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Economia
Saipem, dopo il tonfo in Borsa torna in positivo. Rosso del 50% sul 2022

Saipem in positivo a piazza Affari (+1,8%). Ma il rosso sul 2022 è del 50%, ecco perché

Saipem torna in carreggiata. Dopo il tonfo in Borsa di ieri, lunedì 13 febbraio, quando il titolo dell’azienda ha perso oltre il 5%, la società energetica chiude la giornata con un sereno +2,23%.

Guidata da Stefano Cao e Francesco Caio, Saipem è indubbiamente il fenomeno dell’anno appena iniziato. Nel 2023, in soli 44 giorni (al giorno in cui viene scritto questo articolo), il titolo della società di San Donato Milanese ha guadagnato circa il 35%.

Rispetto all’anno scorso, però, la quotazione è ancora sotto del 50% circa. Ma gli analisti vedono ancora spazi di crescita per il titolo, possibilmente sostenuto dalla ripresa degli investimenti nella ricerca di nuovi giacimenti.

Jp Morgan fissa il target a 1,95 euro. Ma non è la sola promozione. Websim ha una raccomandazione fondamentale interessante e un prezzo obiettivo a 1,80 euro in crescita da 1,4 euro. Anche Bank of America indica il traguardo a 1,8 euro. Citibank si spinge a 2€ euro in attesa dei conti 2022. Saranno pubblicati il 28 febbraio ma già a novembre Saipem ha alzato i target.

I motivi del crollo 

Ma, come riporta Verità&Affari, è proprio seguendo le strade tracciate dagli analisti che è possibile ricostruire il percorso di risanamento della società. A partire dall’allarme (profit warning) lanciato esattamente un anno fa da Francesco Caio, amministratore delegato dal maggio 2021 dell’epoca.

A causare la chiamata d’emergenza erano stati eventi sfavorevoli su vecchie commesse i cui effetti, per le regole internazionali sulla contabilità, andavano dichiarati immediatamente. Per coprire il buco era stato varato un aumento di capitale da ben due miliardi che il mercato aveva faticato a digerire.

Le banche del consorzio l’avevano garantito per 600 milioni dopo una trattativa molto serrata. E, come facile pensare, nel gruppo di soccorso non erano mancati i mal di pancia. Tanto forti, tra l’altro, da spingere immediatamente a liquidare azioni che avevano dovuto sottoscrivere. Era stata in realtà una svendita considerando che avevano pagato ogni azione poco più di un euro e avevano venduto a prezzi decrescenti. Il minimo a 0,57 euro è stato toccato il 21 settembre. 

Avessero avuto la pazienza di aspettare qualche mese avrebbero ottenuto soddisfazioni ben maggiori. Tanto più che già nel primo semestre dell’anno scorso – dopo il profit warning – il gruppo aveva effettuato il giro di boa. Francesco Caio aveva presentato una semestrale con ricavi in crescita del 40% e un margine operativo di 321 milioni contro una perdita di 2,66 miliardi nel 2021.

Con questo risultato il gruppo chiudeva dieci anni di disastri cominciati nel 2013 – ben prima di Caio – con il primo di tre profit warning seguito, fra il 2015 e il 2020 da perdite complessive per quasi cinque miliardi.

Il buco era stato chiuso con gli aumenti di capitale del 2016 e del 2022 per complessivi 4,5 miliardi. A provocare questo disastro diversi elementi: dalle grane giudiziarie in Algeria alla sciagurata decisione di diversificare l’attività nel campo dell’eolico.

Ma un punto di grande criticità viene raggiunto nel 2019 con due commesse da 750 milioni (acquisite prima dell’incarico a Caio) nell’eolico in Scozia. Essendo lavori di importo inferiore al miliardo non passano all’esame del consiglio d’amministrazione.

Le deleghe appartengono ai capi delle divisioni interessate che a fine 2021 lasciano l’incarico. Le due commesse provocano una perdita superiore al miliardo in quanto contratti a prezzo fisso e tutti i rischi a carico di Saipem. Di fronte a queste criticità Caio avvia una revisione dei conti da cui emergono costi doppi rispetto a quelli stimati.

Da qui il profit warning del gennaio 2022 che sorprende negativamente il mercato. A novembre, presentando i conti dei nove mesi, Caio aveva espresso molta fiducia sull’evoluzione dell’attività per il resto dell’esercizio in base ai dati fornitigli dalle Divisioni.

Il ritorno all’antica vocazione

L’allarme sui conti e la chiamata dell’aumento di capitale, perciò incrinano i rapporti con il mercato. Soprattutto mettono in ombra il lavoro di ristrutturazione avviato da Caio. Con il Piano industriale che aveva presentato ad ottobre del 21 e riconfermato nelle sue priorità strategiche ad aprile 2022, Saipem tornava infatti alla sua antica vocazione che consiste nell’esplorazione in mare dove rappresenta un’eccellenza mondiale.

Vengono cedute le attività di perforazione a terra ed è impostata in modo completamente nuovo la diversificazione nell’eolico. La semestrale del 2022 presentata da Caio alla comunità finanziaria è il segnale dell’inversione di tendenza. Se ne apre una nuova, di crescita coerente, con le indicazioni del Piano strategico e che il mercato sta apprezzando. Il direttore generale Alessandro Puliti assume la carica di amministratore delegato.

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