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Economia
Mediolanum, Doris a Nagel: l'M&A non s'ha da fare. E Mediobanca bussò al Leone

L'offerta di M&A della merchant bank declinata perché la famiglia Doris ha preferito andare avanti da sola

Prima Mediolanum, poi Banca Generali, entrambe entrate nel radar di Mediobanca che non ha potuto poi finalizzare la propria strategia di crescita nel gestito e nei ricavi commissionali. In occasione della conference call sui risultati dei primi nove mesi dell'anno, l'amministratore delegato di Mediolanum Massimo Doris ha rivelato che un anno fa il numero uno di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel gli ha proposto una fusione tra i due istituti, ma l'offerta è stata declinata perché la banca della famiglia Doris ha preferito andare avanti da sola. 

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Il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel


 

"Nagel mi aveva proposto una fusione e, pur apprezzando che vedesse in Banca Mediolanum un partner importante, l'ho ringraziato ma gli ho spiegato che pur essendo soddisfattissimi di come Mediobanca è gestita, preferivamo stare da soli", ha rivelato il banchiere di Mediolanum, anche se una fonte vicina alla situazione ha fatto sapere che "non si è mai andati oltre un sondaggio esplorativo".

Il dossier Banca Generali e la battaglia per la discontinuità nella governance di Generali

Un niet che ha spinto poi Nagel a rivolgere le proprie attenzioni nei contronti della controllata del Leone guidata da Gian Maria Mossa, progetto poi bocciato in comitato investimenti di Generali per l'opposizione dei due soci forti Francesco Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, rappresentato dal Ceo di Delfin Romolo Bardin e che secondo alcune fonti è stato alla base del deterioramento definitvo del rapporto fra i due imprenditori, anche azionisti di Piazzetta Cuccia e il numero uno della merchant bank.

Ora Nagel, al timone di Mediobanca dal 2007, è sotto pressione a causa del disaccordo con Del Vecchio e il patron del Messaggero sulla conferma ad aprile prossimo di Philippe Donnet alla guida di Generali, di cui Piazzetta Cuccia è prima azionista, anche con un prestito titoli che la porterà a controllare il 17,22% del Leone in vista dell'assemblea della compagnia. 

Banca Mediolanum non ha intenzione di aumentare la sua quota in Mediobanca (al 3,3% e riclassificata in bilancio da strategica a "held to collect and sell", dunque anche cedibile per far cassa) con cui aderisce all'accordo di consultazione che raggruppa circa il 10% del capitale della merchant e che sostiene apertamente l'attuale guida, né punta ad acquistare azioni Generali restando fuori alla battaglia per il colosso tricolore delle polizze. "Siamo un azionista finanziario", ha ricordato Doris aggiungendo che "questo investimento ci ha sempre dato tantissimi ritorni, finchè continua così noi rimarremo partner".

Il contatto con Nagel, ha raccontato Doris, risale a "più di un anno fa", nel tentativo di Piazzetta Cuccia di allargare il proprio perimetro nel settore delle gestioni patrimoniali. "Da allora - ha aggiunto il banchiere - non ci siamo più sentiti e non ho mai sentito nè Leonardo Del Vecchio nè Francesco Caltagirone". 

Il focus di Mediolanum è ora quello di svilupparsi nel nostro Paese e Spagna. Mediobanca invece è caccia di occasioni di crescita per linee esterne in Italia, operazione da realizzare anche facendo cassa con una parte del quota in Generali.  Ma al momento, come anche più sottolineato da Nagel, non ci sono asset in vendita. O altri, come il gioiellino Fineco che vale quasi un miliardo in più di Pazzetta Cuccia, sono troppo costosi.  

@andreadeugeni

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