Economia

Nomine, Meloni mantiene la promessa: l'ad di Terna sarà una donna. Le scelte

Sarà lei a scegliere i 5 top manager: "Descalzi a Eni non si tocca e Del Fante resta a Poste". Scontro in maggioranza, i timori della Lega

Nomine, Meloni "pigliatutto": anche i suoi ministri non ascoltati

Il governo Meloni è alle prese con le nomine per le partecipate di Stato. Una partita cruciale per gli equilibri dell'Italia e lo scontro all'interno della maggioranza è aperto, anche se la premier ha deciso di fare da sola ed è pronta a scontentare tutti, non solo gli alleati ma anche i suoi ministri. Giorgetti e Salvini, - si legge sul Corriere della Sera - che temono di restare con le briciole nel piatto, si sono parlati dal vivo e puntano a ottenere almeno la presidenza dell’Eni. Il ministro dell’Economia deve partire in tarda serata per una missione al Fmi e vuole salire sul volo di Stato per gli Usa con l’accordo in tasca, magari dopo aver firmato la lista. In cima c’è Claudio Descalzi, inamovibile come ad di Eni. Il secondo nome è ancora un punto interrogativo e l’unica certezza è che il presidente del cane a sei zampe «proverà a indicarlo Salvini». Purché, avvertono ai piani alti del governo, «sia un profilo di assoluto standing».

Tra i nomi evidenziati in giallo - prosegue il Corriere - spicca quello della prima donna destinata ad approdare al vertice di una società pubblica quotata in Borsa. Un traguardo che Meloni si è imposta come «grande sfida della parità». L’onore e l’onere di diventare il primo «amministratore delegato donna» — per dirla con la premier, che vuole affidarle la guida di Terna — potrebbe toccare a Giuseppina Di Foggia, ceo di Nokia Italia. Gli alleati sono in sofferenza, prova ne siano i colloqui tra Salvini e Gianni Letta. Meloni invoca «competenza», ha preteso l’ultima parola su tutti i profili dei manager e punta a fare il pieno, cinque ad su cinque, a dispetto dei desiderata della Lega. «Descalzi all’Eni non si tocca e alle Poste resta Matteo Del Fante», aveva avvertito la presidente. E così è stato. Fonti di governo confermano che «Giorgia è irremovibile, non ascolta nemmeno i ministri di Fratelli d’Italia». Per Leonardo il favorito è l'ex ministro Roberto Cingolani, mentre per Enel in pole c'è Stefano Donnarumma.