Economia

Rovagnati, dalle telepromozioni con Mike Bongiorno a un impero di salumi da 300 milioni l'anno. La storia

La "scommessa" sul prosciutto cotto, e il successo degli anni '80. Rovagnati è oggi un marchio da oltre 300 milioni di euro di fatturato, presente in 20 paesi del mondo

di redazione economia

La storia della famiglia Rovagnati

"Crudo o cotto? Gran Biscotto". La domanda che ci perseguita da decenni, il tormentone che ha marchiato un’epoca, con Mike Bongiorno alla "Ruota della fortuna" e un prosciutto Rovagnati che, schermo dopo schermo, entrava in tutte le case italiane. Ma dietro quella réclame degli anni ’80 c'è una storia che si costruisce su decenni di lavoro. Non solo numeri (335 milioni di fatturato, 1200 dipendenti, e una presenza radicata in oltre venti paesi), ma una storia di imprenditoria familiare che ha resistito alla prova del tempo.

Una tradizione che oggi, purtroppo, è rimasta orfana della sua guida: Lorenzo Rovagnati, amministratore delegato e figlio del fondatore dell'azienda, morto ieri, mercoledì 5 febbraio, in un tragico incidente in elicottero a Castelguelfo di Noceto (Parma). Insieme al fratello Ferruccio, Lorenzo ha continuato l'opera iniziata dal padre Paolo, portando avanti una visione che ha saputo coniugare innovazione e radicamento, fattori che hanno permesso al marchio di diventare un vero e proprio simbolo del Made in Italy in tutto il mondo.

Facciamo un passo indietro. Siamo nei primi mesi del 1952, dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando Angelo Ferruccio Rovagnati avvia una piccola azienda familiare a Biassono, in Brianza, dove inizia a produrre burro e formaggi. Ma è suo figlio Paolo, con la sua visione fuori dagli schemi, a cambiare tutto. In un mercato competitivo come quello della Lombardia, Paolo capisce che per emergere non basta competere con i grandi produttori di formaggi. La sua mossa? Puntare sul prosciutto cotto, un prodotto che all'epoca era visto come di bassa categoria, quasi uno "scarto" rispetto al più nobile prosciutto crudo degli emiliani. Ma Paolo sapeva che, con il giusto approccio, il prosciutto cotto poteva diventare un prodotto d’eccellenza.

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Non passano molti anni e l'azienda, con Paolo a capo, fa il grande salto. Diventato direttore a soli 24 anni, nel 1968, non si limita a produrre, ma inizia a pensare come un imprenditore moderno. Il boom economico degli anni '60 è di certo dalla sua parte, ma è la sua capacità di leggere il mercato e innovare a renderlo un vero protagonista. Non cerca di fare concorrenza ai colossi dell'Emilia, ma riesce a imporre il prosciutto cotto come un salume premium.

E così negli anni '80 arriva la vera svolta: Rovagnati non si ferma alla qualità, ma lavora sul brand. Il Gran Biscotto diventa il suo prodotto di punta e la marchiatura a caldo sulla cotenna lo rende immediatamente riconoscibile sugli scaffali dei supermercati. Una mossa geniale. Ma non è solo il prodotto a colpire. L’azienda punta su una campagna pubblicitaria che entra nella testa di tutti e le  telepromozioni di Mike Bongiorno alla “Ruota della Fortuna”.

Rovagnati, però, non si accontenta. Negli anni '90 lancia oltre 20 varianti di prosciutto cotto, anticipando le tendenze di mercato. Mentre altri rincorrono, lui è un passo avanti. Sfrutta la crescente attenzione per un’alimentazione più sana e crea prodotti come la "Sgrassatella", pancetta magra ma saporita, capace di conquistare anche i consumatori più attenti. E dietro ogni mossa, c’è la volontà di spingere sempre più in alto la qualità, che si riflette nelle strutture produttive e nei processi all’avanguardia.

Nel 2008 Paolo scompare a soli 64 anni (in suo onore è stata creata una Fondazione), ma i suoi eredi - Ferruccio e Lorenzo - non rallentano la spinta alla crescita: nel 2012 nasce RovaLab, il laboratorio di analisiRovagn chimiche-nutrizionali e microbiologiche, e iniziano anche le esportazioni su importanti mercati mondiali, dalla Francia al Belgio, dalla Germania e Irlanda agli Stati Uniti d'America, dove nel 2020 viene aperto - a Vineland in New Jersey - il primo stabilimento produttivo all'estero

Negli ultimi anni, Rovagnati ha allargato ancora di più i propri confini, conquistando mercati globali come Canada, Hong Kong, Messico e Singapore. L'espansione non si ferma qui: il gruppo ha anche arricchito il suo portafoglio con diverse acquisizioni strategiche, esemplari sono quelle con lo storico marchio di affettatrici Berkel e di Pineider.