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Economia
Mediobanca, Delfin a bocca asciutta. La fake dei consiglieri vicini a ex soci

Dopo la salita di Leonardo Del Vecchio al 18,9% di Mediobanca (che corre a Piazza Affari grazie all'appeal speculativo dell'operazione), gli occhi di quanti seguono da vicino le sorti dell’ex salotto buono della finanza che da Piazzetta Cuccia arriva fino alle Generali di Trieste si sono diretti immediatamente sul consigliere Maurizio Costa (nella foto in alto). Il motivo? Dopo l’uscita a metà maggio di Fininvest dall’azionariato della merchant bank milanese, a detta di ambienti vicini all'imprenditore dell'occhialeria l’ex amministratore delegato della Mondadori ed ex vicepresidente della holding dei Berlusconi è l’indiziato speciale di chi fra i membri del board potrebbe fare un passo indietro per lasciare il posto a un rappresentante del nuovo socio Delfin che ha in tasca ora quasi un quinto del capitale.

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Alberto Nagel e Romolo Bardin

Costa, che in Piazzetta Cuccia è anche presidente del comitato nomine (riconfermato dopo aver ricoperto lo stesso ruolo anche nel precedente mandato), era entrato in consiglio di amministrazione di Mediobanca nel rinnovo degli organi sociali del 2014, proprio come espressione dell’allora patto di sindacato, in cui la holding dei Berlusconi aveva apportato il proprio 2% del capitale.

Ora, uscita Fininvest (dove sono rimasti perplessi riguardo all’attività di reportistica di Piazzetta Cuccia sull’ex nemico Vivendi durante la lunga querelle giudiziaria fra Vincent Bollorè e il Biscione) con 175 milioni di euro in portafoglio da investire altrove, Costa lascerà? A quanto pare, il manager con grande expertise nel mondo dell’editoria (è stato presidente della Fieg e prima della gestione Cairo anche presidente di Rcs) resterà ben saldo al suo posto fino al 2023.

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Marina Berlusconi

Fonti finanziarie spiegano ad Affaritaliani.it che Costa è stato rinnovato in Mediobanca come indipendente nella lista stilata per la prima volta dal consiglio uscente a fine ottobre dello scorso anno in un percorso di governance che in questa modalità non è in rappresentanza degli azionisti. Una lista, si sottolinea, che ha ricevuto in assemblea un ampio consenso corrispondente al 67,6% del capitale presente (il 44,2% di quello complessivo), fra cui i numerosi fondi internazionali e investitori istituzionali che hanno in tasca quote di Mediobanca.

A conferma della mancanza del legame di “diretta espressione”, al momento della dismissione della proprio 2% con il  coinvolgimento di UniCredit, Fininvest non avvisò Costa della propria volontà di uscire dal capitale della banca guidata da Alberto Nagel.

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Leonardo Del Vecchio

Che non vi sia stato nessun legame con il destino di consigliere di Costa in Piazzetta Cuccia trova conferma anche nella holding della famiglia Berlusconi. Del Vecchio  storcerà il naso?

Per qualcuno no, perché per ricevere lo scorso anno il disco verde della Vigilanza a salire fino al 20% del capitale, il patron di Delfin si è definito un “investitore finanziario” che significa che non può influenzare governance, management e strategia della banca di cui compra le azioni.

Inoltre, Del Vecchio ha già votato la lista di minoranza di Assogestioni, che ha eletto due membri nel board, ora in carica fino al 2023. 

@andreadeugeni

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