Economia
Mercato immobiliare, la casa resta il motore dell'economia in Italia: giro d'affari per 370 miliardi pari al 17% del Pil
Entro il 2050 il comparto varrà 520 miliardi e gli occupati cresceranno a 3 mln

La casa è il motore dell’economia: il real estate residenziale vale 370 miliardi e il 17% del PIL
Oltre 370 miliardi di euro di PIL, pari al 17% dell’economia nazionale, 2,3 milioni di occupati e un valore patrimoniale superiore a 6.600 miliardi di euro: il settore immobiliare residenziale italiano si conferma uno dei principali motori dell’economia nazionale ed elemento fondamentale per il benessere e la coesione sociale. A evidenziarlo è il 3° Rapporto “La casa per la città del futuro”, realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Investire SGR, che torna a restituire una fotografia aggiornata, articolata e prospettica di un comparto in continua evoluzione, ma oggi più che mai bisognoso di attenzione politica e istituzionale e di supporto strutturale e da parte della popolazione.
Secondo le previsioni del report il valore dell’industria immobiliare residenziale ha potenzialità di crescita fino a 520 miliardi di euro nel 2050 (+40%), contribuendo alla creazione del 18,5% del PIL nazionale, con occupati nel settore da 2,3 milioni a 3,05 milioni (+32,5%). I servizi gestionali (“tradizionali” e “istituzionali”) passeranno da un peso congiunto di 85 miliardi di euro (22,5%) a 145 miliardi di euro (28%), diventando fattore trainante della crescita.
La casa nel mondo, in Europa e in Italia: numeri che contano
Il valore complessivo degli immobili residenziali nel mondo ha superato i 250mila miliardi di euro. L’Europa, con un decimo della popolazione globale, concentra il 25% di questo patrimonio. L’Italia è uno dei Paesi chiave: le sole abitazioni italiane rappresentano oltre il 10% del valore immobiliare del continente.
Nel nostro Paese, degli oltre 135 miliardi di euro di fatturato immobiliare annuale, circa 100 miliardi provengono direttamente dagli scambi di case, ma questo dato è solo la punta dell’iceberg di un sistema economico ben più ampio e articolato, che genera valore attraverso una filiera estesa e interconnessa: muratori, architetti, agenti immobiliari, property manager, manutentori, imprese artigiane, professionisti e operatori del settore arredo e design.
“La casa è un bene economico, sociale e culturale insostituibile. Non solo accompagna i bisogni delle persone in ogni fase della vita, ma incide direttamente sulla produttività, sulla coesione sociale e sulla qualità della vita collettiva. La nostra ricerca mostra chiaramente come l’industria immobiliare residenziale sia un ecosistema complesso, dinamico e strategico, ma anche fragile se non sostenuto da regole chiare, visione istituzionale e investimenti stabili. È arrivato il momento di riconoscere ai 370 miliardi di euro di produzione economica legati alla casa il ruolo che realmente hanno: un pilastro dello sviluppo nazionale”, sostiene Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari.
“Se vogliamo città vive, sostenibili e inclusive, dobbiamo ripartire dalla casa. Serve una visione condivisa tra pubblico, privato e cittadini, fondata sulla qualità, l’efficienza e la gestione evoluta degli spazi. Solo così potremo affrontare le grandi sfide urbane e sociali dei prossimi decenni.”
Un settore centrale per l’economia e la società italiana
Il real estate residenziale è molto più di un settore economico: è una componente strutturale dello sviluppo fisico, sociale ed economico del Paese. Secondo il report, oltre l’11% del PIL italiano è direttamente attribuibile a componenti dell’industria immobiliare residenziale diverse dalle compravendite, come servizi, manutenzioni, arredo e gestione. La stretta connessione con il comparto delle costruzioni, che da solo impiega 750 mila persone, fa della casa una leva anticiclica per l’occupazione e un volano per la crescita del Paese.
“Abbiamo provato a misurare l’impatto che i nostri investimenti immobiliari nel settore living – dove gestiamo masse per oltre 3 miliardi di euro – generano sull’economia reale del Paese”, afferma Michele Beolchini, Head of Product Development & Fundraising.
“In particolare, considerando le nostre piattaforme PRS ITALY I e II, dedicate alla residenzialità a reddito con servizi, abbiamo riscontrato come per ogni euro da noi investito venga generato un ulteriore indotto di 65 centesimi a beneficio del tessuto imprenditoriale italiano delle piccole e medie imprese. Infatti, negli ultimi 5 anni le nostre piattaforme PRS, in parallelo agli investimenti diretti in real estate (€190 mln sino ad oggi), hanno innescato numerose altre attività nell’ambito dei servizi immobiliari coinvolgendo più di 340 fornitori di piccola media grandezza (con un fatturato medio di c. €3 mln) per complessivi €125 mln”.
La sfida dell’obsolescenza: un patrimonio da rigenerare
Il 65% degli edifici residenziali italiani è stato costruito prima dell’introduzione di norme moderne in materia di qualità edilizia, sicurezza sismica ed efficienza energetica. Un quarto del patrimonio risale addirittura a prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. Nonostante ciò, interventi di manutenzione e riqualificazione delle zone urbane consolidate hanno permesso il mantenimento di standard abitativi medio-alti, portando la spesa per manutenzioni e ristrutturazioni a superare quella per nuove costruzioni, rendendo la gestione immobiliare il fulcro dell’intero sistema.

Nuove domande, nuove sfide: abitare oggi
Negli ultimi vent’anni, la domanda abitativa si è radicalmente trasformata: nuclei familiari più piccoli, aspirazioni abitative diversificate, maggiore attenzione a spazi di qualità, localizzazione strategica, flessibilità e sostenibilità. L’incontro tra domanda e offerta si è fatto più difficile, anche per il crescente divario tra i prezzi degli immobili e la capacità di spesa delle famiglie.
L’emergenza abitativa, esplosa nel quinquennio 2020–2025, interessa l’intera Europa le difficoltà di messa a punto di soluzioni evidenziano la necessità di coinvolgimento di più attori: il settore pubblico ha risorse limitate e normative spesso rigide, mentre il privato è fortemente vincolato a logiche di sostenibilità economica. Serve una nuova alleanza tra sfera pubblica e privata, fondata su regole certe, visione di lungo periodo e strumenti operativi efficaci.
L’evoluzione dei servizi gestionali: la leva per la crescita
Il vero fattore abilitante per lo sviluppo del settore nei prossimi decenni sarà la gestione immobiliare, sia nella sua forma “tradizionale” che in quella “istituzionale”. Attualmente, solo il 20% delle 35,7 milioni di abitazioni italiane è gestito formalmente da amministratori o operatori professionali, e meno del 7,2% è di proprietà di soggetti “non fisici”. Tuttavia, è proprio in questa porzione che si concentra l’evoluzione più dinamica e industrializzata dell’intera filiera.
Un settore da sostenere per far crescere il Paese
Perché la casa possa continuare a essere considerata un diritto per i cittadini, un’opportunità per le imprese e un volano per l’economia, è doveroso lavorare al disegno di un quadro normativo univoco, una pianificazione lungimirante e politiche pubbliche efficaci. La qualità dell’abitare è una risorsa strategica nazionale, che incide su salute, produttività, sostenibilità urbana e competitività dei territori.


