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Economia
Petrolio, scontro tra Opec e IEA sul futuro energetico del mondo

Petrolio, scontro tra Opec e IEA sul ruolo del petrolio

Niente da fare per molto tempo ancora i nostri conti saranno “molto dipendenti” dai produttori di petrolio. Pensavamo che dopo la pandemia e dopo il ricatto della Russia sul Vecchio Continente le misure adottate sarebbero potuto essere sufficienti a farci respirare ed invece no. Le notizie che arrivano da Rihad in Arabia Saudita alla riunione annuale dell’Opec, i signori del petrolio, non sono certo tranquillizzanti. I prezzi del greggio sono immediatamente schizzati all’insù dopo l’attacco di Hamas ad Israele.

Le prospettive di consumo di coro nero, nonostante tutte le energie alternative rinnovabili, sembrano essere ancora molto rosee e i signori del petrolio tengono ancora fermamente nelle mani il manico del coltello dell'economia mondiale. Infatti, sembra ormai certo che  la domanda globale di greggio continuerà a crescere almeno fino al 2045. Per questo l’Opec chiede nuovi investimenti nel settore di miliardi di dollari.

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Petrolio, secondo la IEA,  solo la domanda di carbone diminuirà 

Questa visione super ottimistica per i signori del petrolio si scontra appieno con quella dell ’Agenzia internazionale dell’energia (IEA), che invece non ritiene necessari investimenti in nuovi sfruttamenti. Di domanda di petrolio il mondo globale ne toccherà il picco nel 2030. Poi, secondo l’Agenzia, la somma di petrolio, gas e carbone comincerà a calare dai quattro quinti dell’energia consumata oggi nel mondo a meno di due terzi nel 2030 e meno di un quinto nel 2050.

Al contrario l’OPEC ritiene che la domanda globale di energia aumenterà del 23% fino al 2045 (tre milioni di barili di petrolio al giorno ogni anno). Nel medio termine (entro il 2028) la domanda mondiale di petrolio sarà di ben 110,2 milioni di barili al giorno (+10% ). Nel lungo termine, i produttori di greggio sono convinti che la domanda crescerà ancora raggiungendo, tra il 2022 e il 2045, i 116 milioni.

Petrolio, per l'Opec necessari nuovi investimenti per nuovi giacimenti

Su un aspetto le due organizzazioni sono in accordo e cioè  che la quota di petrolio non sarà drasticamente ridotta a partire dal 2030 “Anche la domanda di petrolio crescerà fortemente e, anche se la sua quota nel mix energetico diminuirà leggermente, il petrolio continuerà ad essere il combustibile con la quota più alta da qui al 2045, con 29,5%”. Solo il carbone ridurrà il suo peso nel mix. Per far fronte a questo aumento futuro l’Opec chiede  investimenti miliardari in nuovi sfruttamenti: 610 miliardi di dollari in media all’anno nel periodo tra il 2022 e il 2045, 11.000 miliardi di dollari per esplorazione ed estrazione di nuovi giacimenti. Intanto in questo momento geopolitico complicato il prezzo del petrolio è salito del 5% all'apertura in Europa per poi regredire al 3,5%. 

I mercati temono che un'escalation del conflitto in Medio Oriente possa estendersi all'Iran, considerato uno dei principali sostenitori del gruppo palestinese Hamas. Ciò limiterebbe ulteriormente l’offerta di petrolio greggio già esaurita nel 2023 da parte dell’OPEC, con Arabia Saudita e Russia che guidano i vincoli di produzione e con le riserve statunitensi a livelli minimi. E il prezzo potrebbe arrivare alla barriera dei 100 dollari al barile. E l'Italia, in questo terremoto speculativo, non puo' fare altro che subire ed incrociare le dita. Anche perchè gli accordi alternativi per avere petrolil sono stati fatti con Paesi "difficili", in primis l'Algeria , vicina alla Russia e soprattutto al mondo paestinese.  

 

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