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Economia
PopVicenza, la pena più alta a Zonin: sei anni e sei mesi per il crack

Sei anni e sei mesi (i pm ne avevano chiesto dieci) di reclusione a Gianni Zonin, in quanto presidente operativo del consiglio di amministrazione, il vero cuore pulsante della ventennale gestione bancaria dell’imprenditore del vino, sopra la direzione generale, board dove venivano prese le vere decisioni della banca finita a gambe all'aria nel più grande crac bancario della storia della repubblica italiana.

Dopo 115 sedute e quasi due anni di dibattimento sulle accuse di aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto, a cinque e mezzo dall'inizio delle indagini, scattate nel settembre del 2015 con il blitz della Finanza nella sede della Banca Popolare di Vicenza, è giunto a sentenza di primo grado il processo più atteso degli ultimi anni, quello del crack dell'istituto berico ora inglobata in Intesa-Sanpaolo e che anche attraverso il sistema dei prestiti baciati ha mandato in fumo circa 8,75 miliardi di euro dei risparmiatori. Il buco che si è venuto a creare nei conti della Banca Popolare di Vicenza non ha eguali nel passato. Dissesto che in terra nordestina hanno coinvolto in tutto oltre 120 mila soci-clienti.

banca popolare vicenza
 

Lo riferisce il Corriere del Veneto, secondo cui il collegio presieduto dal giudice Deborah De Stefano ha letto dopo le 16 la sentenza a carico degli ex vertici della Banca Popolare di Vicenza. Quattro le condanne e due le assoluzioni. La pena più alta per Zonin, non presente in aula. Sei anni e tre mesi di reclusione poi all'ex vicedirettore generale Emanuele Giustini, sei anni per gli altri due vice dg Paolo Marin e Andrea Piazzetta.

Assolti invece l'ex consigliere di amministrazione Giuseppe Zigliotto e il manager Massimiliano Pellegrini. Tutti erano finiti a processo per i reati di aggiotaggio, ostacolo agli organismi di vigilanza e falso in prospetto.

La sentenza di condanna prevede anche la confisca di beni per un valore di 963 milioni di euro. Banca Popolare di Vicenza in liquidazione coatta amministrativa viene riconosciuta responsabile di illeciti amministrativi e condannata al pagamento di 364 milioni di euro, oltre alla confisca di 74 milioni di euro. BpVi condannata anche al pagamento delle spese processuali.

I quattro imputati ritenuti colpevoli sono anche condannati al risarcimento dei danni a favore di Banca d'Italia, costituitasi parte civile. Emanuele Giustini è condannato infine al risarcimento dei danni a favore di Consob, anch'essa (come Banca d'Italia) parte civile. Prevista una provvisionale a favore di Via Nazionale di 601 mila euro e del 5% dell'importo nominale del valore delle obbligazioni o azioni acquistate alle parti civili private.

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