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Economia
Mps, il tetto allo stipendio del ceo è un clamoroso autogol: ecco perché
Luigi Lovaglio, Giancarlo Giorgetti, Andrea Orcel

Il tetto allo stipendio dell'ad di Mps Lovaglio è un autogol: fuori mercato e pericoloso per la banca (e per i contribuenti)

"Il provvedimento su Mps è stato voluto da qualcuno che vuole spingere Lovaglio ad andarsene per mettere al suo posto qualche raccomandato o amico di amici: è una storia pessima". Non usa mezzi termini un addetto ai lavori che ad Affaritaliani.it confida la sua amarezza per un decreto, inserito tra le mille pieghe della Legge di Bilancio, per cui chi lavora in istituti di credito sottoposti a salvataggio pubblico - secondo la Legge Gentiloni del 2016 - non potrà guadagnare più di 240mila euro.

La notizia, anticipata da La Verità di ieri 18 gennaio, rappresenta un terremoto per l'istituto di credito senese. Nel 2022 il ceo Luigi Lovaglio, che ha enormi meriti nell'aver condotto in porto un aumento di capitale da 2,5 miliardi su cui nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato, ha assommato compensi per circa 466mila euro. Che è naturalmente un bel guadagnare, ma è lontanissimo dalle retribuzioni degli altri amministratori delegati: Andrea Orcel è sui 7,5 milioni all'anno; Carlo Messina è stabilmente sopra i tre milioni; Giuseppe Castagna oltre 2,2 milioni nel 2021. 

Insomma, altri pianeti. Lo stesso Lovaglio, tra l'altro, aveva guadagnato oltre 3 milioni nel 2020 quando, da amministratore delegato del Credito Valtellinese, aveva rimesso a lucido la banca prima dell'opa di Credit Agricole. Ora, di fronte a un compenso di 240mila euro all'anno si troverà non solo a percepire una retribuzione anche di dieci volte inferiore alle medie di mercato. Ma, per assurdo, potrebbe finire nella kafkiana situazione di guadagnare meno di un alto dirigente del Monte per cui non si applica il tetto ai compensi. Ulteriore beffa? Lovaglio ha messo di tasca propria 200mila euro per sottoscrivere l'aumento di capitale della banca, per dimostrare la propria convinzione nella buona riuscita dell'operazione. Il rinnovo del consiglio dovrebbe avvenire nel mese di aprile: e la proposta che verrebbe messa sotto il naso di Lovaglio non è esattamente tra le più invitanti. Poi certo, non di solo denaro vive un manager di questa caratura e quindi l'ex numero uno del Creval potrebbe anche decidere di rimanere al suo posto. Il successo dell'aumento di capitale, d'altronde, rimane un'enorme medaglia da appuntarsi al petto.

Lovaglio viene definito da chi lo conosce come un civil servant. Un manager capace che ha lavorato ventre a terra per mettere a punto un piano di ristrutturazione dell'istituto senese dopo anni turbolenti. Ma questa campagna al ribasso sulla retribuzione rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol. E se Lovaglio ricevesse un'offerta dal mercato "di quelle che non si possono rifiutare"? Sarebbe la normale evoluzione per un manager che si ritrova ad avere uno stipendio non in linea con il comparto e il livello in cui si muove. Se dovesse decidere di andarsene lascerebbe un vuoto difficilmente colmabile. Chi si accollerebbe l'enorme responsabilità di gestire l'istituto di credito senese per un emolumento così inferiore a quelli medi? "Mps è quotata in borsa - riferisce ancora ad Affaritaliani.it una fonte - e lo stipendio va fissato sulla base delle competenze necessarie a vincere certe sfide. Se mettiamo un tetto finiamo con l’avere dei mediocri che affrontano sfide complesse. E l’effetto sarà disastroso anche per il contribuente".

Il punto è proprio questo. L'afflato populista che vuole che le retribuzioni per chi lavora nel pubblico debbano essere basse non fa che far scappare competenze e talenti verso il settore privato o, peggio ancora, all'estero. Chi stabilisce se un compenso o alto o basso? I parametri di mercato e i numeri di bilancio o la pancia del Paese? È su questa domanda che deve interrogarsi chi ha voluto a ogni costo inserire in una Legge di Bilancio particolarmente complessa una norma che fa risparmiare, al massimo, due milioni all'anno a fronte di uno stanziamento complessivo da circa 35 miliardi, buona parte dei quali destinati a stemperare il rincaro dell'energia. Intanto, la presidente di Mps, Patrizia Grieco, ha annunciato di non essere disponibile a rinnovare il suo mandato. 

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