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Economia
Rete unica, nuovo incontro il 29 dicembre: la trattativa rimane complessa

Rete unica, nuovo incontro fissato per il 29 dicembre

Il quarto tavolo d'incontro tra Cdp, Vivendi e il governo andrà in scena giovedì 29 dicembre. Finora, un sostanziale nulla di fatto, anche se nell'ultima riunione si è sollevato il problema dell'occupazione. Passate le feste natalizie, dunque, ci si ritroverà intorno a un tavolo. Chi? Sicuramente Francesco Mele, ceo di Cdp Equity insieme all'advisor Credit Suisse. Per i francesi, stante l'assenza di Arnaud De Puyfontaine - che ha presenziato al primo tavolo di lavoro e poi ha passato la palla ad altri - Alessandro Daffina con Carmen Zizza e il nuovo consulente Daniele Ruvinetti. Per il governo infine dovrebbe esserci sicuramente il capo di Gabinetto di Adolfo Urso, Federico Eichberg, insieme a Carla Colella e a Francesco Soro. 

Non dovrebbe sedersi neanche questa volta Alessio Butti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha la delega insieme a Urso sul tema della rete unica. La sensazione è che la trattativa sia giunta a un impasse notevole. La valutazione della rete, ad esempio: 15 miliardi, dice Cdp, almeno 31 risponde Vivendi. Una distanza abissale. Fonti accreditate, tra l'altro, fanno notare come sia irrituale che una trattativa tra aziende private si svolga non solo alla presenza del Governo, ma addirittura nelle sedi dell'Esecutivo.

Qualcuno mormora che proprio la centralità di Tim - che dà lavoro a oltre 40mila persone - indebolisca in qualche modo la posizione dell'esecutivo: sarebbe infatti una grande onta se l'ex-Telecom dovesse naufragare intorno al suo debito mostre e all'indecisione sul suo futuro. Intanto, si continua a parlare di un ulteriore coinvolgimento di altri soggetti. È posizione ufficiale di Iliad il fatto di essere "alla finestra". Significa che domani il ceo Benedetto Levi farà un'offerta per Tim o per alcuni "pezzi" di essa? Improbabile. Ma è certo che a Milano stanno con le orecchie tese.

Si è poi parlato anche di un eventuale coinvolgimento di Ferrovie o di altri soggetti italiani. Perché il vincolo intorno a cui si continua a girare è proprio quello: la rete e gli asset che vi gravitano attorno devono essere tricolori. Qualcuno fa notare (notato da Repubblica) come il ministro Urso, che sull'italianità - forse anche per il nome che porta il suo ministero - sta battendo molto, stia rendendo un pelo più complesso il dossier della partita di Tim ma anche di Priolo.

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