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Economia
Mps, Franco: con la cura esuberi in rosso nel 2022. Vendita senza spezzatino

Per il numero uno del Tesoro "al momento 2,5 miliardi di aumento di capitale è una cifra adeguata"

Per il Monte dei Paschi, sulla base del piano industriale approvato a dicembre scorso, si profilerebbe "una consistente perdita di esercizio quest'anno con un ritorno all'utile nel 2023". Lo indica il ministro dell'Economia, Daniele Franco, nel corso dell'audizione davanti alle Commissioni Finanze riunite di Camera e Senato sulla vicenda della banca controllata dal Tesoro da cinque anni.

Per il piano approvato nel dicembre scorso "è in corso un'ulteriore revisione" dopo il cambio del top manager, aggiunge il ministro. Il piano 2022-2026 ricorda il ministro "prevedeva un aumento di capitale da 2,5 miliardi, cifra adeguata, da realizzare a condizioni di mercato" e che "rimodulava obiettivi già contenuti" nel piano precedente tra i quali "semplificazione della struttura, consolidamento del processo di derisking, investimenti per digitalizzazione e un processo di razionalizzazione per incidere sui ricavi e sui costi".

Franco aggiunge: "Ricordo una campagna di esodi del personale che avrebbe dovuto consentire 275 milioni annui di riduzione dei costi. Il piano prevedeva che gli oneri straordinari di ristrutturazione fossero prevalentemente sostenuti nel 2022 pertanto, sulla base del piano, la banca registrerebbe una consistente perdita di esercizio con ritorno all'utile nel 2023 e un riallineamento della redditività a quelli dei principali gruppi domestici a partire dal 2024". Franco poi ha precisato che il gruppo senese dovrà essere ceduto in blocco, e non dovrà essere "spezzettata".

Il numero uno del Tesoro ha tracciato il percorso che la banca dovrà seguire con il nuovo amministratore delegato, Luigi Lovaglio, che dal 7 febbraio ha sostituito Guido Bastianini. La prima sfida per il Monte è l'aumento di capitale. Il piano dovrà essere "credibile" e dovrà "rassicurare i mercati" in modo che l'aumento possa essere realizzato al più presto. A queste condizioni lo Stato, che ha una quota del 64,2%, farà la sua parte. Solo dopo la ricapitalizzazione, si potrà pensare alla privatizzazione di Rocca Salimbeni.

Il Mef sta dialogando con la Commissione Ue per ottenere una "congrua proroga" per l'uscita dal capitale di Mps. Quanto al partner, dopo il passo indietro di Unicredit si riducono le possibilità che si tratti di una banca italiana. Il compratore potrebbe essere quindi anche un intermediario europeo, "l'importante è che si riescano a tutelare i dipendenti, il rapporto con il territorio e il marchio".

Per riuscire a chiudere l'aumento di capitale, il Monte dei Paschi ha bisogno di un piano di ristrutturazione credibile che porti la banca su un sentiero di rilancio. "Ci attendiamo che il piano industriale rivisto fornisca rassicurazioni ai mercati circa l'adeguatezza degli obiettivi prefissati nonchè la credibilità e la tempestività della sua corretta esecuzione. La prima sfida", ha sottolineato il ministro, "sarà la realizzazione dell'aumento di capitale che richiederà un piano credibile ed elevata capacità di realizzazione in modo da attrarre le risorse e i capitali privati necessari per qualificarla a condizioni di mercato, conformente alla disciplina sugli aiuti di Stato. Queste sono le condizioni che consentiranno allo Stato di partecipare all'operazione per la parte di propria competenza".

Il rafforzamento della patrimonializzazione risulta "fondamentale per il rispetto prospettico dei requisiti di vigilanza e condizione imprescindibile per completare ulteriori azioni di ristrutturazione previste dal piano. Una migliore struttura del capitale e maggiore solidità contribuiranno a consolidare la fiducia dei mercati e a rendere più contenuto il costo della raccolta, facilitando il reperimento di risorse da investitori istituzionali anche al fine del rispetto del requisito Mrel".

Sulla privatizzazione, "eventuali favorevoli opportunità di dismissione" della quota del Mef, "qualora si profilassero", sarebbero colti "anche subito, ma è ragionevole che solo dopo l'aumento di capitale e delle iniziative di ristrutturazione ci saranno le condizioni per favorire" la vendita della banca. Esclusa la possibilità che lo Stato possa mantenere il controllo della banca "senza limiti di tempo: non è ipotizzabile. Sono molto chiari gli obblighi giuridici della normativa europea" in merito.

(Segue...)

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