubblicitaria doppia rispetto all’Italia

Con gli ultimi acquisti effettuati in settimana, Mediaset ha portato propria quota nel capitale di ProsiebenSat.1 al 24,2%, ovvero al 24,9% dei diritti di voto, ormai a un soffio dal 25% per salire oltre il quale (e arrivare sino alla soglia del 30%, sopra la quale scatterebbe l’obbligo di Opa) Cologno Monzese dovrebbe chiedere nuovamente, come già fatto per poter salire dal 20% al 25%, l’autorizzazione all’Antistrust di Berlino così da poter poi esercitare i propri diritti in assemblea. 

Mentre in Italia le incertezze sulla durata e profondità della depressione scatenata dalla pandemia di Covid-19 hanno “significativamente ridotto” la visibilità sui risultati del 2020 (e del 2021), tanto che Kepler-Cheuvreux ha ridotto la raccomandazione su Mediaset da “hold” (mantenere) a “reduce” (ridurre) e il prezzo obiettivo da 1,7 euro a 1,3 euro per azione, le prospettive di riuscire a creare un polo europeo della televisione generalista sotto il “cappello” MediaforEurope (Mfe).

Un polo, quello di Mfe, che nelle intenzioni di Pier Silvio Berlusconi raccoglierà non solo le attività italiane e spagnole del gruppo controllato dalla famiglia italiano, ma anche la partecipazione in ProsiebenSat.1 e sarà aperto a futuri ingressi. Un polo che è in antitesi a quello immaginato da Vincent Bolloré con Vivendi e CanalPlus al centro di una rete di broadcaster del Sud Europa pronti a far concorrenza agli over the top a partire da Netflix, in queste settimane sugli scudi a Wall Street grazie all’incremento di abbonati favorito dai vari lockdown in giro per il mondo.

Kepler-Cheuvreux stessa sottolinea le implicazioni positive dell’integrazione, in termini quanto meno di sinergie e maggiore scala. Soprattutto, la Germania è, assieme al Regno Unito, uno dei due maggiori mercati pubblicitari europei e per di più uno dei due che è maggiormente cresciuto da inizio millennio. I due paesi, che nel 2004 rappresentavano il 53% di tutta la raccolta pubblicitaria europea, erano infatti saliti al 64% del totale nel 2018 secondo una ricerca di Confindustria Radio Televisioni. 

La sola Germania valeva a fine 2018 20,5 miliardi di euro l’anno di raccolta pubblicitaria, con una crescita media annua del 2,1% nell’ultimo quindicennio. L’Italia, quarto mercato pubblicitario europeo (dietro anche la Francia) con 8,5 miliardi non solo non pesa neppure la metà della Germania, ma in questi anni è rimasta al palo, vedendo il suo peso sul totale europeo calare dal 15% all’11% e la sensazione è che anche dalla crisi da Covid-19 Berlino riuscirà ad uscire prima e meglio di Roma.

Per Mediaset, finora focalizzata sui due mercati meno dinamici dei “big five” europei (la Spagna valeva a fine 2018 solo 5,7 miliardi di raccolta pubblicitaria annua, contro i 6,2 miliardi del 2004, con un calo medio annuo dello 0,5% nel periodo), sbarcare in Germania con una posizione dominante è strategico quanto e più che riuscire a tornare, con maggiore successo che in passato, in Francia o a sbarcare in Gran Bretagna, coinvolgendo ulteriori partner in Mfe.

Anche perché Berlino, sempre pronta a farsi alfiere del libero mercato in casa d’altri ma a difendere con le unghie e coi denti i propri interessi, potrebbe vedere di buon occhio il matrimonio tra Rtl, network televisivo che fa capo a Bertelsmann, e la stessa ProsiebenSat (che due giorni fa ha ritirato la guidance sui risultati dell’anno in corso a causa dell’incertezza dovuta al Covid-19), magari attraverso una fusione carta contro carta. 

Mediaset per ora non scopre le sue carte: gli analisti continuano a giudicare basse le probabilità di una fusione Prosiebeb.Sat1-Mfe e vedono le mosse del gruppo italiano come una forma di “pressione” sul management tedesco, in particolare ora che il Ceo Maximilian Conze, ostile a MediaforEurope, si è dimesso a fine marzo venendo sostituito dal Cfo Rainer Beaujean. Sullo sfondo restano da valutare le mosse dell’imprenditore ceco Daniel Kretinsky che con la propria holding (Czech Media Invest, Cmi) è salito al 10,1% di ProsiebenSat.1 e che è già presente sul mercato pubblicitario francese attraverso la partecipazione nel capitale di testate come Le Monde, Elle e Marianne e che potrebbe anche per questo guardare con interesse al progetto Mfe. 

Il tutto Vivendi permettendo, ma l’allungarsi dei tempi per la soluzione giudiziaria del braccio di ferro tra Bolloré e i Berlusconi dovuto alle chiusure dei tribunali per coronavirus potrebbe infine far propendere per un accordo extragiudiziario, ipotesi che avrebbe il pregio di far decadere un “petitum” di oltre 3 miliardi di euro a cui ha fatto cenno anche il quotidiano Il Giornale, vicino alla famiglia Berlusconi e solitamente molto prudente sul tema. Se così fosse la pandemia di Covid-19, dopo aver penalizzato il presente di Mediaset contribuirebbe a rendere più solido il futuro di Mfe.

 

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