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Fondazione Sviluppo sostenibile-EY: imprese e transizione ecologica

Fondazione Sviluppo sostenibile e EY: i dati dell'indagine sulle imprese italiane e la transizione ecologica rilevano che 3 imprese su 4 vorrebbero che l’Italia ci puntasse

L’indagine Le imprese italiane e la transizione ecologica, realizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da EY, è stata presentata a Ecomondo-Key Energy in occasione della sessione plenaria internazionale degli Stati generali della green economy 2022. La ricerca, realizzata a settembre 2022, offre la fotografia attuale di come un campione di 1.000 imprese italiane (piccole sopra i 10 dipendenti, medie e grandi, appartenenti ai principali settori) stia vivendo la transizione ecologica in questo periodo di alti prezzi dell’energia e di incertezza sul futuro dell’economia e fa emergere un dato molto significativo: il 62% delle imprese vede proprio nell’attuale periodo storico maggiori ragioni per intraprendere un percorso di transizione ecologica, vista come opportunità strategica. Dalla ricerca emerge, però, anche una forte richiesta di maggiore informazione, solo il 35%, infatti, pensa di avere un buon livello di conoscenza.

L’indagine documenta che la transizione ecologica non è un’opinione, ma un processo reale che coinvolge un gran numero di imprese italiane, in gran parte le più avanzate su due pilastri: quello della transizione climatica e quello dell’economia circolare. Due pilastri che affrontano problemi ambientali epocali e le sfide di competitività e mercato. Il dato complessivo che emerge è quello di un sistema delle imprese che vede la transizione ecologica non solo come ineludibile necessità ma anche come possibile opportunità”, ha dichiarato Edo Ronchi Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile.

I risultati emersi da questa indagine evidenziano come le imprese italiane stiano accelerando il loro percorso verso la transizione ecologica, ritenuta oggi più che mai una priorità. Infatti, circa il 70% delle imprese intervistate ritiene di aver un ruolo fondamentale e di primo piano nel guidare e realizzare questa trasformazione. Per farlo sarà fondamentale affiancare al ruolo delle imprese anche il supporto delle istituzioni, investitori e consumatori in un’ottica di piena collaborazione tra gli stakeholder”, ha sottolineato Irene Pipola, Sustainability Consulting Leader di EY Italia.

L’attenzione delle imprese verso la transizione ecologica è significativa: il 45% presta un livello elevato di attenzione e un altro 41% un livello buono, solo un 14% ammette di non essere per niente attento. Tre aziende su quattro (il 76%) sono addirittura convinte che l’Italia dovrebbe essere fra i promotori della transizione ecologica perché questa scelta metterebbe il Paese all’interno del gruppo avanzato delle economie mondiali. Tuttavia, vi sono consistenti preoccupazioni per il futuro delle imprese: l’86% degli imprenditori dichiara un livello molto elevato di preoccupazione per gli alti costi dell’energia, il 72% degli imprenditori per difficoltà di approvvigionamento e per gli alti prezzi delle materie prime, il 60% si dichiara preoccupato per le crisi sociali ed economiche internazionali. La preoccupazione per l’aumento degli eventi atmosferici estremi, causati dalla crisi climatica, è ormai diffusa anche fra gli imprenditori: il 75% ha un livello di preoccupazione medio o elevato e solo il 25% dichiara di non essere preoccupato per tali eventi. Di fronte a queste preoccupazioni, è interessante analizzare l’atteggiamento che caratterizza le imprese italiane: l’83% vede la transizione ecologica come un cambiamento necessario per affrontare la crisi climatica e delle risorse e per puntare a un futuro prospero.

Le aspettative degli imprenditori sugli effetti delle misure per la transizione ecologica sulle proprie imprese sono in buona parte positive: il 51% ritiene che contribuiranno a migliorare il posizionamento dell’azienda e il 60% che promuoveranno investimenti per innovazioni. Per alcune aziende è emerso, anche, che la sostenibilità non è considerata un costo “extra”, bensì il prezzo dell’innovazione e delle trasformazioni necessarie. Ma c’è circa un quarto delle imprese che manifesta incertezza sugli effetti e circa un terzo teme che da queste misure derivi un aumento dei costi di produzione. 

Accanto a ciò, sono molti i passi in avanti nelle misure “tipiche” della transizione ecologica: il 55% del campione ha già adottato misure per usare in modo più efficiente energia e acqua, il 49% per ridurre e per riciclare i propri rifiuti e il 34% nell’utilizzo di fonti rinnovabili. La riduzione delle emissioni di gas serra è stata attuata dal 21% delle imprese, ma c’è una quota più elevata, il 36%, che non l’ha in programma. Nel 22% del campione sono operative le misure per raggiungere l’elevata qualità ecologica dei prodotti e dei processi, mentre oltre il 40% le ha messe in agenda o sta valutando.

I principali benefici riscontrati riguardano la riduzione dei costi operativi (27%), il miglioramento reputazionale (24%) e il consolidamento di partnership (15%). Ben il 42% degli intervistati dichiara di non aver ancora riscontrato alcun vantaggio dalle misure messe in atto per la transizione ecologica: ciò potrebbe significare che si tratta di investimenti con tempi di ritorno lunghi o anche che si tratta di misure che non comportano diretti vantaggi per l’impresa, ma ritorni solo di interesse generale.

Per ben il 50% delle imprese l’ostacolo maggiore per la transizione ecologica è di tipo burocratico, per le autorizzazioni e per accedere alle risorse necessarie. Al secondo posto stanno i finanziamenti per il 27% degli intervistati e l’accesso alle risorse necessarie (27%), seguono le barriere tecniche e attuative (17%) e gli adeguamenti del modello di business (15%). Un altro disagio, avvertito da oltre il 95% delle imprese, riguarda la difficoltà delle procedure necessarie all’installazione di impianti fotovoltaici ed eolici.

Articolando i livelli relativi all’impegno nella transizione ecologica, le imprese sono state classificate in tre categorie: “Advanced”, il 45% delle imprese, cioè che stanno già utilizzando risorse per attività della transizione ecologica (utilizzano, in percentuali alte, fonti rinnovabili di energia, materiali e acqua in modo efficiente e riciclano i rifiuti). Si tratta per lo più di imprese di medie e grandi dimensioni che si rivolgono anche a mercati internazionali. Nella seconda categoria individuata si collocano le “Starter”, che costituisce il 36% del campione, composto da quegli imprenditori che hanno avviato in misura più ridotta attività della transizione ecologica, ma in modo più rilevante messo in agenda o previsto misure di transizione ecologica. Si tratta in prevalenza di imprese di medie dimensioni, collocate in prevalenza al Nord e al Centro. Nella terza categoria, vengono collocate le Delayed”, rappresentante il 19%, che ha fatto poco e non intende per ora fare molto di più per la transizione ecologica. Si tratta per lo più di aziende di piccole dimensioni collocate principalmente al Sud.

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