Quel rapporto privilegiato tra Jp Morgan e la politica. E sulle nomine… - Affaritaliani.it

Economia

Quel rapporto privilegiato tra Jp Morgan e la politica. E sulle nomine…

La banca americana è vicina all’idea del governo soprattutto in materia di governance. E per il futuro (eventuale) di Mediobanca e Generali si fanno due nomi di peso

di Paolo Rossi

Quel rapporto privilegiato tra Jp Morgan e la politica. E sulle nomine…

C’è un “filo rosso” tra le ambizioni del governo Meloni di creare il terzo polo bancario con l’aiuto di Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri e la grande banca americana JP Morgan Chase guidata dall’inossidabile James (“Jamie”) Dimon? Ieri la presidente del Consiglio ha ricevuto proprio a Palazzo Chigi il presidente e amministratore delegato di JP Morgan Chase.
 
Ma c’è molto di più di un incontro a testimoniare un legame quasi di ferro che s’è creato tra l’esecutivo e la grande banca americana. Ad esempio JP Morgan Chase è (con Ubs) a fianco del Monte dei Paschi di Siena nell’offerta pubblica di scambio su Mediobanca che partirà lunedì prossimo. Vale la pena ricordare, poi, che l’eminenza grigia della banca statunitense in Italia è lo schivo e potentissimo Vittorio Grilli: milanese, classe 1967, ha lavorato per anni al Tesoro con Mario Draghi e nel 2004 è stato nominato presidente del corporate & investment banking di JP Morgan Chase per la regione EMEA (Europe, Middle East & Africa). E guarda caso due anni fa, il 5 luglio del 2023, quando il governo avviò l’esame del Dl capitali, Grilli in un’audizione in Commissione Finanze e Tesoro difese a spada tratta il provvedimento e attaccò invece il meccanismo della lista del consiglio d’amministrazione, alla base del “potere” di Philippe Donnet in Generali e di Alberto Nagel in Mediobanca. “Non è ovvio e naturale – disse Grilli - che sia il management a presentare le liste. Se gli azionisti vogliono partecipare, questa surroga da parte del consiglio non è necessaria”.
 
Ma c’è di più. Numerose indiscrezioni, infatti, riferiscono che se l’assalto a Mediobanca-Generali andrà in porto (uno scenario possibile ma ancora tutto da definirsi per modi e tempi), ci sarebbero già due candidati forti pronti a sostituire Donnet e Nagel. Sulla poltrona del Leone di Trieste potrebbe arrivare il 63enne romano Marco Morelli, da poco presidente di BNP Paribas Asset Management e su quella di Nagel potrebbe sedersi il cinquantenne toscano Filippo Gori, autentica novità nel toto-poltrone sull’asse Milano-Trieste. E anche in questo caso esiste un filo diretto con la banca americana: Morelli, è, fra l’altro, un ex JP Morgan Chase dov’è stato membro del comitato esecutivo di JPMorgan Chase Europe dal 1994 al 2002 mentre Gori è ceo della banca americana per la regione EMEA e co-head del global banking.

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