Economia
Pensioni, allarme inflazione sugli assegni: che cosa sta succedendo

Che cosa sta succedendo agli assegni pensionistici con l'aumento dell'inflazione? Facciamo i conti
Pensioni e inflazione, lo scudo per proteggere gli assegni contro il rialzo dei prezzi
L'inflazione avanza, ma lo Stato ha uno scudo per proteggere le pensioni contro il rialzo dei prezzi. Il caro vita rischia però di gravare pesantemente sui conti pubblici.
"Da quest'anno, spiega il Messaggero, è tornato in vigore il sistema di indicizzazione per quote e scaglioni degli assegni: un sistema più favorevole ai pensionati e che prevede il recupero pieno dell'inflazione per chi percepisce un assegno fino a 4 volte il minimo (circa 2.000 euro); una rivalutazione del 90% per la quota tra quattro e cinque volte quella minima e del 75% per quella superiore a 5 volte”.
“Questo meccanismo in pratica, continua il Messaggero, permette il recupero pieno dell'inflazione sui primi duemila euro anche a chi ha assegni più alti". Ma ha un costo per lo Stato, altrettanto alto in un periodo di inflazione galoppante.
Pensioni e inflazione, i conti
Se l'inflazione continua a galoppare il conto nelle tasche dello Stato potrebbe essere quindi davvero salato. A fare i conti è stato l’Ufficio parlamentare di Bilancio (upB), che insieme all'Inps, ha presentato un dossier in cui vengono snocciolati numeri importanti.
Ad oggi, ad esempio, l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione costerebbe allo Stato 9 miliardi in più nel corso del 2023 e, in assenza di una frenata dei prezzi al consumo, potrebbero diventare poco meno di 16 miliardi nel corso del 2024 fino a superare i 20,6 miliardi nel 2025. Cifre non indifferenti.
Primo anello della catena preso in esame dall'Upb è stato sicuramebnte Quota 100. Lo scivolo con 62 anni di età e 38 di contributi, fortemente voluto dalla Lega durante il governo giallo-verde, è stato usato da meno persone del previsto, facendo avanzare allo Stato 10 miliardi, ma più di 4 miliardi erano già stati definanziati.
Pensioni e inflazione, i conti dell'Inps
A tal proposito è intervenuto il presidente dell'Inps Pasquale Tridico che ha messo sul tavolo tre riforme possibili: Quota 41, pensionamento a 64 e a 63 anni. Nel primo caso si tratta del pensionamento con 41 di contribuiti a prescindere dall'età, il cui costo , secondo Tridico, sarebbe quello di 18 miliardi nei primi tre anni.
La seconda ipotesi sarebbe il pensionamento a 64 anni con 35 di contributi, e un assegno maturato pari ad almeno 2,2 volte quello minimo, il cui costo sarebbe di 6 miliardi nei primi tre anni.
C'è poi l'ipotesi del pensionamento a 63 anni con almeno 20 di contributi e un assegno pari a 1,2 volte quello minimo. In questo caso la pensione verrebbe pagata in due tranche: la quota contributiva a 63 anni, e quella retributiva a 67 anni, il cui costo sarebbe di 3,5 miliardi.